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Così l’editoria può mettersi al servizio dell’ambiente

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“Noi ci occupiamo d’ambiente, sostenibilità ed economia circolare. E per raggiungere le idee che crescono e cambiano su questi temi, oltre ai libri e alle riviste dobbiamo fare network on line, eventi e manifestazioni, formazione sul territorio, ricerche. Dobbiamo contribuire alle politiche industriali sostenibili, ai nuovi modelli economici, lavorando con le imprese, e confrontarci direttamente con le istituzioni pubbliche, in Italia e all’estero”.

Roberto Coizet, fondatore e presidente di Edizioni Ambiente, sintetizza così la mission che la casa editrice si è voluto dare fin dalla sua nascita, quando il concetto di sviluppo sostenibile faticava a conquistare spazio. Adesso rappresenta la più grande struttura specializzata sui temi ambientali e la sua ricerca si concentra su un’accezione di “ambiente” che contiene, oltre al capitale naturale, l’approccio sociale, culturale, economico, architettonico, tecnico e scientifico. “In questi ultimi anni – ci spiega Coizet – ci stiamo trasformando in una macchina culturale polivalente, impegnativa quanto affascinante. Qualcosa che assomiglia di più agli istituti che sono nati nel mondo per dare supporto alle politiche ambientali – come il Rocky Mountain Institute negli Stati Uniti o il Wuppertal in Germania – che non alle classiche case editrici di un tempo. Con l’obiettivo non soltanto di comunicare le idee, ma anche di partecipare, nei momenti in cui si rinnovano e si traducono in realtà concrete”.

La domanda che sta alla base del progetto è coerente con i tempi che stiamo vivendo: può l’editoria tradizionale svolgere quel ruolo trainante verso i nuovi scenari economici, sociali, politici che aveva svolto fino a qualche anno fa? Sicuramente deve accompagnare e sostenere il cambiamento in atto, ma non potrà svolgere lo stesso compito con i mezzi che l’hanno caratterizzata fino a ieri. Il mondo produttivo, quello che fa muovere l’economia, si è trovato isolato nell’affrontare le nuove sfide della globalizzazione, mancando punti di riferimento politico sui quali poggiare le proprie prospettive di crescita. I tradizionali ruoli all’interno della società sono stati stravolti, venendo meno quelle classi sociali sulle quali lo sviluppo economico aveva trovato le sue fondamenta.

E poi l’ambiente. Tutto l’ambiente nel quale viviamo e del quale viviamo. E quello sviluppo sostenibile dal quale nessuno può più prescindere, tantomeno il mondo produttivo, pena la progressiva scomparsa dal mercato. “La mappa si allarga, da una ricerca a un libro, da una buona pratica a una rivista, un corso di formazione, un convegno, un progetto riguardante un’intera filiera industriale”. E le istituzioni, qualche volta, non stanno solo a guardare. L’approvazione del cosiddetto Pacchetto sull’Economia Circolare, approvato a Bruxelles prima dell’estate e attualmente in via di recepimento nell’ordinamento nazionale, fornisce supporti legislativi certi alle imprese (in questo caso nel settore dei rifiuti) che si stanno cimentando con la transizione verso un’economia circolare.

E in Italia non sono poche. Ma torniamo al ruolo che può svolgere una casa editrice a loro supporto. Uno degli ultimi prodotti riguarda la rivista trimestrale Materia Rinnovabile, che recita come sottotitolo Rivista internazionale sulla bioeconomia e l’economia circolare. E i quattro volumi sui neomateriali nell’economia circolare: Neomateriali, Moda, Packaging, Automotive. Una serie di approfondimenti legati ai temi della rivista che vogliono documentare i cambiamenti nei rapporti tra risorse, economia e società nel nuovo paradigma, appunto, dell’economia circolare. Prendiamo quello relativo alla moda. Per tanto tempo l’industria del settore è stata considerata estranea, se non antitetica, ai principi di sostenibilità e del rispetto dell’ambiente. Negli ultimi anni gran parte dell’industria, comprese le grandi case, considerano l’impegno verso la sostenibilità una componente identitaria di primo piano. E così pure Automotive, che presenta le trasformazioni più significative del settore automobilistico, dove dalla progettazione al riutilizzo dei materiali, le grandi case e le grandi aziende delle catene di fornitura stanno modificando i propri “modelli di business” in direzione dell’economia circolare.

Un focus particolare sul volume relativo al Packaging, anche perché legato strettamente alle nuove direttive contenute in quel “pacchetto sull’economia circolare” che il nostro Paese sta provando a recepire nel proprio ordinamento. A cura di Piero Capodieci (primo presidente del Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi), il volume illustra le pratiche circolari nelle varie filiere: alluminio, acciaio, carta, legno, plastica e vetro. Oggetto complesso e tecnologicamente avanzato, come si legge nella presentazione, l’imballaggio è lo strumento di orientamento all’acquisto in grado di informare il consumatore sulle caratteristiche del prodotto e della marca. Svolge inoltre il compito essenziale di conservare e proteggere il contenuto, dal quale non può essere concepito separatamente.

Il packaging, infatti, fin dalla sua ideazione “dipende dal prodotto cui è destinato e a ogni prodotto serve un dato tipo di imballaggio”, come scrive Giorgio Quagliuolo, Presidente del Conai, nella prefazione del libro. Questi volumi, poi, sono anche belli da edere e da sfogliare, oltre che da leggere, naturalmente. I contenuti sono accompagnati da una serie di corredi fotografici che ne rendono piacevole la lettura o la semplice consultazione, non solo per gli addetti ai lavori, ma per tutti coloro che, in una qualche misura e per il loro ruolo, operano in questo settore e ancor più sono chiamati a prendere decisioni politiche e legislative.



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