L’impegno italiano per la minoranza religiosa degli yazidi è arrivato a Montecitorio. Ieri, insieme alla Fondazione Adenauer, è tornata nella capitale Düzen Tekkal, giornalista, autrice di bestseller, regista, attivista per i diritti umani e presidente dell’Ong Hawar.help, per presenziare ad una conferenza stampa alla Camera dei Deputati insieme alla deputata del Partito democratico Flavia Piccoli Nardelli e alla presidente della Fondazione Adenauer Caroline Kanter. Un’occasione, quella della visita italiana, che è combaciata anche con la discussione, in seno alla Commissione per gli Affari Esteri della Camera, della risoluzione presentata dal Movimento Cinque Stelle che riconosce il genocidio yazida.“Un tentativo (quello discusso dalla Commissione Esteri ndr) che segue quello che è già stato fatto nell’aula della Parlamento italiano nel settembre del 2016 quando una mozione raccolse il consenso di molte forze parlamentari ma non di tutto, non riuscendo in questo modo ad essere approvata”, ha ricordato in apertura di conferenza stampa Nardelli.
Un riconoscimento importante che è stato sottolineato da Tekkal e che in un certo senso si aggiunge agli step necessari per giungere ad un “giusto processo” nei confronti degli autori materiali della tragedia. “Resta prioritario”, d’altra parte, il riconoscimento più ampio possibile del genocidio della minoranza religiosa.
La storia personale di Düzen Tekkal la vede legata per discendenza, cultura e tradizione proprio alla minoranza curda stanziata principalmente a nord dell’Iraq, Siria, Turchia meridionale e Caucaso. La giornalista, infatti, pur essendo nata e cresciuta in Germania, ha da sempre condiviso la sofferenza della sua gente, impegnandosi soprattutto nell’informazione condivisa delle condizioni di questo popolo. “Abbiamo dimenticato la cultura dell’accoglienza. Siamo stati troppo ingenui su questo tema e ora dobbiamo porci il problema su come comunicare questa situazione alla popolazione europea”, ha affermato.
“Mi pare evidente come questo nostro incontro sottolinei come quello degli yazidi sia un tema drammaticamente aperto”, ha sottolineato Nardelli. “Un tema che dà il senso di una sofferenza non risolta. Hawar in fondo significa grida d’aiuto”. La necessità, dunque, resta sempre quella di coinvolgere e sensibilizzare in maniera attiva i cittadini europei, oltre che alla comprensione del genocidio yazida e alla stigmatizzazione dei crimini commessi dall’Isis sulla minoranza religiosa.