Un miliardo e passa per traghettare, una volta per tutte l’Italia nella terra del 4.0. Questa mattina, a Torino, il vicepremier Luigi Di Maio ha dato seguito a quanto annunciato lo scorso autunno in occasione della stesura della manovra 2019, quando il governo gialloverde promise fondi freschi per l’innovazione. Il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha scelto Torino come luogo della presentazione del nuovo veicolo pubblico, il che ha un suo significato.
L’ex capitale del Regno d’Italia sta vivendo settimane intense dal punto di vista dello sviluppo delle infrastrutture, visto che il governo sembra essere spaccato come non mai sul destino della Tav (qui l’approfondimento di venerdì scorso). Ma oggi, per volere dello stesso Di Maio, il caso Tav non era all’ordine del giorno. Nonostante, altra curiosità non da poco, il ministro dello Sviluppo abbia illustrato il nuovo veicolo presso le ex Officine grandi riparazioni, lo stesso palco dal quale ha mosso i primi passi, lo scorso novembre, il movimento delle imprese per il sì alla Tav.
La missione gialloverde in chiave innovazione, parte da una cifra monstre, 1 miliardo, per iniettare capitale nelle giovani imprese innovative italiane e a cui lo stesso Comune di Torino punta per sviluppare i suoi progetti di smart city. Il meccanismo del fondo, che punta all’attivazione di investimenti finali per 2 miliardi grazie a una serie di sgravi fiscali sui progetti, è molto simile a quello del piano Juncker. I progetti meritevoli, otterranno i finanziamenti dalla Cassa Depositi e Prestiti (salita nel frattempo al 7,1% di Tim, con vista sul 10%, quota con cui costituire un solido blocco a Vivendi e accelerare sulla fusione della rete con Open Fiber), che li erogherà in quote rapportate al volume degli investimenti previsti dallo stesso progetto. In questo modo si dovrebbe dar vita al cosiddetto effetto moltiplicatore, grazie al quale un finanziamento, per esempio, di 100 milioni, dovrebbe dar vita a un indotto del valore almeno doppio rispetto alla cifra preliminare investita.
Nel ventaglio dei progetti potenzialmente destinatari del fondo, c’è un po’ di tutto (la sola città di Torino punta ad una quota di fondi dell’ordine di 300 milioni). Dall’aerospazio, alla mobilità, al Manufacturing and Technology Center, per poi deviare verso la blockchain, cybersecurity e servizi alla persona. L’intero plafond presentato oggi alla comunità economica torinese (presenti tra gli altri, Davide Casaleggio e il ceo della Cassa, Fabrizio Palermo), rientra nelle munizioni stanziate dal piano industriale illustrato dalla stessa Cdp a dicembre e con cui l’ente partecipato da Tesoro e Fondazioni bancarie vuole portare il venture capital (capitale di rischio, ndr) sul territorio, facendo leva su filiere industriali, università e incubatori di startup.
“Lanciamo un progetto strategico per i prossimi 15-20 anni almeno. Sono sicuro ci saranno tutte le condizioni per farlo partire entro maggio”, ha chiarito Di Maio. “Questo fondo è strategico per il futuro dell’Italia e per aiutare i giovani a restare da noi. Bisogna tenere qui i giovani che abbiamo formato, bisogna che tutto il sistema lavori insieme per far lavorare i venture capital italiani e attrarre quelli stranieri. Il tema è fare squadra, con grandi sgravi fiscali, per trasformare il primo miliardo in due miliardi: di partenza mettiamo un miliardo, ma con gli sgravi fiscali puntiamo a raggiungere due miliardi”.
Indicazioni sul veicolo per l’innovazione, sono state fornite anche dal numero uno di Cdp, Palermo. “La casa del venture capital sarà a Roma e seguirà tutte le fasi di sviluppo delle startup con un orizzonte di lungo periodo. Cdp metterà a disposizione delle startup maggiori risorse, un vasto network di aziende e la propria rete territoriale per tradurre l’innovazione in nuova imprenditorialità. L’obiettivo è contribuire alla crescita del Paese e sostenere l’occupazione”. Il fondo per l’innovazione non è comunque ancora partito, non ufficialmente almeno. Ma già si registra un primo effetto.
E cioè la cessione da parte dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa (Invitalia) di una quota di partecipazione pari al 70% del capitale sociale detenuto nella società di gestione del risparmio Invitalia Ventures sgr. Sulla quota cedibile è attribuito all’istituto nazionale di promozione un diritto di opzione perfezionabile con la sottoscrizione di un contratto di cessione di cui il corrispettivo sarà determinato da un soggetto indipendente di adeguata esperienza e qualificazione professionale.