Il governo italiano fa come Ponzio Pilato e a chi gli chiede di riconoscere quanto prima il Presidente dell’Assemblea nazionale venezuelana Guaidò risponde che se ne occuperà tra una settimana. Intanto due milioni di nostri connazionali rischiano la vita. È la denuncia partita dal senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso che accusa: “Da Lega e M5s nemmeno la solidarietà alla comunità italiana che in queste ore rischia la repressione armata di Maduro”.
In Aula al Senato ha chiesto che il governo italiano riconosca subito Guaidò come unico presidente legittimo del Venezuela, come hanno fatto Usa, Brasile, Argentina e Canada. Per quali ragioni?
Riconoscere quanto prima Guaidò rappresenterebbe un freno alla deriva imposta da Maduro. Se i militari, che fino ad oggi lo hanno seguito nella sua feroce repressione, in queste ore dovessero essere consapevoli che la comunità internazionale è dalla parte del governo legittimo di Guaidò, avrebbero più remore nel proseguire in quella repressione.
Perché è possibile che in Venezuela il presidente del Parlamento possa assumere la guida del Paese?
L’Assemblea Nazionale è l’unico organo elettivo riconosciuto dalla comunità internazionale sulla base di quanto scritto nella Costituzione venezuelana. Il primo atto messo in pratica da Guaidò è l’annuncio dell’amnistia per tutti i militari che dovessero schierarsi con il governo legittimo, al netto dei procedimenti penali a cui potrebbero andare incontro in queste ore.
L’amnistia che valore avrebbe?
Sarebbe un modo per chiudere quel capitolo e tornare alla democrazia: sarebbe importantissimo dare vita immediatamente al riconoscimento di Guaidò.
Ci sono anche voci contrarie…
C’è chi come Erdogan si è schierato con Maduro, e ne comprendiamo il perché. Ma c’è chi, come le comunità libere del mondo, hanno scelto Guaidò per la libertà del Venezuela. Dovrebbe farlo anche l’Italia, anche perché ha un interesse in più rispetto agli altri.
Quale?
Ha due milioni, tra concittadini italiani e oriundi, che lì vivono, lottano e soffrono in queste ore per la propria libertà. E noi abbiamo l’obbligo di tutelarli rispetto ad una possibile repressione di Maduro. Il modo migliore di Roma per preservarli sarebbe procedere al riconoscimento di Guaidò anche per lanciare un segnale alle gerarchie militari, che potrebbero essere portate dinanzi ai tribunali internazionali per crimini contro l’umanità. Solo difronte a questa chiara espressione Maduro potrebbe essere lasciato solo e quindi rinunciare alla repressione armata.
Il governo cosa le ha risposto?
Che se ne occuperà tra due settimane. E fa come Ponzio Pilato, perché sarebbe ovviamente troppo tardi. Gli italiani che in Venezuela vivono si aspettano che il loro Paese abbia come minimo una espressione di solidarietà nei loro confronti, ciò che non c’è stato da parte di Lega e M5s: nemmeno una parola. Ho risposto che in questa fase chi sostiene la cautela, di fatto autorizza la repressione e chi è silente ne è anche complice.
Cosa si rischia in politica estera con una impostazione del genere?
L’ho detto in Aula: la questione in oggetto non era nel contratto di governo, certo, ma non per questo l’Italia deve essere assente nel merito. È chiaro che sulla politica estera le sensibilità di Lega e M5s sono differenti, e i compromessi che di volta in volta verranno trovati sono delle toppe peggiori dei buchi. In questo caso su quel buco potrebbe esserci il sangue degli italiani.
Fino a quando?
Io credo che il governo alla fine cadrà sulle tematiche economiche e finanziarie. Ciò non toglie che non può assumere un atteggiamento poco chiaro su temi di così grande importanza.
Maduro ha reagito interrompendo rapidamente le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti.
Prima che agli Usa guarderei ad altri paesi del “latinoamerica”: dal Brasile al Perù, dalla Colombia all’Argentina. Essi sono consapevoli più di noi dello stato drammatico in cui versa attualmente la situazione venezuelana e se si esprimeranno per Guaidò allora ancora di più dovremmo avere il coraggio di ascoltarli. Anche l’Europa dovrebbe esprimersi in questo senso contro il governo del regime. E poi non dimentichiamo che i dati parlano chiaro: i due terzi dei cittadini venezuelani soffrono la fame e un terzo di loro non consuma regolarmente un pasto, con l’indice di mortalità infantile aumentato del 30%. Inoltre 20 milioni di cittadini lo scorso anno hanno attraversato il confine per un bisogno sanitario come medicine o visite mediche.
Quali saranno le conseguenze energetiche?
Francamente penso che in questa fase sia molto più importante concentrarsi sulle conseguenze sociali dei fatti, piuttosto che su quelle energetiche, con il rischio della vita che stanno correndo centinaia di migliaia di persone.
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