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Così Travaglio raddrizza la barra democratica delle riforme costituzionali dei 5 Stelle

Achtung referendum. È questo il titolo dell’editoriale odierno di Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, giornale se non vicino certamente ancor meno lontano dal Movimento 5 Stelle. Ed è proprio dalle colonne del Fatto che arriva un monito, suggerimento, consiglio ai 5 Stelle e al ministro Riccardo Fraccaro: la riforma costituzionale sul referendum senza quorum così com’è non può funzionare, anzi, ancora peggio, farà un danno all’Italia e agli stessi 5 Stelle. E con l’occasione, Travaglio ha dato un altro suggerimento a Di Maio & co: evitate multe, espulsioni e vincoli di mandato per chi tradisce il mandato, molto più efficace (e democratica) la previsione delle dimissioni da parlamentare.

Come previsto dal contratto di governo, il disegno di legge di riforma costituzionale del ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta Riccardo Fraccaro arriverà alla Camera il 16 gennaio. Il direttore del Fatto ne elenca i punti salienti e problematici. Uno su tutti: l’eliminazione del quorum. “Oggi il referendum è valido solo se va a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto – scrive Travaglio -, mentre in futuro lo sarebbe sempre, anche se alle urne andasse un solo elettore. E questo è assurdo”. “Il problema del quorum – prosegue – esiste, ma non si risolve abolendolo”. Una soluzione, sottolinea Travaglio, potrebbe essere quella proposta dala Lega di Matteo Salvini, ossia un quorum al 33%, ma se ai 5 Stelle non dovesse andare bene, che si trovi un’altra soluzione, purché non venga eliminato. “Il ogni caso, un quorum ci vuole, per evitare che piccole minoranze si autoproclamino popolo e impongano le loro leggi particolari, quasi private, alla stragrande maggioranza. E nessuno dovrebbe capirlo meglio dei 5Stelle, nati e sempre vissuti nel più assoluto isolamento, avendo contro tutti i poteri, le lobby e i media”.

Poco dopo la presentazione del disegno di legge di riforma costituzionale, Formiche.net ha domandato al professore di diritto costituzionale Vincenzo Lippolis quali fossero i punti critici della proposta dei 5 Stelle. “Quello che a me non pare accettabile nella proposta che è stata presentata – spiega il professore – è che si possano presentare iniziative legislative popolari di questo genere anche per quanto riguarda leggi di spesa. Questo può essere molto pericoloso”. Insomma, il prof Lippolis critica la possibilità introdotta dalla riforma Fraccaro di modificare il bilancio dello stato con leggi di proposta popolare. Lo stesso appunto arriva dalla penna di Marco Travaglio: attenzione, perché senza i limiti previsti ora dalla Carta Costituzionale si mette in mano alle lobby la possibilità di “sfruttare l’isolamento nelle urne e ribaltare leggi scomode e imporre norme a proprio uso e consumo ‘cammellando’ le piccole minoranze di elettori che riescono a controllare. Perciò i 5 Stelle farebbero bene a tener conto di alcune obiezioni della Lega e delle opposizioni: almeno quelle serie”.

La democrazia rappresentativa che, come ha detto sempre a Formiche.net il ministro Fraccaro, sarà affiancata da quella diretta, non può quindi non prevedere delle tutele, scrive Travaglio. “Un referendum propositivo col quorum ridotto avrebbe la funzione ‘legittimante’ di una verifica periodica della rispondenza del Parlamento al volere dei suoi datori di lavoro: un salutare ‘recall’ per tenere i parlamentari sulla graticola ed evitare che si sentano onnipotenti e sciolti dagli obblighi con chi li ha mandati lì”. Un “recall”, aggiunge in conclusione il direttore del Fatto, che “sarebbe un ottimo rimedio anche contro i voltagabbana venduti e non”, con cui il Movimento 5 Stelle si trova a fare i conti un questi ultimi mesi. “Per garantire la coerenza degli eletti con gli impegni assunti dinanzi agli elettori non c’è bisogno di multe, espulsioni, o vincoli di mandato”, chiarisce Travaglio, ma è molto più efficace e, ancora na volta, democratico, “prevedere che chi trasloca dalla maggioranza all’opposizione e viceversa si dimetta da parlamentare o si rimetta al voto dei cittadini: decideranno se lasciarlo lì o mandarlo a casa”.

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