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La mafia a tavola vale oltre 24 miliardi. Il rapporto Eurispes-Coldiretti

“Il crimine nel piatto”, questo il titolo scelto per il sesto rapporto sulle agromafie, quando cioè la criminalità organizzata serva a tavola prodotti contraffatti. Il rapporto (qui il testo), elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, è stato presentato questa mattina presso la stessa sede della confederazione, a Palazzo Rospigliosi, a due passi dal Quirinale, alla presenza tra gli altri del vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

QUANTO VALE LA MAFIA A TAVOLA

Il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito lo scorso anno a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% sul 2017 con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere della circolazione delle merci e dei capitali. Una rete criminale, spiega il rapporto sulla mafia a tavola, “che si incrocia perfettamente con la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, con tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse di organizzazioni che via via abbandonano l’abito militare per vestire il doppiopetto e il colletto bianco, riuscendo così a scoprire e meglio gestire i vantaggi della globalizzazione, delle nuove tecnologie, dell’economia e della finanza tanto che ormai si può parlare ragionevolmente di mafia 3.0.

I SETTORI COLPITI

Scendendo nel dettaglio, i settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati legati alle agromafie nel 2018 sono il vino con +75% dei reati, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero a 36 episodi di frode. Nell’ultimo anno sono stati sequestrati 17,6 milioni di chili di alimenti di vario tipo per un valore di 34 milioni di euro con lo smantellamento di un’organizzazione fra Campania, Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Veneto che importava zucchero da Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia e poi lo immetteva nei canali del mercato nero attraverso fatture false per rivenderlo a prezzi stracciati a imprenditori che lo usavano per adulterare il vino. Più di un italiano su cinque (17%) è poi stato vittima di frodi alimentari nel 2018 “con l’acquisto di cibi fasulli, avariati e alterati con effetti anche sulla salute. L’indagine Coldiretti evidenzia anche come ben l’88% dei cittadini nel momento di fare la spesa sia preoccupato dell’idea che nei negozi ci siano in vendita prodotti alimentari pericolosi per la salute. Sotto accusa sono soprattutto i cibi low cost dietro ai quali spesso si nascondono, infatti, ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi.

IL RUOLO DELLA CRISI

La crisi dei consumi degli ultimi anni non ha fatto altro che alimentare le agromafie, diventandone linfa. “Le difficoltà economiche”, si legge nel documento, “hanno costretto molti italiani a tagliare la spesa alimentare e a preferire l’acquisto di alimenti più economici prodotti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri e che rischiano di avere un impatto sulla salute. L’agricoltura e l’alimentare sono infatti considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno ne potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana delle persone in termini economici e salutistici”.  Le agromafie, ha chiarito il presidente Coldiretti, Ettore Prandini “sono diventate molto più complesse e raffinate e non vanno più combattute solo a livello militare e di polizia ma vanno contrastate a tutti i livelli: dalla produzione alla distribuzione fino agli uffici dei colletti bianchi dove transitano i capitali da ripulire, garantendo al tempo stesso la sicurezza della salute dei consumatori troppo spesso messa a rischio da truffe e inganni solo per ragioni speculative”.

SALVINI E LA QUESTIONE SARDA

Al centro della presentazione del rapporto sulla mafia a tavola non poteva mancare la protesta degli allevatori sardi contro il prezzo stracciato del latte (qui l’articolo di ieri). Questo pomeriggio Salvini incontrerà al Viminale le varie rappresentanze di settore, per trovare una via d’uscita a una situazione che potrebbe sfuggire di mano. “Da 60 centesimi a un minimo di 1 euro al litro, è questo dove spero di arrivare questa sera e non mi alzerò dal tavolo sul latte fino a quando non lo ottengo”, ha promesso il leader della Lega davanti ai coltivatori. “In Sardegna – ha detto ancora il ministro – si deve poter tornare a mungere, vendere e viaggiare in macchina e non tollero che per altre settimane ci siano strade bloccate”.

 

 

 

 

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