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Su Bankitalia Visco alza la contraerea contro gli attacchi del governo

Premessa. I rapporti tra Movimento Cinque Stelle-Lega e Bankitalia non sono mai stati buoni. Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i soci di maggioranza dell’attuale governo, hanno più volte accusato la vigilanza bancaria (e quella sui mercati, alias la Consob) di scarsa attenzione al risparmio di correntisti e obbligazionisti. Al punto da arrivare ciclicamente (l’ultima un paio di settimana fa) a chiedere il passo indietro all’attuale vertice. Urgeva un chiarimento su tutta la linea, nonostante questa mattina arrivando a Torino per la presentazione del Fondo per l’innovazione (qui l’articolo con tutti i dettagli), lo stesso Di Maio abbia improvvisamente detto di fidarsi di Via Nazionale.

I PRIVATI NON COMANDANO A VIA NAZIONALE

Il vicepremier non deve tuttavia aver fatto in tempo a correggere il tiro, visto che il governatore Ignazio Visco, intervenuto al Board Forum Spencer Stuart 2019, aveva già nella sua mente una serie di rettifiche sull’azione di Bankitalia in questi ultimi anni, funestati da crack bancari di peso e portata diversa. Prima accusa respinta al mittente gialloverde: Via Nazionale non è in mano alle banche italiane, che comunque, va detto, ne sono azioniste. “La Banca d’Italia è un ente pubblico. Non è un ente di proprietà di alcune banche private come qualcuno dice”. E questo perché nel 1936 (anno della legge bancaria ancora vigente) “alcuni istituti misero delle quote per 300 milioni di lire. I trecento milioni di allora ora equivalgono al capitale sociale di Bankitalia in mano ai suoi partecipanti che da 60 sono diventati oltre 120 mentre le quote che danno diritto di voto sono scese al 3% e anche quelle che danno diritto ai dividendi. Bankitalia è pubblica e fa un servizio per la comunità”. Tradotto, al bando ogni eventuale accusa di favorire questa o quella banca.

NIENTE PROCESSI

Seconda puntualizzazione, l’attività di vigilanza bancaria. Forse l’argomento più delicato, visto che i disastri delle popolari venete e delle quattro casse fallite a fine 2016 hanno lasciato interrogativi pesanti sull’azione di Bankitalia. Anche qui Visco ha tenuto a precisare alcune cose. Per esempio la totale assenza di dubbi “sul nostro operato: ci mancherebbe altro. Non credo che ci debbano essere dubbi su cosa si fa in Bankitalia e chi lo fa. A Palazzo Koch si fa il massimo per il bene della comunità. E non è vero che si fa tutto a Francoforte, come spesso si dice. Bankitalia si occupa di crisi bancarie con governo e ministero dell’Economia in un contesto molto difficile che si è messo su molto in fretta e credo molto bene”.

VIA LE MANI DALL’ORO

I chiarimenti di Visco non si sono esauriti qui. C’è un’altra questione che ha tenuto banco in queste settimane. Come quella dei 90 miliardi di riserve auree nel caveau di Via Nazionale, che più volte il governo ha indicato come fonte estrema di finanziamento. Anche qui il governatore ha messo un punto. “L’oro di Bankitalia non è per il finanziamento monetario, l’oro ammonta tra gli 80 e i 90 miliardi di euro, dipende dal prezzo del giorno. L’oro è una piccola componente del bilancio ed è della Banca d’Italia e non può essere utilizzato come finanziamento monetario per il Tesoro. Questo è pacifico”.

IL SISTEMA? REGGE

Discorso dunque chiuso? Sì, per Visco la vigilanza non ha scheletri nell’armadio e per questo non deve dare troppe giustificazioni. “Ci sono state crisi di banche e fallimenti, ma è stato un effetto nettamente inferiore rispetto agli altri Paesi europei. Le cattive gestioni sono state individuate da Bankitalia. Nonostante la crisi il sistema bancario ha retto, è un sistema che nel suo complesso è rimasto in piedi. Ma ora la sfida è quella futura, con le tecnologie”.  Un’ultima considerazione. “La difficoltà non è la vigilanza delle banche, ma la gestione delle crisi che è diventata quasi impossibile a causa degli strumenti a disposizione: i casi di mala gestio siano stati individuati dalla stessa Banca d’Italia”.

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