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Dazi, l’accordo tra Stati Uniti e Cina è quasi fatto

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Forse ci siamo. L’accordo sui dazi tra Stati Uniti e Cina potrebbe davvero essere a un passo, ponendo fine a una guerra commerciale che ha messo sotto stress come non mai l’economia globale negli ultimi otto mesi (qui l’intervista di tre giorni fa a Carlo Pelanda). La ventata di ottimismo è arrivata direttamente da Larry Kudlow, consigliere economico della Casa Bianca, in un’intervista alla Cnbc. “Gli Stati Uniti e la Cina sono sull’orlo di uno storico accordo commerciale. I progressi sono stati enormi. Ci stiamo muovendo verso un significativo storico accordo”. A onor del vero era stato lo stesso presidente Donald Trump, nei giorni scorsi, a paventare un accordo tra Usa e Dragone. E oggi è arrivata una semi-conferma sul fatto che l’accordo è davvero a portata di mano.

Un altro segnale circa le ottime possibilità di riuscita dell’intesa, è arrivato dai mercati. Le Borse europee hanno infatti tutte chiuso in rialzo nonostante l’andamento negativo di Wall Street e con gli investitori ottimisti sulla crescita globale dopo i dati positivi del Pil statunitense nell’ultimo trimestre 2018. Ma sullo sfondo hanno pesato proprio le trattative tra americani e Cina sul commercio globale.

Proprio questa mattina il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a New York, nel corso di una conferenza stampa nella sede di Intesa SanPaolo, parlando dei dazi statunitensi nei confronti di alcuni Paesi, ha espresso la necessità di lavorare per rafforzare i rapporti transatlantici e nel quadro di un rafforzamento tra Europa e Stati Uniti. “L’avversario è la Cina non l’Europa per gli Stati Uniti o viceversa”, ha affermato Tajani, secondo cui c’è una parte importante degli Usa che crede fortemente nelle relazioni transatlantiche. “C’è bisogno anche di più Italia in Europa. Si deve cambiare atteggiamento, dobbiamo arrivare a raggiungere l’obiettivo politico che ci proponiamo”.

Lo stesso economista Pelanda aveva spiegato a questa testata “come gli Stati Uniti hanno sempre avuto l’obiettivo di ridurre il deficit commerciale bilaterale con la Cina. Una partita che può valere fino a 400 miliardi di dollari. Il senso dell’accordo potrebbe essere questo: la Cina apre, per esempio, il suo mercato alle merci Usa per 200 miliardi mentre gli Stati Uniti fanno altrettanto. Questo comporta un effetto primario, e cioè la fusione di due economie. Si tratta di un qualcosa di planetario, che può dare realmente vita a una sorta di G2, lasciando a Russia ed Europa un ruolo marginale”.

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