Che cosa ci guadagna (oggi, ma soprattutto domani) il generale Khalifa Haftar se, come dice, il suo esercito ha liberato dagli attacchi delle milizie (e delle guardie locali) il più importante sito petrolifero libico? Sharara da solo può contare su circa 315mila barili al giorno, contribuendo in modo determinante alla produzione complessiva della Libia. Il punto segnato da Haftar, quindi, si vedrà da domani quando la sua promessa di restituire la raffineria al governo di unità nazionale con sede a Tripoli andrà bilanciata con i nuovi rapporti di forza, sotto la supervisione di Londra e Roma.
SHARARA
Un gruppo armato della tribù Tuareg affiliato alle forze orientali guidate da Haftar è entrato nel giacimento di Sharara dopo il ritiro delle forze del Consiglio presidenziale guidate da Ali Kannah dal sito. Secondo fonti militari il gruppo armato è guidato da un militante chiamato “Aghlas” che comanda la “brigata 173”.
“Sharara è completamente sicura e pronta a riprendere a pompare – ha detto il portavoce Lna Ahmed al-Mismari a Bloomberg – Le guardie del campo hanno consegnato il campo alle nostre forze pacificamente”.
La notizia che le forze leali a Khalifa Haftar, che controlla la parte orientale del paese, hanno preso il controllo di Sharara, si inserisce nel più ampio filone che riguarda il futuro della Libia e delle sue riserve di greggio, le maggiori dell’Africa. Fino a poche settima e fa, l’istabilità sulla situazione in quel sito, mescolata alle difficoltà gestionali nella parte meridionale, sempre più balcanizzata, avevano fatto ipotizzare uno stop all’aumento della produzione. Ma la strategia di Noc, il player statale, è stata lungimirante perché comunque ha immaginato di aumentare la produzione a 2,1 milioni di barili al giorno entro la fine del 2021.
La guerra civile in Libia ha portato l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) a esonerare il Paese dal partecipare ai cosiddetti tagli di produzione globale.
PUZZLE
Se il presidente della Camera dei Rappresentanti (Aq), Aqilah Saleh, ha invitato il presidente della National Oil Corporation (Noc) Mustafa Sanallah a riprendere le operazioni, significa che la mossa di Haftar di fatto è stata risolutiva.
“Ora che le forze armate hanno controllato il giacimento di Sharara e l’hanno assicurato pienamente, il Noc dovrebbe sollevare la forza maggiore e riprendere le operazioni e la produzione”, ha detto tramite il portavoce della HoR Abdullah Blihiq.
Aggiungendo che Saleh ha chiesto al numero uno di Noc di comunicare con “il comando generale” del sedicente esercito di Khalifa Haftar per riaprire il campo. Anche se poi alla Reuters Noc ha detto di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte di El Sharara che il campo fosse stato assicurato.
A testimoniare la rilevanza della mossa di Haftar ecco i colloqui riservati che si sono svolti con i servizi impegnati in Libia. Infatti Ad al-Rajma, alla periferia di Bengasi, Haftar ha tenuto colloqui martedì con una delegazione britannica guidata dall’ambasciatore di Londra in Libia Frank Baker.
E nelle stesse ore una delegazione dell’intelligence italiana, secondo fonti giornalistiche libiche, sarebbe giunta nel Paese per dialogare con Saleh, dopo aver incontrato lunedì scorso Al- Sarraj.
SCENARI
È chiaro che se il puzzle di Sharara dovesse comporsi davvero, allora si potrebbe ipotizzare uno sblocco dell’impasse che avvinghia il paese. Questo l’auspicio dell’Unione africana (Ua) che ha chiesto alla Commissione dell’Unione africana di adoperarsi per organizzare elezioni presidenziali e parlamentari in Libia a ottobre, dopo un vertice che si è tenuto ad Addis Abeba.
Il Comitato ha chiesto alla Commissione dell’Ua di “prendere le misure necessarie, congiuntamente con le Nazioni Unite, al fine di organizzare durante la prima metà di luglio 2019, il Forum inclusivo di pace e riconciliazione nazionale libico. E quindi intraprendere tutte le misure necessarie per l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nell’ottobre 2019”.
Le Nazioni Unite hanno tentato più volte di organizzare le elezioni lo scorso dicembre, ma il delegato Onu in Libia Ghassan Salame già dalla Conferenza di Palermo aveva espresso le sue personali perplessità.
La voglia di elezioni si ritrova anche nel nuovo Ambasciatore libico presso l’Ue, Hafez Gadur, che ha presentato le sue credenziali al Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. Proprio Tusk ha colto l’occasione del nuovo insediamento per rimarcare la sua piena cooperazione per sostenere la stabilità e la sicurezza della Libia.
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