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Disinformazione, campagne legate a Iran, Russia e Venezuela smantellate da Facebook e Twitter

Centinaia di pagine e account ritenuti collegati a campagne di disinformazione provenienti da Iran, Russia e Venezuela sono stati bloccati da Twitter e Facebook. Tra questi, quasi mille pagine Facebook (in una decina di lingue) e oltre 2mila e 600 account Twitter porterebbero la firma di Teheran.

L’ATTIVISMO DI TEHERAN

La Repubblica Islamica sembrerebbe essere la fonte della maggior parte delle attività malevole rilevate dei colossi social. Twitter ha comunicato di aver rimosso precisamente 2617 “account dannosi” originari in Iran, mentre Facebook ha dichiarato di aver sospeso 783 pagine e account iraniani sulle sue piattaforme, inclusa Instagram. Secondo quanto rivelato dall’azienda, molto del materiale contenuto in queste pagine faceva riferimento a media statali iraniani e trattava argomenti come il ruolo degli Stati Uniti nei conflitti in Siria e nello Yemen, nonché la questione israelo-palestinese.
L’attività di controllo e rimozione di Facebook, invece, ha riguardato non solo Medio Oriente e Asia meridionale, ma anche Stati Uniti, Messico, Egitto, Sudan, Francia e Germania.
Aspre critiche contro l’Occidente, nonché contro Arabia Saudita e Israele, e un netto sostegno al regime iraniano: così le centinaia di pagine rimosse dal colosso di Menlo Park hanno fatto luce su un’imponente operazione di influenza dell’Iran che, considerando la data di creazione delle stesse, è iniziata nel 2010. In totale – si legge in una approfondita analisi del Digital Forensics Research Lab (DfrLab) dell’Atlantic Council – le pagine hanno raccolto quasi 2 milioni e mezzo di follower, pubblicando in arabo, inglese, francese ed ebraico. Quelle più seguite hanno ricevuto più di 15 milioni di interazioni su Facebook solo nell’ultimo anno, mentre alcune sono state ricreate a seguito di una precedente cancellazione. Alcune di queste pagine avevano impostato la localizzazione dell’amministratore e la maggior parte risultava situata in Iran (oltre a Canada, Arabia Saudita e Siria). Molto spazio a meme anti-israeliani per quanto riguarda le pagine in lingue francese, mentre quelle in lingua spagnola sembravano prediligere argomenti come il boicottaggio di prodotti made in Usa.

LE ATTIVITÀ IN MEDIO ORIENTE

La maggior parte di contenuti e pagine localizzate nell’area mediorientale avevano come target Arabia Saudita e Israele, i principali avversari dell’Iran nella regione. Le pagine in lingua ebraica riportavano contenuti contro l’attuale Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, le forze politiche conservatrici nonché alcuni contenuti antisemiti. Gestite invece da Iran, Siria e Turchia molte pagine dichiaratamente ostili al governo saudita, criticando in particolare la guerra in Yemen. L’animosità dei contenuti non era ridotta nei contenuti di lingua inglese, dove la pagina fake @BarackObama.ir ha promosso alcune teorie cospirazioniste relative all’attentato terroristico dell’11 settembre. All’interno della pagina, il video con maggiori interazioni (un milione e mezzo) mostrava soldati statunitensi deridere dei bambini iracheni, seguito da contenuti similmente violenti legati anche al suprematismo bianco.

PROPAGANDA RUSSA E VENEZUELANA

Twitter ha detto anche di aver sospeso 418 account originari della Russia, che imitavano lo stile dell’ Internet Research Agency, la famigerata fabbrica dei troll di San Pietroburgo. L’azienda ha chiuso anche 2mila account in Venezuela.


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