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Così la Transatlantic Community difende l’Ucraina dalla Russia sul Mar d’Azov

ucraina

Il Consiglio europeo ha prorogato per altri sei mesi, fino al settembre 2019, la validità delle sanzioni contro la Russia collegate all’invasione-annessione della Crimea e al conflitto nel Donbas. Il governo gialloverde italiano ha votato a favore del rinnovo, per cui serve l’unanimità dei ventotto.

Contemporaneamente, sono state alzate altre nuove sanzioni per fatti connessi alle dispute sul Mar d’Azov, lo specchio d’acqua in cui si chiude il Mar Nero a est, amministrativamente controllato da Russia e Ucraina, ma su cui Mosca compie azioni di disturbo con mire egemoniche (è lo sbocco marittimo del conflitto geopolitico in corso).

Su Twitter, il segretario Mike Pompeo ha scritto: “Oggi, gli Stati Uniti, l’Ue e il Canada (e l’Australia, ndr) hanno adottato un’azione coordinata per imporre sanzioni in risposta ai continui atti aggressivi russi contro l’Ucraina. Non staremo fermi mentre la Russia viola le norme e le leggi internazionali”.

Significativi gli hashtag che hanno chiuso il tweet del capo della diplomazia americana: il primo, , l’unità transatlantica, il cui coordinamento è segnato dalla risposta congiunta in situazioni come il contenimento russo; il secondo , a sottolineare che per Stati Uniti e alleati la sovranità della penisola crimeana che la Russia ha annesso illegittimamente nel 2014 (dando inizio a questa fase di scontro ruvido con il blocco occidentale) è ancora da intestare a Kiev.

La stessa linea atlantista – “Transatlantic Community” la chiama il sito del dipartimento di Stato americano – è stata ripresa dal segretario di Stato inglese, Jeremy Hunt, che in una nota sul sito del Foreign Office ha detto: “Insieme ai nostri partner internazionali, stiamo con l’Ucraina nell’opporci agli sforzi russi per minare la sicurezza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. 

Tra i soggetti finiti sotto le nuove misure sanzionatorie ci sono quattro comandanti della Guardia costiera russa coinvolti nell’attacco del 25 novembre lungo lo stretto di Kerč (là dove il Mar Nero si chiude nel Mar d’Azov) – l’episodio aveva coinvolto unità della marina russa che, per le prima volta a insegne scoperte (qui la gravità del fatto, come spiegato dall’ambasciatore ucraino in Italia, Yevhen Perelygin, su queste colonne), avevano attaccato tre imbarcazioni militari ucraine, colpendole con il cannoncino di prua, speronandole, per poi abbordarle armi in pugno e prendere in custodia i 24 membri dell’equipaggio.

I soldati ucraini sono tuttora in carcere a Mosca nonostante i vari appelli internazionali per il rilascio, oggi ripresi anche da Londra: “La Russia deve rilasciare immediatamente i 24 militari in custodia e restituire le navi sequestrate. Restiamo profondamente preoccupati per la sicurezza e il benessere dei militari che sono ingiustamente detenuti in custodia russa. La Russia deve consentire il passaggio libero e senza ostacoli delle navi ucraine e internazionali attraverso lo Stretto di Kerch e il Mare di Azov”.

Tra i nuovi sanzionati anche il capo e il vicecapo del servizio di sicurezza federale per la Repubblica di Crimea e per la città di Sebastopoli, che ha inizialmente ospitato gli ucraini catturati tra le acque di Kerč. Le sanzioni dell’Ue impediranno ai singoli individui di viaggiare all’interno dell’Ue e congeleranno qualsiasi patrimonio noto ad essi collegato nell’Ue.

Al momento della stesura di questo articolo, la Farnesina non ha ancora diffuso una nota a proposito del rinnovo delle sanzioni contro la Russia.



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