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La Tav è una questione politica, ma l’analisi costi-benefici dice il vero. Parola di Ponti

L’attesa è tutta per un confronto di governo tra Lega e Movimento Cinque Stelle. Il giorno dopo la tanto contestata analisi costi-benefici (qui l’articolo di ieri con tutti i dettagli), la domanda che ruota intorno alla Tav è questa: che cosa deciderà il governo sulla Torino-Lione? E davvero, come trapela da Palazzo Chigi, si attenderà l’esito delle elezioni europee (a maggio) per capire il da farsi? Di sicuro, il primo firmatario dell’analisi, Marco Ponti (che già su questa testata era intervenuto in merito, nelle scorse settimane), questa mattina alla Camera è intervenuto per difendere il suo operato e quello dei suoi collaboratori. Come a dire, la decisione sulla Tav è politica ma quello che c’è scritto nella relazione non è frutto di calcoli strampalati e non è men che meno una montatura.

“No, non c’è stato nessun atteggiamento ideologico da parte della commissione. E sì, l’analisi costi benefici è uno strumento imperfetto, anche se l’unico possibile”, ha tenuto a precisare Ponti. L’esperto a capo del pool che ha redatto l’analisi. Ponti ha spiegato che la recensione rappresenta “il miglior metodo internazionale per la valutazione degli investimenti, privati come pubblici, e per la scelta tra alternative, ma naturalmente non è un metodo privo di difetti. I parametri di ingresso sono manipolabili, come i metodi di calcolo dell’impatto economico della riduzione della Co2, del traffico su ferro o gomma, eccetera. Ma ci sono parametri internazionali di riferimento, il metodo che si utilizza per i criteri di ingresso è relativamente trasparente. Sì, l’analisi costi-benefici è manipolabile, ma molto meno di altri metodi”.

L’errore a questo punto sarebbe pensare che il senso intrinseco dell’analisi costi-benefici sia che la Tav è semplicemente inutile, non serve. In realtà non è così secondo gli esperti coordinati da Ponti. “È sbagliato dire che il progetto è inutile. Nessun progetto è totalmente inutile. Ogni progetto ha dei benefici, qui ci sono per i passeggeri”, ha dichiarato Francesco Ramella, project manager dell’analisi costi-benefici sulla Tav, che ha partecipato all’audizione insieme a Ponti . Lo studioso ha sottolineato che tali benefici, però, “sono troppo pochi per giustificare” l’investimento. A cominciare dai passeggeri. “Il problema è che i passeggeri attuali e quelli che possiamo attendere sono troppo pochi per giustificare quell’investimento. Il numero minimo di passeggeri per giustificare l’investimento è di 10 milioni, sono 600 mila sulla linea adesso ma rimarrebbero comunque molto lontani dal livello minimo necessario”.

Sempre secondo Ramella, poi, sono molto modesti i vantaggi che la nuova ferrovia Torino-Lione potrà avere per gli operatori di trasporto, “per questo calcoliamo un traffico molto più basso di quello immaginato dall’analisi del 2011 e per questo i calcoli sui benefici economici sono modesti: quanto traffico oggi su gomma potrà attirare la nuova linea? Molto meno del 50%, un dato secondo noi inverosimile. La media dei tragitti nei trasporti est-ovest sono 1.300 km, se io miglioro una tratta da 60 km incido solo su un pezzetto, ma non cambio radicalmente l’assetto della rete. La ferrovia ha minori costi, sì, ma aumentano le difficoltà logistiche e diminuisce la flessibilità, per l’azienda che deve trasportare e per gli operatori di trasporto. Al di là del costo spesso si sceglie in base alla flessibilità”.

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