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Caro Conte, l’ambiguitá ha un prezzo. Parla Tajani

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È una giornata tesa al Parlamento europeo di Strasburgo, anche per il presidente Antonio Tajani. Tutti gli occhi sono puntati sulla visita del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Lo strappo diplomatico con la Francia e l’ambiguità sulla crisi in Venezuela saranno nel mirino dell’Emiciclo. Tajani accoglierà il premier. “Spero faccia chiarezza – spiega a Formiche.net dal suo ufficio al quindicesimo piano – il ritardo dell’Italia sul riconoscimento di Juan Guaidò ha un costo altissimo”.

Presidente, cosa si aspetta dall’intervento di Conte?

È un dibattito sul futuro dell’Europa. Mi aspetto che ci racconti la sua idea di Europa, e ci spieghi cosa pensa l’Italia del bilancio comunitario, della realizzazione delle grandi infrastrutture, dell’euro, della risorse proprie, della crisi in Venezuela. Per il momento la posizione italiana è molto contraddittoria.

La politica estera italiana sarà nel mirino..

Spero che ci sia una politica estera italiana che faccia contare di più il nostro Paese. Non importa chi prende il timone, basta che ci sia chiarezza.

Quanto costa all’Italia il veto sul riconoscimento di Guaidò in Venezuela?

A livello d’immagine moltissimo. Ci sono milioni di cittadini venezuelani che sono di origini italiana, lì abbiamo una delle più grandi comunità di connazionali al mondo. L’Italia è la culla del diritto, della civiltà giuridica, non sostenere la democrazia e il rispetto della Costituzione venezuelana è stato un grande errore.

I Cinque Stelle parlano di un gesto di coraggio..

Anche Ponzio Pilato e don Abbondio hanno dato una dimostrazione di grande coraggio.

Maduro blocca gli aiuti umanitari e vieta nuove elezioni presidenziali. C’è uno spiraglio per una soluzione diplomatica?

Ormai la stragrande maggioranza degli Stati nel mondo non lo riconosce come presidente legittimo, Maduro è isolato. Non auspico in alcun modo un intervento militare. Non sarà necessario. Il 90% dei militari venezuelani in cuor suo è contro Maduro.

Un altro incidente che rumoreggia per i corridoi di Strasburgo è quello avvenuto fra Francia e Italia. Oggi Conte ha la possibilità di ricucire lo strappo diplomatico..

L’Italia è riuscita a passare dalla parte della ragione a quella del torto. Sul caso Fincantieri il governo italiano aveva pienamente ragione, quella francese non è stata una scelta europea. E così abbiamo un credito per gli errori commessi dai francesi con Gheddafi.

Quindi?

Quindi quando un vicepremier sostiene apertamente i gilet gialli e incontra in Francia l’area più violenta non ci sono più scusanti. L’ingerenza negli affari francesi non ha nulla a che vedere con l’interesse nazionale. È come se un ministro francese avesse incontrato gli anarchici di Torino il giorno dopo gli incidenti, annunciando di volersi apparentare politicamente con loro.

Silvio Berlusconi si è proposto di fare da federatore fra sovranisti e popolari alle europee di maggio. Può funzionare?

Aspettiamo i risultati delle elezioni prima di scegliere le alleanze. Se questo dovesse succedere saranno i sovranisti a dover fare il primo passo abbandonando certe posizioni che non sono conciliabili con noi.

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