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Mps torna a far paura. E al governo ne sono consapevoli

Non si può certo dire che il 2019 si sia aperto bene per le banche italiane. Il caso Carige è ancora fresco e soprattutto lungi dall’essere risolto, visto che le ipotesi sul tavolo sono più d’una. L’aggregazione con un’altra banca oppure l’ingresso dello Stato nel capitale, alias ricapitalizzazione (qui l’intervista di ieri al consigliere del ministro Giovanni Tria, Pasquale Lucio Scandizzo). Entrambe le soluzioni sono state ampiamente previste dal governo nel decreto approvato la scorsa settimana dal consiglio dei ministri, che costruisce intorno alla banca ligure una gabbia di garanzie sui bond emessi fino a 3 miliardi.

Nel mentre sta tornando lo spettro del Monte dei Paschi, che negli ultimi tre anni ha rappresentato uno dei casi più discussi, e a tratti drammatici, di salvataggio bancario per mano pubblica. Pensare che si tratta proprio della banca, oggi di proprietà dello Stato al 68% dopo la nazionalizzazione del 2017, che il governo gialloverde aveva candidato per correre al capezzale di Carige. Questo per aggirare l’ostacolo della Bce: salvare Carige per mano di Stato ma ricorrendo al veicolo Siena, senza immissione di denaro fresco. Ipotesi che almeno per il momento rimane molto lontana, dal momento che l’istituto più antico del mondo starebbe incontrando difficoltà nel centrare gli obiettivi del suo piano industriali.

E non sono voci di corridoio, ma precisi rilievi della Bce che sta vigilando sul rilancio della banca guidata dal ceo Marco Morelli. Rocca Salimbeni è alle prese con il delicato piano di ristrutturazione che però presenta dei fattori di debolezza su più fronti. Nulla o quasi di stravolgente, se non fosse che la stessa Mps venerdì sera ha comunicato di aver ricevuto il mese scorso la lettera da Francoforte che se da un lato conferma i requisiti di patrimonio Srep richiesti, dall’altro pone l’accento sulle debolezze che stanno emergendo in questi mesi, complice anche l’effetto spread, e sulla questione crediti deteriorati. Questo si che fa la differenza, visto che Siena ha conclamato una crisi sulla tabella di marcia verso la ristrutturazione.

In soldoni, è il messaggio della Vigilanza europea, il processo di risanamento e ristrutturazione del Monte del Paschi deve proseguire con la banca toscana che deve lavorare intensamente alla realizzazione del piano e al ritorno a livelli di redditività coerenti. Altrimenti rischia di saltare tutto l’impianto del progetto di rafforzamento patrimoniale e di rientro in carreggiata. Ed è in quest’ottica che il Monte si prepara a tornare sul mercato dei bond per l’impegno, preso nel piano di ristrutturazione con Bruxelles, di emettere altri 800 milioni di titoli subordinati (Tier2). Bond che avrebbe dovuto essere collocato entro fine 2018 ma che è slittato a quest’anno per le turbolenze del mercato che hanno colpito tra novembre e dicembre le banche italiane. Considerato tutto questo non può stupire che questa mattina, in apertura di Borsa, Mps non sia riuscita a fare prezzo, rimanendo sospesa per un pezzo, con un calo del 6,5% teorico. Una volta riammessa agli scambi, la banca si è tenuta per tutta la mattinata sul -9%.

E non possono nemmeno stupire le parole dense di avvertimenti con cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio destro di Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, si è espresso sui nuovi guai di Mps. “Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a problemi di credito. C’è il problema di Carige nelle prossime settimane ci sarà forse un problema con Mps. Quindi, con grande realismo, dico che abbiamo fatto tanto in termini politici, ma siamo in congiuntura economica non favorevole in tutta Europa”. Tutti avvertiti.


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