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Huawei, guai e spie in tutta Europa

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Dal Canada all’Europa si estendono a tappeto i controlli e le verifiche dell’intelligence sul moltiplicarsi dei casi di spionaggio che sarebbero ricollegabili alle attività del colosso delle telecomunicazioni cinesi Huawei.

Il clamoroso arresto a dicembre in Canada di Meng Wanzhou direttrice finanziaria e figlia del fondatore Huawei, poi rilasciata su cauzione, ha acceso i riflettori sulla portata dell’attività internazionale della multinazionale telefonica controllata dal governo di Pechino.

Huawei è accusata dall’Intelligence di Washington e Londra di essere prevalantemente un network di spionaggio che attraverso microchips utilizza gli smartphone, i tablet, i pc, le telecamere e anche le fotocopiatrici per non parlare delle infrastrutture in particolare quelle delle ultramoderne reti 5G, per rastrellare a tappetto comunicazioni, dati e immagini e di trasferirle ai database della Cina. Accuse confermate dai clamorosi arresti effettuati in Polonia e dalle inquietanti inchieste sulle infiltrazioni dell’intelligence cinese nella Repubblica Ceca e in Norvegia.

A Varsavia sono finiti in carcere con l’accusa di spionaggio un cittadino cinese capo del reparto vendite di Huawei in Polonia e un cittadino polacco dipendente del gruppo di telecomunicazioni Orange. Il servizi di sicurezza della Polonia hanno accertato che il cittadino cinese arrestato ha studiato presso una delle maggiori scuole di intelligence della Cina ed è un ex dipendente del consolato cinese a Danzica. Il cittadino polacco accusato di alto tradimento è invece l’ex vice direttore del dipartimento di sicurezza informatica del controspionaggio polacco ed è un esperto dei sistemi di comunicazione criptata del governo di Varsavia.

A Praga si teme che Pechino possa mettere in atto delle pesanti ritorsioni economiche a seguito delle recenti accuse di spionaggio rivolte alla compagnia Huawei. Lo ha detto lo stesso Presidente della Repubblica Ceca, presidente Miloš Zeman, citato dal sito web di informazione “Seznamzpravy”.

Zeman ha detto che le ritorsioni potrebbero interessare gli investimenti in Cina di Skoda Auto e Ppf, con perdite per circa 8,5 miliardi di dollari, ovvero l’importo che Huawei aveva previsto di investire nella costruzione di reti 5G nella Repubblica Ceca. Secondo il servizio di sicurezza ceco (Bis), nel 2017 gli ufficiali dell’intelligence cinese che lavorano sotto copertura diplomatica sono stati i più attivi nel Paese ed ha lanciato l’allarme in merito alla possibilità che le apparecchiature cinesi possano diventare la tecnologia principale della futura rete 5G.

Gli esperti del Bis denunciano in particolare che il progetto cinese Nuova via della seta sarà fonte di crescente preoccupazione per l’Unione europea. Una situazione di grave rischio per la sicurezza nazionale che ha determinato l’immediata verifica, disposta dal Governo, di tutte le infrastrutture connesse all’utilizzo di software e hardware delle aziende cinesi Huawei e Zte. L’Ufficio nazionale per la sicurezza informatica della Repubblica Ceca ha già proposto di bandire le due società cinesi dalle future gare d’appalto pubbliche.

Huawei è sotto inchiesta anche in Norvegia dove il governo sta valutando se imporre il veto all’azienda cinese il per il 5G. A Oslo l’esecutivo sta discutendo le misure per ridurre le potenziali vulnerabilità delle reti di Tlc in vista del debutto della quinta generazione mobile. Attualmente Telenor e Telia utilizzano le apparecchiature del colosso cineseHuawei guai e spie in tutta Europa.

Riserbo e comunque molta attenzione sottotraccia anche in Italia, dove Huawei detiene un terzo del mercato degli smatphone ed è impegnata nello sviluppo della rete di ultima generazione 5G in due aree: Milano e Bari-Matera. In quest’ultima è capofila con un investimento complessivo di 60 milioni di euro in 4 anni e una previsione di copertura 5G del 75% della popolazione entro il 2018 e completa entro il 2019.

In un’altra area test, L’Aquila-Prato, opera invece la multinazionale cinese Zte. A Milano, come evidenzia un recente reportage dell’Agenzia Italia, Huawei lavora alla sperimentazione 5G in città e nell’area metropolitana, con l’obiettivo di coprire l’80% della popolazione entro il 2018. Sta lavorando con 38 partner industriali e istituzionali per realizzare 41 progetti negli ambiti sanità e benessere, sicurezza e sorveglianza, smart energy e smart city, mobilità e trasporti, manifattura e industria 4.0, education e entertainment, digital divide.

Un esempio è la videosorveglianza aerea con uso di droni per pubblica sicurezza realizzata con Intellitronika, Politecnico di Milano, e, per l’appunto, Huawei, con il supporto della Polizia Locale e in collaborazione con Italdron. La piattaforma 5G raccoglie i flussi video in 4K acquisiti da un drone, li elabora e trasmette in tempo reale in altissima risoluzione ai sistemi di sorveglianza della centrale di Polizia.



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