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In Libia arriva un nuovo capo militare per il sud. E Haftar trema

haftar, Libia

Cambio di prospettive in Libia. Il generale Ali Kuna è stato nominato da Fayez al Serraj nuovo capo militare del Fezzan, nel sud del Paese. La decisione, preannunciata nei giorni scorsi e concretizzatasi ieri con la partenza ufficiale del generale alla volta della zona assegnatagli dal presidente di accordo nazionale, potrebbe comportare non pochi problemi all’uomo forte della Cirenaica. Khalifa Haftar, infatti, si troverebbe a dover fare i conti con una figura, quella del nuovo capo militare, che gode di un’influenza non indifferente nel sud, in grado di causargli diverse difficoltà.

Si prevedono momenti molto duri per Haftar che, secondo quanto riporta il sito libico al Wasat, già da venerdì aveva annunciato il divieto di sorvolo a tutti i velivoli su Fezzan e ieri, attraverso i caccia dell’aviazione libica a lui fedeli, ha tentato di impedire l’atterraggio di Kuna. Il generale nominato da Serraj è riuscito comunque ad arrivare ad Ubari, dove è collocato anche il campo petrolifero di al Sharara, al centro degli ultimi scontri. I pozzi petroliferi, dunque, stando così le cose, inizierebbero a sfuggire dal controllo dell’Lna (esercito di Haftar).

Parlando all’emittente televisiva Libya al Ahrar di quanto accaduto ieri, l’ufficiale ha spiegato che “un caccia Mig23 ha bombardato la pista di atterraggio del giacimento di al Fil, nel sud della Libia, grazie a Dio i missili sono caduti al di fuori della pista e a una certa distanza dal mio velivolo”. Kuna, inoltre, si è detto “addolorato per il fatto che sia accaduta una cosa così strana e inumana e che sia stato attaccato un velivolo proveniente da Tripoli per trasportare i feriti e con noi a bordo”. E ancora: “Quando siamo atterrati è venuto un medico con i feriti e sono saliti sul velivolo e in quel momento la pista veniva bombardata. Forse volevano colpirci ma non ci sono riusciti”.

Il generale ha poi voluto dire la sua anche sulle motivazioni con cui si sta svolgendo l’operazione militare del generale Khalifa Haftar nel sud della Libia dal 15 gennaio scorso: “È forse così che si conduce la lotta al terrorismo e la liberazione del sud? È questo lo scopo per cui sono venute le forze armate a Sebha?”.

In ogni caso sembrerebbe che le forze di Kuna a terra, nel corso dell’attacco da parte dei compagini fedeli ad Haftar, abbiano anche risposto con la contraerea, senza però ottenere nessun risultato se non quello di riuscire ad allontanarli per consentire l’atterraggio dell’ufficiale.

Tensione che si ripercuote automaticamente a livello internazionale. Lo squillo dei campanelli d’allarme arriva alle orecchie delle Nazioni Unite tramite l’ambasciatore delegato del governo libico all’Onu, al Mahdi al Majrabi che ha presentato una protesta ufficiale da parte del governo di Tripoli contro “il comando generale della regione dell’est”. Rivolgendola direttamente al Consiglio di Sicurezza del Palazzo di Vetro. Nel documento, l’ambasciatore al Marabi ha affermato che “un caccia del comando generale dell’est ha condotto dei raid aerei sulla pista di atterraggio del campo petrolifero di al Fil mentre un velivolo civile delle Linee aeree libiche stava caricando dei feriti da portare a Tripoli per essere curati”. Si legge ancora nel documento la necessità di “adottare misure urgenti per fermare azioni di questo tipo e imporre a tutte le parti in causa il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza fermando ogni attacco alle istituzioni dello Stato”.

Anche il Consiglio di presidenza del governo libico, d’altra parte, ha condannato il raid aereo condotto ieri, arrivando a denunciare ufficialmente Haftar di crimini contro l’umanità. Una nota emessa, infatti, afferma come “il raid ha colpito la pista di atterraggio e le infrastrutture del campo petrolifero di al Fil”. Per il governo del premier Fayez al Sarraj “attacchi di questo tipo sono azioni terroristiche che violano ogni legge e trattato internazionale e sono da considerare un crimine contro l’umanità”, assicurando che “verrà adottato ogni provvedimento legale per fermare queste azioni”.

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