Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

L’Italia nella transizione energetica. La versione di Ricci (Confindustria energia)

Ravenna sempre più capitale italiana dell’energia. Non solo per le competenze che il capoluogo romagnolo vanta tradizionalmente in questo settore, ma anche per il ruolo sempre più centrale che la città guidata da Michele de Pascale ha assunto nelle ultime settimane a livello di contributo al dibattito nazionale sul tema e di sfida alle politiche del governo che con il decreto semplificazioni ha bloccato, almeno per 18 mesi, l’attività di ricerca di idrocarburi. Una funzione di guida che Ravenna ha confermato anche ieri nel corso dell’iniziativa della Uiltec di Paolo Pirani, organizzata anche con la collaborazione dell’Istituto per la Competitività (I-Com), di cui Formiche è stata media partner.

Il dibattito – dal titolo “Gestire la transizione. Dall’economia fossile alla blue economy” – ha visto la partecipazione di alcuni dei principali esperti italiani in materia e di rappresentanti di tutte le più importanti aziende del settore. Una discussione di merito su priorità e programmi da mettere in campo nell’energia, nella quale ovviamente non sono mancati messaggi più fortemente politici. “Per anni abbiamo denunciato la mancanza di una strategia nazionale sul tema ma da questa assenza ora siamo passati direttamente a una strategia sbagliata ed è molto peggio“, ha ad esempio affermato il sindaco de Pascale, che ha chiamato alla mobilitazione in vista della manifestazione nazionale del comparto che non a caso si svolgerà proprio a Ravenna il 16 marzo. Un appello confermato anche dal consigliere regionale dell’Emilia-Romagna Gianni Bessi e poi rilanciato in chiusura di lavori dalla segretario generale della Uiltec Pirani. “Tocca a noi riprendere il sogno di Enrico Mattei”, ha affermato Pirani, che poi ha aggiunto: “La politica, in senso generale, ormai vive unicamente di una dimensione quotidiana. Non solo sull’energia. L’Italia deve tornare a giocare all’attacco“.

Nel corso del dibattito si è però anche parlato di questioni più tecniche, in particolare di decarbonizzazione, economia circolare e digitalizzazione. Temi che Formiche.net ha affrontato a margine dell’iniziativa in questa conversazione con il presidente di Confindustria Energia Giuseppe Ricci.

Ingegner Ricci, innanzitutto come si gestisce la transizione energetica?

Diciamo subito che si tratta di un tema destinato a durare ancora molto a lungo: togliamoci dalla mente l’idea che possa avvenire dall’oggi al domani. La cosa più importante è fare un’adeguata pianificazione e non affrontarla in maniera ideologica, bensì con un approccio concreto e inclusivo che tenga conto di tutte le filiere e le fonti energetiche.

In questo senso come si sta muovendo il nostro Paese?

Abbiamo già in discussione il piano nazionale integrato Energia e Clima che è stato proposto in bozza alla fine del 2018 e che in gran parte ripercorre quelle che erano le previsioni della Sen, la Strategia energetica nazionale. Anzi, persegue obiettivi più ambiziosi per raggiungere i quali, però, è ora necessario discutere in modo approfondito per capire come procedere. Dobbiamo cercare soluzioni che consentano di raggiungere questi risultati al minor costo possibile. Questo è il driver che deve guidare tutte le policy che accompagneranno la realizzazione del piano.

Che tipo di soluzioni immagina da questo punto di vista?

Penso a un mix che tenga conto di una circostanza ineludibile: quella per cui i combustibili fossili rappresenteranno una fonte importante dell’approvvigionamento energetico anche al 2030 e poi oltre. Per questa ragioni vanno fatti gli investimenti necessari ad assicurarne la disponibilità, la sicurezza, la produzione, la distribuzione e la messa a disposizione del cittadino e delle imprese. Così come vanno sviluppate le rinnovabili grazie a tecnologie che siano le più mature possibili in modo da avere fonti efficaci ed efficienti in grado di garantire la migliore capacità di produrre energia.

Da questo punto di vista quali investimenti servono?

Nelle infrastrutture, nelle reti di distribuzione e nella capacità di dare continuità al servizio. E’ ovvio che il gas rappresenta l’idrocarburo ideale per accompagnare la crescita delle rinnovabili: ha un minor contenuto di carbonio e consente la produzione di energia elettrica attraverso centrali modulabili molto velocemente che riescono a compensare immediatamente la venuta meno della fonte rinnovabile. La quale, oltre a essere interrompibile, non è programmabile, nel senso che il sole può andar via perché si annuvola il cielo e il vento può cessare da un momento all’altro. C’è bisogno di una fonte alternativa alla rinnovabile che sia capace di sopperire in tempi rapidissimi alla variazione di produzione della rinnovabile stessa. E poi, ovviamente, come previsto nel piano integrato Energia e Clima, bisogna assicurare che tutti questi interventi infrastrutturali ci permettano effettivamente di abbandonare la fonte a più alta intensità di carbonio, il carbone.

Questa è un’epoca segnata da una forte ideologia quando si parla di temi come infrastrutture o, appunto, energia. Come se ne esce a suo avviso?

L’approccio ideologico va combattuto spiegandone i punti deboli. Facciamo l’esempio dell’ecobonus per le auto elettriche che riguarderà un numero ridotto di veicoli, poche migliaia, a fronte dei 38 milioni che ci sono in Italia Diecimila macchine in più o in meno, evidentemente, non fanno la differenza dal punto di vista ambientale. Il problema principale nel trasporto non è certo passare all’elettrico piuttosto che al gas, bensì svecchiare il parco auto.

Insomma, meno ideologia e più pragmatismo?

Esattamente, e quando lo diciamo intendiamo anche affermare che bisogna difendere la filiera italiana. L’esempio tipico è la conversione dei biocarburanti: Eni ha convertito una raffineria tradizionale che doveva chiudere in una bioraffineria sviluppando una tecnologia italiana e convertendo un sito italiano. Addirittura, questa bioraffineria adesso viene alimentata con gli olii di frittura prodotti nel nostro Paese. Un esempio di economia circolare con una filiera italiana. Va stimolato questo approccio.

Riuscirà a prevalere la condivisione in merito al progetto che ha appena tracciato?

Questa è la direzione verso cui si deve andare secondo noi. Senza escludere nessuno: ci vorrà anche la mobilità elettrica, in particolare in alcuni centri cittadini e con mezzi piccoli e batterie leggere. E dall’altro lato il gas, il biogas, il gas compresso e liquefatto. Ci sono diverse soluzioni. E sfruttando anche il tema dell’economia circolare: quindi valorizzare i rifiuti e gli scarti per generare prodotti energetici commercializzabili e avviare una nuova filiera di upstream dai rifiuti, oltre che da sfruttamento delle risorse sotterranee.

×

Iscriviti alla newsletter