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Trump e democratici, lo scontro sul Russiagate continua

Trump, Cina, naso sanguinante, congresso

Il Russiagate, il dossier che analizza le interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016, continua ad agire le acque della politica americana. Il presidente della commissione di intelligence della Camera Adam Schiff, intende chiamare il procuratore speciale Robert Mueller a testimoniare dinanzi alla commissione qualora il rapporto sull’inchiesta non sarà reso pubblico. Per Shiff questa rappresenta una priorità, tanto che parlando con la Abc si è detto pronto a citare in giudizio l’amministrazione Trump per ottenere il suo scopo.

UNA PUBBLICAZIONE LEGALE?

Si tratta soprattutto di un modo per sollecitare il procuratore generale, William Barr, a rendere pubblici i risultati completi del rapporto. Barr, una volta ottenuto il dossier, dovrebbe presentarne una sintesi al Congresso, spiega la stampa nazionale. Non è chiaro, tuttavia, quali e quante informazioni diventeranno pubbliche. Secondo i regolamenti del dipartimento di Giustizia, il procuratore generale “potrebbe decidere che la pubblicazione di questi rapporti sia nell’interesse pubblico, nella misura in cui la pubblicazione rispetti le restrizioni legali applicabili”. Nelle scorse settimane la commissione d’inchiesta del Senato federale Usa sul Russiagate ha riconosciuto che non esiste alcuna prova di una ipotetica collusione tra il presidente Trump e la Russia, ma la tensione non sembra calare.

LE INDAGINI DI FEBBRAIO

Schiff, all’indomani del discorso sullo Stato dell’Unione tenuto da Trump durante la prima settimana di febbraio, ha infatti annunciato (qui il racconto di Formiche.net) il lancio di una nuova indagine della commissione che vaglierà “ricostruzioni credibili di riciclaggio di denaro e compromessi finanziari legati agli interessi economici del presidente Trump, della sua famiglia e dei suoi collaboratori” durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2016.
Nel mirino non solo l’aspetto finanziario. L’organo del Congresso, dotato di incisivi poteri giudiziari, scruterà anche i rapporti fra il team elettorale di Trump e il governo russo. “Le azioni e la postura del presidente nei confronti della Russia durante la campagna, la transizione e l’amministrazione – ha detto Schiff ai cronisti – hanno solo aumentato i timori di una leva finanziaria estera o di qualsiasi altra natura sul presidente Trump e hanno sottovalutato il bisogno di determinare se lui o altri nella sua amministrazione hanno agito al servizio di interessi stranieri da quando sono in carica”.
Al presidente, che durante il Sotu aveva bollato come “indagini ridicole e di parte” le iniziative dei dem, il deputato della California ha risposto a tono: “Noi faremo il nostro lavoro e il presidente faccia il suo”. La nuova indagine è il primo tassello della strategia annunciata più o meno esplicitamente dai democratici all’indomani della vittoria alle elezioni di midterm, dove hanno riconquistato la Camera: mettere alle strette Trump, andare a fondo sul caso Russiagate grazie alla presidenza delle potenti commissioni investigative dell’ala del Congresso controllata dai democratici.

TRUMP NEL MIRINO DEI DEM

È difficile, secondo gli osservatori, dire che cosa accadrà qualora il rapporto Mueller non rilevasse prove a sostegno della collusione tra Trump e il Cremlino. In ogni caso – ha chiarito il deputato dem Ted Lieu ai microfoni della Cnn – la Camera dei Rappresentanti, a maggioranza democratica, non intende retrocedere di un passo di fronte alle sue accuse nei confronti della presidenza repubblicana. Anzi, ha affermato che il Congresso ha intenzione di continuare ad indagare anche dopo la chiusura del rapporto Mueller, concentrandosi su ulteriori accuse mosse contro Trump (tra le quali presunti ostruzione alla giustizia, manomissione dei testimoni e abuso di potere).

IN ATTESA DI COHEN

Il rapporto di Robert Mueller, però, sarà più dettagliato solo a seguito dell’attesissima audizione di Michael Cohen, l’ex avvocato del tycoon che a novembre si era dichiarato colpevole per aver mentito al Congresso sulle trattative per la costruzione di un grattacielo della Trump organization a Mosca e che mercoledì dovrebbe parlare proprio di fronte all’Intelligence Committee. La sua audizione era già programmata i primi giorni di febbraio ed è poi stata rinviata senza specifici motivi.

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