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Il peso di ambiente e petrolio nel successo del centrodestra in Basilicata

petrolio

Il risultato delle recenti elezioni regionali in Basilicata – ove il centrodestra guidato dall’ex generale della Guardia di Finanza Vito Bardi ha sconfitto sia la coalizione di centrosinistra e sia il rappresentante del Movimento 5 Stelle – ha assunto un particolare significato nei Comuni dei bacini petroliferi della Val d’Agri e della Valle del Sauro nei quali la Lega ha conseguito risultati per certi aspetti eclatanti. A Viggiano infatti, sede del Centro Oli dell’Eni e cuore territoriale del più grande giacimento petrolifero sinora reperito su terraferma in Europa, quel partito ha toccato il 61%, mentre nei Comuni prospicienti e anch’essi interessati alle estrazioni del greggio la forza politica di Salvini ha oscillato fra il 29 e il 38%, ben al di sopra cioè della media ottenuta a livello regionale.

Nella Valle del Sauro e a Corleto Perticara – ove è stato ultimato da tempo da Total, Shell e Mitsui il secondo Centro Oli esistente in Basilicata, ma non ancora autorizzato all’entrata in produzione – la Lega ha ottenuto il 24,9%. Le due parole d’ordine profuse in campagna elettorale per conseguire tali risultati sono state “sì alle estrazioni petrolifere nel rispetto dell’ambiente” e “aumento delle royalties in favore delle popolazioni locali”.

Ora, al di là di tali slogan che sono apparsi fin troppo accattivanti agli elettori di quelle zone, bisogna ricordare che nella regione – che dispone di un patrimonio minerario ben superiore a quello sinora utilizzato con le estrazioni – negli ultimi anni, a causa di qualche incidente verificatosi al Centro Oli di Viggiano e ad interventi della Magistratura, è venuta diffondendosi un’opposizione radicale alle attività petrolifere che ha teso a presentare i rinvenimenti di greggio quasi come una maledizione per questa terra: un radicalismo ambientalista che – bel al di là di richieste pienamente legittime alle grandi compagnie di tutela dell’ambiente connessa alle loro estrazioni e di royalties adeguate – ha puntato tout-court a considerare i giacimenti di petrolio e il loro sfruttamento quasi fossero una vera e propria calamità per la Basilicata. E tale estremismo, è inutile negarlo, ha finito con l’influenzare anche parte dei dirigenti delle forze politiche del governo regionale uscente di centrosinistra a cominciare dal Pd i cui amministratori, a nostro avviso, non hanno avuto nei confronti delle esigenze produttive delle compagnie petrolifere che hanno massicciamente investito nella regione la stessa attenzione che ebbero i loro predecessori alla fine degli anni Novanta all’epoca del primo Governo Prodi quando si sottoscrissero gli accordi con l’Eni.

Il risultato elettorale della Val d’Agri pertanto è stato una lezione durissima per le forze politiche di centrosinistra e per il Pd in particolare che dovrebbe spiegare poi all’opinione pubblica nazionale perché a Ravenna un sindaco dello stesso partito difende (giustamente) con forza il polo navalmeccanico dell’off-shore e delle estrazioni di gas in Adriatico minacciato dalle recenti norme antitrivelle del governo Conte, e invece in Basilicata l’Amministrazione di cui il Pd è stato il primo partito non ha ancora dato l’autorizzazione alle estrazioni nella Valle del Sauro, ove i lavori per il Centro Oli sono terminati già dall’agosto scorso, ma dove sino ad oggi non risulta che sia stato estratto ancora un solo barile di petrolio.

E anche Zingaretti nella sua veste di nuovo segretario del Pd – che si dice più attento alle istanze ambientaliste – farebbe bene a riflettere sui risultati della Basilicata e della Val d’Agri in particolare. Ma anche lo stesso Salvini – che pure ha stravinto nelle vallate petrolifere lucane – dovrebbe poi spiegare come riesca a conciliare quanto da lui dichiarato durante la campagna elettorale nella regione con il voto favorevole dato invece dalla Lega alle recenti norme nazionali blocca-trivelle che rischiano, se non mutate in tempi brevi, di scardinare uno dei poli di eccellenza dell’impiantistica navalmeccanica italiana, ovvero quello dell’area di Ravenna, con la perdita di migliaia di posti di lavoro ad elevata qualificazione professionale.

In ogni caso contro le ambiguità del Pd, le contraddizioni della Lega e le posizioni dei Cinque stelle è auspicabile che si facciano sentire con sempre maggior forza tutti coloro che stanno lottando con determinazione per proseguire in logiche di ecosostenibilità le estrazioni di gas e petrolio in Italia e al largo delle sue coste, salvando tecnologie e occupazione di cui il nostro Paese può andare fiero.

 

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