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Il piano di Trump per un’America first (anche) nell’intelligenza artificiale

Nato golfo muro

Porre i progressi nel campo dell’Intelligenza artificiale in cima alle priorità degli investimenti governativi Usa in ricerca e sviluppo. È questa la linea guida del nuovo decreto esecutivo firmato dal presidente Donald Trump con l’obiettivo di consentire a Washington di mantenere per i decenni a venire il primato tecnologico, sfidato per la prima volta apertamente dalla Cina.

UNA STRATEGIA PER L’IA AMERICANA

Con questo documento, che stabilisce anche la creazione di una piattaforma dedicata, AI.gov, gli Usa danno il via a un programma denominato American AI Initiative mirato innanzitutto a colmare un vuoto: Washington, malgrado i molti sforzi già avviati sul tema sia in ambito pubblico sia in ambito privato, non aveva ancora una vera e propria strategia nazionale sull’intelligenza artificiale (nella passata amministrazione guidata da Barack Obama si era prodotto un report sui potenziali effetti sociali dell’IA, ma non su come sfruttarne le opportunità), un passo invece già compiuto da Paesi come Francia, Canada, Corea del Sud e, naturalmente Cina (in Italia l’AgID ha prodotto un Libro Bianco Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino, mentre più di recente il Mise ha selezionato un gruppo di lavoro che dovrà elaborare una strategia di IA per la Penisola).

IN CIMA ALLE PRIORITÀ

Di fatto, si nota oltreoceano, il piano Trump – la Casa Bianca sta redigendo un promemoria che illustrerà i dettagli dell’attuazione della nuova iniziativa – non include nuovi finanziamenti o specifici progetti di intelligenza artificiale, ma pone quest’ultima in cima alle priorità, ordinando al governo federale di dirigere fondi, programmi e dati esistenti a sostegno della ricerca e della commercializzazione dell’IA.
Chiede, inoltre, alle agenzie di aiutare i lavoratori statunitensi ad adattarsi ai nuovi posti di lavoro modificati dall’impatto dei cambiamenti e di considerare in che modo la tecnologia necessiterà nuove regolamentazioni (come nel caso del delicato riconoscimento facciale).
Uno degli aspetti più interessanti (e potenzialmente controversi) del piano di Trump è che aprirebbe alcune porzioni di dati governativi per un utilizzo a beneficio università, centri di ricerca e aziende che fanno ricerche sull’intelligenza artificiale, in particolare quelle che hanno difficoltà a raccogliere un numero di informazioni sufficiente ad alimentare i progetti di machine learning. Per farlo, la Casa Bianca ha intenzione di rivolgersi ad uffici sanitari e compagnie di trasporti per acquisire dati che potrebbero far avanzare la ricerca, impegnandosi a garantirne la riservatezza.

UN MONDO NUOVO

Di IA si parla almeno dagli anni ’60, ma è solo negli ultimi anni – con progressi come l’avvento dell’apprendimento automatico (in particolare di quello profondo, il cosiddetto ‘deep learning’) e con le conseguenti applicazioni di modelli computazionali come le reti neurali artificiali – che questa tecnologia ha assunto il carattere di un possibile ‘game changer’ in grado di determinare la supremazia in svariati settori, compreso quello militare.
Da un lato, infatti, questi progressi stanno portando a una serie di nuove e innovative applicazioni in tanti ambiti civili, si pensi alle diagnosi mediche o agli assistenti virtuali (ragion per cui la Casa Bianca ha già tenuto incontri con i Big Tech sul tema IA). Dall’altro, però, stanno cambiando anche la competizione in campo bellico.
Non a caso il Pentagono, che investe già in IA svariati miliardi di dollari, ha già avviato un percorso di razionalizzazione e concentrazione dei suoi oltre 60 programmi già attivi che stanno applicando, in un qualche modo, l’intelligenza artificiale.
L’idea è maturata dopo diverse dichiarazioni preoccupate per gli investimenti di Pechino per sviluppare capacità in questo settore (secondo alcuni analisti, di questo passo, entro il 2025, potrebbe superare gli Usa).
Ad agitare gli Stati Uniti, come testimonia un report realizzato dal think tank Usa Brookings Institution, è soprattutto il fatto che i cyber attacchi cedono sempre più il passo a nuove forme di guerra ibrida che alcuni Stati – Cina ma anche Russia, su tutti – starebbero mettendo a punto partendo dallo sviluppo di tecnologie come l’intelligenza artificiale, automazione e machine learning, combinato a un sapiente utilizzo di big data.

SCONTRO GLOBALE

Ad ogni modo, la firma del decreto segue di una settimana il discorso sullo Stato dell’Unione di Trump, durante il quale l’inquilino della Casa Bianca ha definito “una necessità” gli investimenti nelle “industrie all’avanguardia del futuro”. Tali settori includono anche le reti 5G e l’Internet of Things, due campi strettamente collegati e al centro dello scontro globale tra Washington e Pechino.


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