Per la prima volta nella storia di Israele, un premier in carica potrebbe andare a processo. Benjamin Netanyahu sarà accusato dal procuratore generale israeliano Avichai Mendelblit per tre vicende di corruzione. L’annuncio giunge a sei settimane dalle elezioni generali, con il rischio di danneggiare gravemente le sue possibilità di vittoria. Ma c’è il nodo delle date a riempire di suspence questa vicenda.
INCRIMINATO
Tre i reati imputati al premier: corruzione, frode e falsa testimonianza. Secondo la legge israeliana Netanyahu può difendersi in un’udienza preliminare prima che le accuse siano formalmente depositate in tribunale. Ma per questa ragione ancora non è chiaro se quel processo inizierà prima delle elezioni del 9 aprile, con un significativo elemento di disturbo circa il suo futuro politico.
Il primo caso riguarda presunti regali del valore di 227mila dollari ottenuti da alcuni investitori internazionali, presumibilmente in cambio di favori. Si tratta di Arnon Milchan e James Packer.
Il secondo invece riguarda la possibile complicità con il giornale Yedioth Ahronoth per screditare un concorrente, infine il terzo incamera le accuse di aver offerto incentivi al fornitore di telecomunicazioni israeliano Bezeq in cambio di un riscontro positivo in termini di immagine. Il processo potrebbe durare un anno, nel corso del quale non sarebbe costretto per legge alle dimissioni. Il prossimo passo ufficiale sarà un’udienza in cui Netanyahu potrà presentare una memoria difensiva sui reati che gli sono contestati.
LA DIFESA
Poco prima dell’annuncio da parte del procuratore, il premier aveva pubblicato un video per illustrare la sua probabile difesa contro le accuse, descritte come un “tentato omicidio politico”.
La clip, condivisa dal primo ministro su Facebook insieme a un video simile sulla pagina del Likud, incornicia le accuse contro di lui come un tentativo politico di farlo cadere e invita gli elettori a rispondere scegliendo “specificamente Netanyahu” nelle urne del prossimo aprile. Una voce nella clip dice che “le accuse contro Netanyahu sono un castello di carta”, mentre scorre la grafica delle carte da gioco che leggono le varie ingiustizie contro di lui.
Il premier ha reagito ridicolizzando l’affermazione di aver ricevuto tangenti sotto forma di costosi sigari e che lui e sua moglie Sara avrebbero frodato lo Stato ordinando pasti da asporto e assumendo anche uno chef privato.
SCENARI
Nel caso in cui il procuratore generale fosse in grado di completare l’esame dei casi in un periodo di tempo ragionevole prima delle elezioni di aprile, allora secondo molti esperti potrebbe annunciare la sua decisione prima delle urne.
In assenza di una legge ad hoc, e dal momento che la decisione di incriminare non è definitiva fino a dopo l’udienza, non vi è alcun obbligo giuridico per il primo ministro di dimettersi in caso di un’accusa. C’è un caso previsto dalla legge, tuttavia, in cui un premier può dichiarare di essere temporaneamente incapace di adempiere al suo ruolo e si sospende per 100 giorni. Tuttavia, questo non sembra essere un’opzione gradita a Netanyahu.
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