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Perché la Germania ha arrestato due uomini dei servizi segreti di Assad

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Le autorità tedesche hanno arrestato due uomini dei servizi segreti siriani accusati di aver torturato centinaia di persone perché oppositori del regime imposto da Bashar el Assad. “È un caso di dimensioni storiche: per la prima volta le forze dell’ordine occidentali sono riuscite ad arrestare presunti torturatori del regime siriano”, scrive lo Spiegel che per primo dà la notizia.

I fermi sono scattati martedì mattina con due blitz a Zweibrücken e Berlino, e un terzo fermo c’è stato anche in Francia nell’ambito di un’investigazione. Il governo tedesco da anni sta indagando sui crimini di guerra commessi dal regime assadista: crimini che sono avvenuti sia prima che durante la guerra civile che sta tempestando il paese dal 2011 e che sta evolvendo a favore del rais siriano, sostenuto da Iran e Russia.

Un aspetto interessante è che questi due arresti e l’accusa esplicita di crimini contro l’umanità possono bloccare la rincorsa per la riqualificazione diplomatica di Assad, dittatore tra i più sanguinari in circolazione, lanciata sia da alcuni paesi mediorientali che da nazioni europee. Governi che nell’ottica del pragmatismo legato alla vittoria stanno ricominciando (per ora senza troppa pubblicità) a trattare il presidente siriano e il suo entourage come un interlocutore.

Lo Spiegel, la rivista tedesca più importante e affidabile, ha ottenuto informazioni che sembrano corpose. Non pubblica i nomi dei due soggetti, ma scrive che i due Anwar R.Eyad A. sarebbero membri del Direttorato centrale dell’Intelligence, il principale dei Mukhabarat siriani. Il primo, 56 anni, era responsabile di un’unità investigativa col compito della soppressione dell’opposizione e dirigeva un carcere vicino Damasco; il secondo, 42 anni, era il capo di una squadra operativa specializzata nell’arrestare gli oppositori del regime e consegnarli ai torturatori nel centro di intelligence di Damasco.

Attraverso dichiarazioni di testimoni, i procuratori tedeschi che indagano il caso sostengono che l’uomo identificato come “Eyad” sarebbe responsabile di qualcosa come 2000 ordini di tortura (per cui ha fatto da facilitatore, portando le persone nelle mani degli aguzzini assadisti) che in almeno due casi sono arrivati fino all’omicidio.

I fatti che coinvolgono i due arrestati sarebbero avvenuti tra il 2011 e il 2012, quando ancora la rivoluzione siriana non era degenerata del tutto in una guerra civile, il regime non aveva apertamente portato il conflitto sul piano militare e i gruppi dell’opposizione non erano diventati un ricettacolo delle peggiori istanze estremiste e radicali sunnite. I due, nel 2012, lasciarono il loro paese facendo richiesta d’asilo in Germania (iniziava la politica di accoglienza tedesca verso i profughi siriani, e dunque puntavano a confondersi tra la massa). Ad aiutare gli investigatori sono stati anche i racconti raccolti dall’European Center for Constitutional and Human Rights, nonprofit con sede a Berlino, che ha come obiettivo l’assistenza ai profughi e ai rifugiati di guerra. Almeno sei persone scampate alle torture hanno parlato con gli investigatori federali tedeschi, aiutando a individuare i responsabili.

Testimonianze di queste pratiche orribili del regime di Damasco sono state raccolte da diverse organizzazioni per i diritti umani, e la loro atrocità è stata mostrata al grande pubblico con le prove schiaccianti e crude nelle foto raccolte per la mostra “Caesar”, pseudonimo di un disertore della polizia militare assadista che, messa insieme una montagna di documenti sulle torture sistemiche e sugli omicidi contro gli oppositori, dopo essere fuggito dalla Siria nel 2013, ha fatto in modo che il suo materiale diventasse una parte fondamentale del racconto della guerra civile siriana. Una dimensione dove invece si è perso il discernimento anche per colpa delle continue campagne di disinformazione lanciate da russi e iraniani a sostegno del regime.

Proprio sulla base delle informazioni raccolte e raccontate da Caesar, la Corte di Giustizia federale tedesca aveva emesso un mandato di arresto contro Jamil Hassan, il capo della famigerata intelligence dell’aviazione, il più spietato dei servizi segreti siriani, composto da fedelissimi del regime e di Assad. La Germania ha creato una squadra investigativa congiunta con la Francia che ha come obiettivo più di venti funzionari quadro delle intelligence siriane; la cooperazione permette ai due paesi scambi di informazioni e migliore rapidità operativa.

“Questo caso in Germania è il primo del suo genere, e potrebbe, speriamo, spianare la strada per ulteriori casi di giustizia [simili]” ha scritto su Twitter Charles Lister, ricercatore del Middle East Insitute e tra i massimi esperti del conflitto siriano. Le ferite prodotte dalla “brutalità di Assad non andranno mai via, ma definire le responsabilità può alleviare il dolore”, ha aggiunto.

Nei giorni scorsi anche il dipartimento di Stato americano aveva preso una posizione forte contro il regime, accusandolo apertamente dell’uccisione della giornalista Marie Colvin, morta nel 2012 dopo che un attacco missilistico del regime aveva centrato il media center dove si trovava lei e altri giornalisti con l’obiettivo di mettere a tacere la stampa.

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