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Tav, tre certezze dal vertice Conte-Di Maio-Salvini

Prima certezza. Il cerchio sulla Tav si sta chiudendo. Seconda certezza, almeno a sentire il premier Giuseppe Conte, il governo non cadrà sulla Torino-Lione. Terza e ultima, è Conte ad avere in mano il boccino. Non è poco quanto uscito dal vertice di questa mattina dal vertice a quattro (Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Conte e Danilo Toninelli) sull’Alta Velocità. In un’ora e mezzo scarsa di confronto, da Palazzo Chigi sono arrivate indicazioni precise sul futuro dell’infrastruttura che ha spaccato il governo, al punto da metterne a rischio la tenuta. Le cose sulla Tav si stavano mettendo male. Mettendo per un attimo da parte la valanga di analisi e contro-analisi costi-benefici, c’è un Nord industriale che non intende accettare una rinuncia all’opera, un’Europa pronta a chiedere indietro i soldi prestati, investitori pronti a fidarsi un po’ meno dell’Italia e un Pd a guida Zingaretti, decisamente pro-Tav, pronto a puntare allo scontento grillino. Troppo per non cercare una via d’uscita.

“Per quanto riguarda la Tav, siamo in dirittura d’arrivo, nel percorso finale, quello politico. Oggi c’è stata la prima riunione politica, abbiamo iniziato l’analisi costi benefici. Domani sera alle 8.30, riunione con i tecnici a oltranza. Credo che si arrivi a una scelta entro venerdì”. Giuseppe Conte ha raccontato così l’esito del vertice mattutino che ha visto intorno a un tavolo i due soci di maggioranza del governo, Salvini e Di Maio, insieme a Toninelli.  Il premier ha seccamente smentito che sulla questione dell’opera ferroviaria si possa innescare una crisi di governo: “Siccome prenderemo la scelta migliore per i cittadini, ovviamente il governo non rischia. Mi batterò perché non sia trascurato alcun aspetto per una decisione corretta”, spiega. E aggiunge: “posso garantire che prenderemo una decisione per tutelare l’interesse nazionale”.

Il punto di caduta per Conte è questo: se l’opera verrà bocciata e dunque definitivamente fermata, non sarà per colpa del Movimento Cinque Stelle, ma molto più realisticamente perché non conviene. Un messaggio che, qualora prevalesse lo stop, non sarà facile da far passare, visto che è fin troppo noto come la decisione sulla Tav sia esclusivamente politica. Ma Conte è sicuro: “rispetto le posizioni della Lega e del M5S  ma sarò garante che queste posizioni pregiudiziali non pesino sul tavolo. Partiremo dall’analisi costi-benefici”.

Oggi non era possibile prendere una decisione sui bandi Telt la società Tunnel euroalpin Lyon Turin) che dovranno essere emanati entro l’11 marzo, come a dire, prima decidiamo se fare o non fare la Tav, il resto viene dopo. Entro lunedì il consiglio di amministrazione della società francese è chiamato a indire i bandi per la Torino-Lione e dunque aspetta di sapere come muoversi su indicazione del governo, pena la perdita dei fondi europei connessi all’opera. Ancora un’annotazione, che riguarda il ruolo del premier. Al termine del vertice non hanno parlato né Salvini né Di Maio, segno che da questo momento in poi sarà Conte l’interlocutore per non dire arbitro, sulla Tav.

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