“Un governo velleitario, inconcludente, incompetente ha portato al disastro: l’Italia è isolata”. In questa frase di Adolfo Urso, senatore di FdI e vicepresidente del Copasir, c’è la sintesi di come Fratelli d’Italia valuta l’attuale situazione in Libia a pochi giorni dall’accordo tra Fayez al Serraj e il generale Khalifa Haftar ad Abu Dhabi sotto gli auspici dell’Onu e di tutti i principali “attori”, a cominciare dalla Francia.
Il convegno “Francia vs Italia: addio Libia?”, organizzato dalla fondazione Farefuturo e dal dipartimento Esteri di Fratelli d’Italia, ha messo in fila i temi della sicurezza, dell’immigrazione, dei rapporti diplomatici e delle conseguenze energetiche, economiche e securitarie per l’Italia con un punto fermo: una feroce critica al governo per l’assenza di una politica estera concreta e univoca che, a questo punto, dovrebbe ritrovare lo spunto per riagganciarsi al treno perduto intensificando i rapporti con l’Egitto, gli Emirati arabi, la Russia e naturalmente la stessa Francia.
Giorgia Meloni, leader di FdI, ha rimarcato l’errore dei governi precedenti di aver privilegiato il rapporto con al Serraj senza coinvolgere Haftar allo stesso livello. Il punto di caduta attuale “l’avevamo previsto” perché dal famoso accordo di Bengasi tra Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi alla guerra del 2011 tutto ha un filo logico, come quell’email svelata da Wikileaks nella quale l’intelligence americana informava l’allora segretario di Stato Hillary Clinton che il vero motivo dell’attacco francese era l’intenzione di Gheddafi di sostituire il Franco Cfa (utilizzato da 14 Paesi africani) con una valuta legata al dinaro libico garantita dalle proprie riserve auree. Alle responsabilità che attribuisce ai governi precedenti, la Meloni ha unito “l’incompetenza del governo attuale del quale non abbiamo tracce sulla Libia”. Né Emmanuel Macron “può fare appelli in tv all’Italia mentre danneggia gli interessi dell’Italia”.
Secondo l’ambasciatore Giulio Terzi, ex ministro degli Esteri, la strada da percorrere è obbligata: la questione libica va affrontata nel più ampio contesto dei rapporti che l’Italia ha con i Paesi del Mediterraneo (“Tutti i Paesi intorno alla Libia sono un insieme di sfide”) e della politica dell’Unione europea nella stessa area, considerando i miliardi dati alla Turchia per frenare l’esodo dei profughi da Est e le poche centinaia di milioni per il fronte Sud. Secondo Terzi “dobbiamo trovare una piattaforma d’intesa con la Francia per il Mediterraneo” perché sono troppo stretti i rapporti economici e politici tra le due nazioni a cominciare dal nostro attivo di 11 miliardi nell’interscambio commerciale. Siamo di fronte a un bivio, ha detto l’ambasciatore: continuare a sostenere il governo di al Serraj o invece diventare partner di un fronte internazionale di cui fanno parte Russia, Francia, Egitto oltre all’Algeria e ai cinque Paesi del Sahel al fine di combattere il terrorismo jihadista. Mentre noi non agiamo, l’Egitto si sta rafforzando in Libia e nel Mediterraneo proprio grazie agli Emirati Arabi, alla Francia e alla Russia la quale, a sua volta, sta aiutando Haftar con centinaia di contractors dell’agenzia privata Wagner del magnate Yevgeny Prigozhin, legato a doppio filo al Cremlino. D’accordo sul ruolo fondamentale delle Forze armate, perché secondo Terzi “la politica estera si fa anche con la forza”, è stato il generale Marco Bertolini, già al vertice del Coi, Comando operativo interforze, che sa bene sulla base della propria esperienza come i militari siano “strumento di politica estera imprescindibile per l’Italia” e che certamente la questione libica va affrontata nell’insieme Mediterraneo-Africa.
Se ancora non fosse chiaro il giudizio di FdI sulla politica estera del governo Conte, l’ha spiegato anche Andrea Delmastro, capogruppo nella commissione Esteri della Camera, ricordando che già nello scorso settembre in Parlamento il suo partito chiese la nomina di un commissario straordinario per coordinare la politica estera in Libia. Oggi bisognerebbe “aprire un solco” tra Francia e Russia puntando su Haftar e soprattutto l’Italia dovrebbe battere i pugni in Europa per costringere i libici ad autorizzare la famosa fase 3 dell’operazione Eunavfor Med-Sophia, quella che consentirebbe alla flotta di entrare nelle loro acque territoriali per “neutralizzare” gli scafisti, visto che i militari potrebbero agire anche sulle coste. D’altra parte, ha concluso Urso, “non avendo una politica estera il governo non sa quali sono gli interessi nazionali”.