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Cosa vuol fare l’Italia sul gasdotto East-Med? Gli Usa sono molto interessati

Il 20 marzo i leader di governo di Cipro e Grecia si vedranno in Israele, ospiti del premier Benjamin Netanyahu, che oggi ha annunciato che alla riunione parteciperà anche il segretario di Stato americano, Mike Pompeo. Washington è molto interessata all’allineamento che si è creato per la realizzazione del gasdotto East-Med, quello che dovrà trasportare il gas naturale dei giacimenti ciprioti e israeliani in Europa per un volume di 15-20 miliardi di metri cubi l’anno. Lungo 2200 chilometri, profondo 3 (il tratto sottomarino da record, lungo 1300km) ha un costo previsto di 7 miliardi di dollari: il progetto permetterebbe la diversificazione energetica e la riduzione della dipendenza dalla Russia. È stato sviluppato anche sulla base di un memorandum di intesa stretto nel dicembre 2017, alla cui firma aveva partecipato anche l’Italia.

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Fonte: Centimetri, la Stampa

L’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, aveva siglato nel 2017 la dichiarazione congiunta con greci, israeliani e ciprioti, e l’intesa aveva ricevuto l’ok di Bruxelles, con il commissario europeo Miguel Arias Cañete che aveva impegnato l’Ue a cofinanziare i lavori dichiarando “un interesse comune”. La firma definitiva sul progetto era prevista per fine marzo, ma l’Italia ha chiesto tempo. Il governo giallo-verde s’è bloccato.

Solite le divisioni: il M5S sente la pressione del mondo degli ambientalisti interni (ed esterni: già una trentina di associazioni hanno scritto al premier, al ministero dell’Ambiente e al leader grillino Luigi Di Maio) e ha già sofferto il peso politico della sconfitta sul Tap; per un partito che vive di consenso certe situazioni sembrano identitarie, mettendo però a rischio la proiezione internazionale e strategica dell’Italia. Dall’altra parte, la Lega s’è spesa apertamente a favore anche tramite il suo leader, il vicepremier e ministro Matteo Salvini, che ha sostenuto l’utilità del progetto durante la sua visita in Israele nel dicembre scorso: “Credo in questo progetto — aveva detto — e invito le aziende italiane a partecipare. Non c’è alcun impatto di tipo ambientale. Avere maggiori forniture di gas aiuta a ridurre il costo della bolletta per gli italiani”. Contemporaneamente però, il ministero dell’Ambiente aveva ordinato una nuova valutazione di impatto ambientale.

“È importante che gli Stati Uniti vogliano partecipare”, ha detto nei giorni scorsi il portavoce del governo di Nicosia, sottolineando come la posizione statunitense abbia un valore strategico, sia in termini di convergenza di interessi su un settore di carattere energetico/marittimo, sia in termini di “affidabilità della dinamica di sicurezza”, dice Cipro, che il progetto congiunto dimostra.

I quattro Paesi si erano già incontrati a Houston, in occasione del Cera, uno dei più grandi meeting del settore dell’energia, a cui aveva partecipato Pompeo tenendo un discorso nella sessione inaugurale. Lo sprint americano potrebbe rappresentare una spinta per Roma, che con Washington soffre anche un disallineamento sul dossier che riguarda l’adesione alla Nuova Via della Seta cinese. “Cosa facciamo? Entriamo o stiamo fuori? Possiamo privilegiare divisioni o agende interne su argomenti così delicati che rappresentano interessi nazionali su settori strategici come l’energia e alleanze internazionali?”, ci dice in forma discreta una fonte dell’ambiente diplomatico italiano.

Cipro e Grecia ritengono l’opera di importanza strategica e non soltanto dal punto di vista economico. La partnership regionale con Israele è considerata di estremo interesse, e complice anche la fretta dettata dall’agenda elettorale di Cipro, Grecia e Israele, sta prendendo spazio anche l’ipotesi di un’intesa preliminare a tre, con l’Italia che si potrebbe aggiungere in corsa — perché difficilmente il progetto partirà senza Roma.

Contraria la Turchia, che vedrebbe il suo peso regionale e l’ambito ruolo di hub energetico smontarsi, e pure l’Egitto, che cerca spazi puntando a un accordo con Nicosia per trasferire nel Paese il gas cipriota, sebbene al Cairo potrebbero anche essere interessati a integrare i propri giacimenti in East Med.

Nei giorni scorsi l’americana Exxon Mobil ha annunciato la scoperta di un reservoir di gas naturale al largo di Cipro dalla capacità di 200 miliardi di metri cubi. A questo potrebbe legarsi l’aumento dell’interessamento da parte di Washington. Invece c‘è la forte opposizione arriva dalla Russia, principale fornitore Ue, che vedrebbe ridursi i flussi.

 


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