Il presidente cinese Xi Jinping ha scritto una lettera aperta al Corriere della Sera alla vigilia del suo arrivo a Roma, dove nei due giorni di visita di Stato nella capitale – poi procederà per Palermo – firmerà con il governo italiano il memorandum di intesa per l’adesione dell’Italia alla Belt & Road Initiative.
“Giunti all’epoca moderna, seguendo le orme lasciate dai predecessori sulla strada dell’amicizia, i rapporti bilaterali tra Cina e Italia hanno vissuto molti rinnovamenti che hanno portato sempre nuove opportunità”, è la premessa su cui Xi – leader a vita autore della “New Era”, dottrina politica inserita già nella costituzione cinese – basa il suo ragionamento verso l’Italia. Narrazione che serve da richiamo storico poggiato su radici accomunabili: un aspetto che colloca l’enorme progetto cinese a cavallo tra passato, presente e futuro.
“Di fronte alle evoluzioni e alle sfide del mondo contemporaneo, i due Paesi fanno appello alla loro preziosa e lunga esperienza e immaginano insieme gli interessanti scenari capaci di creare un nuovo modello di rapporti internazionali basati sul rispetto reciproco, sull’uguaglianza e la giustizia e sulla cooperazione di mutuo vantaggio, costruendo un futuro condiviso dell’umanità”. L’armonia nei rapporti, base della cultura cinese delle relazioni internazionali: ma anche una forma di rassicurazione contro chi vede nell’adesione alla Bri il rischio che Pechino eserciti azioni predatorie.
Amicizia che “si condensa in una forte fiducia strategica”, scrive Xi, che ricorda la forza dell’interscambio commerciale – ma non cita che l’Italia soffre con Pechino uno sbilancio commerciale pari a più del doppio dell’export verso la Cina: esportiamo 13 miliardi di beni, ne importiamo 30. Il presidente cinese ricorda il valore del Made in Italy e quanto ai suoi concittadini piacciano “pizza e tiramisù”, poi cita Moravia: “Le amicizie non si scelgono a caso ma secondo le passioni che ci dominano”.
“Siamo pronti […] a sviluppare ulteriormente il partenariato strategico”, “siamo pronti, insieme alla controparte Italiana, a costruire insieme la Belt and Road” dice Xi, “impegnandoci a collegare l’idea di interconnessione e connettività propria dell’iniziativa Nuova Via della Seta ai progetti italiani di ‘costruzione dei porti del Nord’ e ‘investire in Italia’ al fine di creare una nuova era (New Era, richiamo alla sua dottrina politica, più volte usato nella lettera/documento del leader cinese, usanza tipica di Xi per anticipare visite e dettare linee programmatiche condite di retorica) per la Belt and Road in settori come la marina, l’aeronautica, l’aerospazio e la cultura”.
Poi aggiunge che l’obiettivo dell’adesione italiana e del conseguente aumento della collaborazione reciproca è quello di “ampliare i settori della cooperazione fattiva”: “Italia e Cina possono sviluppare il potenziale di cooperazione in settori come la logistica portuale, il trasporto marittimo, le telecomunicazioni e il medico-farmaceutico e incentivare le rispettive aziende ad avviare progetti di cooperazione nei mercati terzi per realizzare una cooperazione di mutuo vantaggio e che risponda agli interessi di tutti”.
C’è ancora un netto richiamo alle telecomunicazioni, come riportato in precedenza da Pechino e come sottolineato anche ieri in un’intervista in cinese dall’ambasciatore in Italia Li Ruyiu. Al contrario il governo italiano nega che questo settore strategico, su cui gli Stati Uniti hanno dato un àut-àut specifico nell’ambito del confronto che stanno sostenendo con la Cina (o le tecnologie cinesi, o la condivisione di intelligence, dice Washington), sia interessato dall’adesione alla Bri.
Poi Xi Jinping aggiunge che l’allineamento italiano con Pechino potrebbe significare un nuovo “coordinamento sull’agenda internazionale e in seno alle organizzazioni multilaterali”, che è un altro dei crucci degli scettici. La Cina, è il dubbio, potrebbe usare l’influenza guadagnata attraverso investimenti e progetti congiunti come una sorta di ricatto quando all’interno di quegli organismi dovranno passare questioni riguardanti per esempio il rispetto dei diritti umani, su cui Pechino è molto arretrato rispetto agli standard occidentali, o faccende più delicate.
Altri esempi: i cinesi all’Onu hanno preso posizioni contrarie a quelle sostenute dal blocco occidentale su dossier come la Siria, la Corea del Nord (almeno in grossa parte), o ultimamente la crisi in Venezuela – dove l’Italia ha una linea ambigua sostenuta all’interno dell’Ue soltanto dalla Slovacchia, che ha aderito alla Bri nel 2015 e dalla Grecia, che ha firmato l’adesione nel 2018 (in più c’è solo l’Irlanda), mentre la Cina legittima il regime Maduro e lo considera un alleato.