Un Paese straniero cercherà di interferire per influenzare l’esito delle elezioni a Gerusalemme, fissate in anticipo per il 9 aprile. L’avvertimento, ha detto ieri notte il notiziario televisivo ‘Hadashot’, sarebbe arrivato durante una conversazione privata dal capo dei servizi segreti interni di Israele, Nadav Argaman.
Secondo il numero uno dell’agenzia Shabak, nota come Shin Bet (che ha comunque assicurato di disporre di strumenti e capacità per localizzare, monitorare e contrastare queste attività malevole), ci sarebbe un’elevata possibilità che forze esterne intervengano per interferire nel risultato della tornata. Le interferenze, ha aggiunto l’emittente, potrebbero aver luogo mediante manipolazioni cyber, anche se per ora non è noto a beneficio di chi sarebbero condotte.
LA MINACCIA
In generale, scrive la stampa israeliana, ci sono due principali minacce di interferenza informatica nel corso di un’elezione. Il primo è l’hacking dell’infrastruttura elettorale finalizzato a modificare il conteggio dei voti, l’altro è la manipolazione delle informazioni mirata a sostenere le posizioni del candidato favorito.
In Israele, tuttavia, le operazioni di voto avvengono in forma manuale, con l’introduzione in una busta di un foglietto che indica il partito prescelto. Di conseguenza, secondo gli esperti (Buky Carmeli o Amit Meltzer hanno citato le “solite” Russia e Cina come i possibili mandanti di questi attacchi), manipolazioni cibernetiche potrebbero manifestarsi semmai prima delle elezioni con infiltrazioni nelle liste degli candidati e degli elettori, con il sabotaggio di siti web e anche con la disseminazione nelle reti sociali di informazioni infondate o tendenziose.
TIMORI CRESCENTI (E DIFFUSI)
Quello della Shin Bet non è nemmeno l’unico allarme in tal senso. Anche Zionist Union, in partito di centrosinistra guidato da Avy Gabay ha espresso preoccupazione per la questione, e ha richiesto al governo di prendere misure in tal senso, così come il capo di Stato maggiore dell’Idf Gadi Eisenkot, che si è rivolto circa un anno fa alla commissione Affari esteri e Difesa della Knesset (il parlamento monocamerale di Israele) e, più recentemente – riferisce il quotidiano economico Globes – anche l’ex capo del Mossad (spionaggio) Tamir Pardo. Lo “State Comptroller” Joseph Shapira – scrive il Jerusalem Post – ha risposto alle preoccupazioni diffuse, e ha rivelato di aver preso in esame la situazione e sembra stia elaborando un rafforzamento della sicurezza elettorale.
Anche il primo ministro Benjamin Netanyahu ha toccato la questione, attribuendo la maggior parte degli attacchi a Iran, Hezbollah e, in misura minore, Hamas. Più pungente è la leader del partito di ispirazione socialista Meretz, Tamar Zandberg, che ha risposto alle osservazioni di Argaman chiedendo alle forze di sicurezza di “assicurarsi che Vladimir Putin (Mosca ha già smentito ogni tipo di azione, ndr) non interferisca nelle elezioni a favore del suo amico Bibi”, ovvero Netanyahu. Voci anche dal partito liberale Hatenuah di Tzipi Livni, attraverso il commento di Yoel Hasson (membro del comitato elettorale centrale), intenzionato a promuovere con urgenza una discussione istituzionale in materia di interferenze elettorali.