13 marzo del 2013. Viene eletto papa Jorge Mario Bergoglio, il papa della Chiesa in uscita, della Chiesa povera, della Chiesa ospedale da campo, il papa che abbatte le frontiere interne alle società e tra le società e apre i cuori ai migranti, al dialogo come unico metodo, che parla del Dio della Misericordia, e della primavera del Vangelo. Tutto questo è certamente papa Francesco da quella sera nella quale si presentò come vescovo di Roma venuto dalla fine del mondo.
Ma se Bergoglio è certamente questo, tutto questo, nonostante questo sia il tempo della chiusura, della ricchezza, delle frontiere personali e statuali, delle cure negate, della violenza mimetica, dell’ira di Dio, del rifiuto di tutte le primavere, l’epocalità del suo pontificato sta forse e anche in qualcos’altro: in una parola, discernimento, e in una prospettiva, sud del mondo. Cominciamo dal discernimento.
Immaginiamoci Bergoglio che in questo tempo drammatico rilegge negli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio la quarta regola del discernimento: “Quando ti impegni per uscire dal male e cerchi il bene, il messaggero cattivo ti dà desolazione spirituale. Essa è il contrario della consolazione: è oscurità, turbamento, inclinazione a cose basse e terrene, inquietudine dovuta a vari tipi di agitazione, tentazioni, sfiducia, mancanza di speranza e amore, pigrizia, svogliatezza, tristezza e senso di lontananza del Signore. Infatti, come la consolazione è contraria alla desolazione, così i pensieri che nascono dalla consolazione sono opposti a quelli che nascono dalla desolazione” (Esercizi Spirituali, n. 317).
Guardando allo scarto tra il mondo reale, le sue tendenze così lontane dall’accogliere lo straniero, perché prima veniamo noi, i nativi, così lontane dal rendere visita ai detenuti, perché chi ha sbagliato va rinchiuso in quel luogo di cui tutto diciamo “e poi si butta la chiave”, così lontano dal rendere visita ai malati, perché “io mi salvo da solo”, dobbiamo immaginarlo anche mentre rilegge la prima regola del discernimento: “Quando vai di male in peggio, il messaggero cattivo di solito ti propone piaceri apparenti facendoti immaginare piaceri e godimenti, perché tu persista e cresca nella tua schiavitù. Invece il messaggero buono adotta il metodo opposto: ti punge e rimorde la coscienza, per farti comprendere il tuo errore” (Esercizi Spirituali, n. 314). Insomma il discernimento, come ha scritto padre Francesco Occhetta, “nella vita spirituale aiuta a compiere le scelte. Discernere vuol dire setacciare, vagliare, distinguere le voci del cuore che ci abitano per poter fare scelte libere, responsabili e consapevoli”.
Le voci cambiano perché cambiano i contesti, cambiano i parametri, e per Bergoglio al fine di capire come rimanere fedeli al Vangelo i cristiani devono capire come cambiare. Infatti come si può rimanere fedeli nella vita? Chi rimanga fedele al proprio amore ventenne quando questi è un sessantenne gli sarà davvero fedele? Lo amerà davvero? Lo saprà capire? Questo vale anche per il Vangelo e vuol dire preservarne lo spirito di primavera in contesti storici e sociali diversi.
Quando il mondo era diviso in grandi tribù la scelta costantiniana può aver avuto un suo senso. Ma non era più Chiesa costantiniana la Chiesa di Giovanni Paolo II, quella che ha saputo aiutare ad abbattere il muro di Berlino, non certo per nascondersi dietro il blocco occidentale, ma per seguitare ad unire il mondo e liberare gli uomini di quell’est. Oggi la scelta non può che essere simile e più radicale, perché coinvolge non un’ideologia, ma una religione: essere Chiesa con il sud del mondo vuol dire infatti anche essere Chiesa con l’Islam, per seguitare ad unire e salvare gli uomini di questo sud. È questo papa del sud del mondo che i signori dei vari primatismi detestano, perché gli nega la copertura fittizia della sempre fittizia guerra di religione che bramano per proseguire nella massimizzazione dei profitti.
Abbiamo dunque un papa compiutamente e globalmente post-costantiniano, e questo spaventa chi vede nei sacramenti un premio per i perfetti, e nel Vangelo un codice di accesso al primo mondo, che esclude gli altri, che combatte gli altri, che condanna gli altri.
Per questo papa invece la capacità di necessità di vedere Dio in tutte le cose vuol dire saperlo e doverlo cercare lontano, perché anche lì c’è Dio. Escludere Dio da ciò che non è cristiano è un atto di superbia probabilmente insopportabile a Dio. Ora che si vuole sostituire il bipolarismo est-ovest con il bipolarismo nord-sud il pontificato bergogliano discerne, e comincia tendendo una mano ai due volte vittime africani, all’Islam, alle religioni orientali, all’illuminismo, consapevole di quanto ciascuno di loro, a cominciare dall’illuminismo, padre della moderna esegesi, abbia contribuito ad aiutare il cristianesimo a salvarsi dai suoi mali interiori.
Lo scandalo della pedofilia, e delle inadeguatezze di tanti vescovi e cardinali, ha infine offerto a Bergoglio la possibilità di cambiare finalmente il discorso romano: basta istituzione di ordinati che difende se stessa difendendo loro, i “chierici”, ma finalmente Chiesa del popolo di Dio, uomini e donne, maschi e femmine, vecchi e giovani, nella quale difendere l’istituzione è difendere la vittima, che è nella Chiesa e della Chiesa.
Così Bergoglio potrà apparire un papa in difficoltà, contro le tendenze del mondo: proprio come il Vangelo. Nonostante le loro indicibili e insopportabili sofferenze non vediamo forse che oggi la primavera del mondo è rappresentata dai popoli del sud, dai migranti respinti da un mondo che si chiude e da regimi che si vivono come galere? Non sono i popoli del sud ad aver dato vita all’unico movimento globale contro la sopraffazione, il movimento dei migranti? Forse i suoi fratelli cardinali non lo sapevano, ma Jorge Mario Bergoglio è il papa del sud, primavera del mondo, eletto al soglio di Pietro per dare al Vangelo la voce primaverile di questa nuova primavera globale.