Luigi Sturzo nell’immediato dopoguerra iniziò a lavorare al suo progetto politico che avrebbe portato alla nascita del Partito Popolare Italiano. Egli affrontò come primo atto le disfunzioni del Parlamento durante gli anni del conflitto, evidenziando come lo strapotere dell’esecutivo e della burocrazia nella contingenza bellica avessero alterato il corretto processo democratico. Giunse alla conclusione che una democrazia, pur in condizioni di emergenza, non può operare con decreti legge, con commissioni segrete, comitati, comitatini, per cui era necessario ripartire proprio dall’assemblea legislativa per ripristinare l’ordine istituzionale.
Il Parlamento nell’attualità politica italiana sta diventando un fastidioso inciampo per i circoli elettorali che avrebbero voglia di evitare volentieri. Non è un caso se è difficile, se non impossibile, assistere a nobili e raffinate dibattiti su disegni di legge, proposte di legge in Parlamento. Si vota solo su decreti legge imposti dal governo, per cui la più alta espressione democratica, il potere legislativo, viene sminuita dall’esecutivo, senza che l’assemblea legislativa protesti o si ponga in conflitto istituzionale col potere esecutivo. Un malcostume che sta minando i capisaldi della vita delle istituzioni e della democrazia rappresentativa.
È vero che in modo subdolo il M5S corre verso la democrazia diretta, per cui considera un ramo secco il Parlamento, è vero anche che la Lega, trascurando le Camere, cerca colpi di mano nei “palazzi”, infischiandosene del Parlamento, al fine di approvare ciò che rende più ricco il nord: i decreti sull’autonomia regionale finanziaria della Lombardia, Veneto e Emilia e Romagna.
Come è dato dimostrare i club politici in campo oggi pur dichiarandosi, alcuni di essi, sovranisti annientano essi stessi la sovranità del popolo. Svilendo l’azione del Parlamento viene a mancare il rispetto della volontà popolare. È necessario pertanto avviare un processo riformatore che ne tenga conto. La rappresentanza parlamentare deve esprimersi pienamente, evitando sortite-manifesto col fine della propaganda. La riduzione dello stipendio dei parlamentari, il dimezzamento del numero dei parlamentari non sono che misure estemporanee che non modificano assolutamente in meglio le attività istituzionali. È necessario un disegno riformatore complessivo che ponga al centro il Parlamento, e da qui partire per costruire l’assetto istituzionale democratico di questo nuovo tempo. Partire dal Parlamento significa partecipazione, e di conseguenza riforma elettorale coerente.