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Il caregiver è donna. Perché servono più tutele

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Il caregiver è donna. Questa la conclusione a cui si è arrivati, congiuntamente, all’appuntamento “Healthcare e Diversity Management. Lavoro e salute nelle imprese del farmaco: la persona al centro”. Giunto alla sua quarta edizione, l’incontro, organizzato da Farmindustria e Onda, ha fatto da cornice alla firma del protocollo d’intesa fra Farmindustria, Assogenerici e Società italiana di medicina del lavoro (Siml), che mira a promuovere e migliorare la salute dei 66mila dipendenti delle imprese del farmaco e le loro famiglie, nella speranza che possa essere da esempio anche per altri settori.

L’obiettivo, come ha suggerito il direttore generale di Farmindustria Enrica Giorgetti, è dare un sostegno a tutti coloro i quali sono impegnati attivamente nel ruolo di caregiver all’interno di un nucleo familiare. Il ruolo del medico del lavoro risulta fondamentale in tal senso: “Vorremmo che il suo ruolo non rappresenti più il mero adempimento di un iter burocratico, ma un consigliere per gli uomini e le donne che lavorano”.

Ma il focus dell’incontro è stato sicuramente sul ruolo della donna. “L’86% delle donne italiane si occupano del caregiving della propria famiglia” ha ricordato Francesca Merzagora, presidente di Onda. “È sulle donne che si concentra questa azione, che sono un po’ le coach dello stato di salute familiare”. Spesso, però, sono proprio loro a non prendersi sufficientemente cura di loro stesse. “Ancora oggi le donne chiamano per tempo l’ambulanza se il proprio compagno o marito sta male, ma non se a stare male sono loro”, ha concluso la Merzagora. “Le donne non trovano mai il tempo per la propria prevenzione – le ha fatto eco Giovanna Spatari, presidente della Siml – ma se è la propria azienda a chiederglielo lo fanno e anche volentieri”. “Le donne ricoprono un ruolo sociale – ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – che produce risparmi economici per le casse dello Stato. Hanno quindi bisogno di un welfare che le aiuti a prendersi meglio cura della famiglia e ovviamente di se stesse”.

Smart working, flessibilità e valorizzazione delle diversità all’interno dell’azienda sono dunque i passi cruciali da cui passa la salute dei dipendenti e, di conseguenza, la stessa produttività delle aziende. “Vi è un legame indissolubile fra la produttività di un’impresa e la qualità della vita dei lavoratori”, ha detto la senatrice di Forza Italia Maria Rizzotti. “Quando un campione di Formula 1 vince una gara non è solo perché è stato bravo, ma anche perché qualcuno nei box si è impegnato per cambiare le gomme il più velocemente possibile”. “La firma di questo protocollo – ha concluso – è un segnale importantissimo per la valorizzazione e la promozione della salute”.

Dello stesso avviso Giovanna Del Forno, responsabile dello sviluppo organizzativo e della formazione della Novartis, secondo cui sono tre le priorità per garantire il benessere dei propri dipendenti: flessibilità, inclusione e, soprattutto, esaltazione delle diversità, che non rappresentano “un ostacolo, ma anzi un’opportunità per le imprese”. Per rispettare la dignità del lavoro, bisogna rispettare la dignità delle persone”, ha suggerito Filippo Anelli, presidente Fnomceo.

Ed è proprio sulla diversità che si è soffermata Paola Boldrini, capogruppo Pd in Commissione Igiene e sanità al Senato e prima firmataria del progetto sulla medicina di genere, oggi canalizzato nel decreto Lorenzin. Le diversità di genere sono molteplici e “vanno applicate in primo luogo attraverso i professionisti della sanità”, ha commentato. “Abbiamo messo pietre importanti sulla nostra strada”, ha ripreso e, sebbene ci siano voluti anni per il riconoscimento delle diversità di genere in campo farmaceutico e sanitario, alla fine “la legge è dall’anno scorso nel Sistema sanitario nazionale”.

“Il protocollo firmato oggi è importantissimo”, ha convenuto anche Nunzia Catalfo, presidente della commissione Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale al Senato. “Bisogna però allargare questa tipologia di intervento anche a tutti gli altri settori”. “In Senato stiamo vagliando diverse proposte che affrontano la situazione dei caregiver e in particolar modo dei caregiver lavoratori, utilizzando metodologie come lo smart working e il lavoro a distanza”.

“Non dimentichiamo – ha rimarcato Alessandra Capuzzi, responsabile del personale di una delle divisioni della Chiesi Farmaceutici ­– che passiamo almeno 8 ore al giorno sul posto di lavoro, per cui è dovere dell’azienda prendersi cura dei propri dipendenti”.

Non si è dimenticato, però, di parlare anche dell’importanza della prevenzione e di guardare, con grande umiltà, alle difficoltà che il nostro Paese incontra quotidianamente nel garantire ai propri lavoratori un corretto bilanciamento fra casa e lavoro e, soprattutto, tempo sufficiente per prendersi cura della propria salute e di quella dei propri cari. “Stiamo parlando di un problema che nei Paesi nordici è già risolto da anni”, ha sottolineato il sottosegretario alla Salute Armando Bertolazzi. “Quando ero su, tra un esperimento e l’altro c’era il tempo e lo spazio destinato per fare una pennichella, allattare un bambino e persino fare sport”. “Nel nostro Paese c’è un ritardo mostruoso”. “Abbiamo le risorse migliori al mondo, ma non diamo loro modo di lavorare in maniera ottimale”, ha continuato il sottosegretario, che individua come soluzione “persone giuste nei posti giusti”. “Non si può parlare di vaccini con i dj e di farmaci innovativi con gli architetti”, ha concluso, riprendendo un po’ le polemiche degli ultimi mesi . “Il patto firmato oggi è un gioiello storico. Ci auguriamo che venga ampliato anche alle altre realtà economiche e industriali. Il governo non farà alcun vaccino per bloccare questa epidemia”, ha ironizzato Bertolazzi.


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