Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Algeria. Ecco il governo di transizione, tra sconosciuti e volti noti del vecchio regime

macron algeria algerini

Il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika potrebbe annunciare nelle prossime ore le sue dimissioni per motivi di salute. Lo avrebbe riferito l’emittente Ennahar citando fonti politiche, mentre è già stato presentato il nuovo governo per la gestione degli affari correnti. Sarà guidato da Noureddine Bedoui, già nominato premier l’11 marzo scorso e comprende anche il potentissimo Salah, come viceministro e capo di Stato maggiore dell’Esercito popolare nazionale. Intanto nuove manifestazioni si sono verificate nella notte ad Algeri, mentre secondo il quotidiano algerino Echorouk, i servizi segreti francesi starebbero cercando di coordinare il periodo di transizione. È a questo scopo che sarebbe avvenuto l’incontro tra l’ex capo dei servizi segreti algerini, Mohamed Mediene, detto generale Toufik, il capo del Dipartimento di sorveglianza e sicurezza algerino (Dss), generale Athmane Tartag, e Said Bouteflika, fratello del capo dello Stato, in presenza di membri dei servizi segreti francesi.

Resta alta, quindi, la tensione nel paese, mentre tra perfetti sconosciuti e nomi cari al regime, in queste ore, prende corpo il nuovo esecutivo, composto da 27 ministri, sei dei quali sono nomi potenti del precedente governo. E anche gli ultimi fatti di cronaca restituiscono l’idea di un clima sempre più acceso. In questi giorni, l’ex presidente del Forum dei capi d’impresa (Fce), Ali Haddad, molto vicino a Abdelaziz Bouteflika, è stato arrestato mentre tentava di varcare il confine con la Tunisia con un passaporto britannico.

Venerdì 29 marzo, almeno un milione di persone sarebbe sceso in piazza ad Algeri per il sesto venerdì di proteste. Stime smentite dalla polizia algerina ma accreditate da grandi media, nonché dalla Bbc. Sarebbe la manifestazione di piazza più imponente da quelle iniziate il 22 febbraio scorso. Nelle stesse ore, la Francia, che ufficialmente mantiene la massima prudenza nei confronti dei avvenimenti in corso, per bocca del ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, ha dichiarato che in Algeria la transizione del potere è ora “necessaria” e deve avvenire “nelle migliori condizioni”. Intanto appare chiaro anche il significato politico delle manifestazioni che persistono: nei giorni scorsi, il generale Ahmed Gaid Salah, che mantiene il ruolo di viceministro e capo di Stato maggiore dell’Esercito popolare nazionale, aveva chiesto la destituzione del capo dello Stato per “impedimento fisico all’esercizio delle funzioni”, facendo appello all’applicazione dell’articolo 102 della Costituzione, che prevede la destituzione del presidente Bouteflika per “impedimento fisico all’esercizio delle funzioni”. La mossa dei militari algerini non ha ancora convinto quella parte della popolazione che chiede di recidere in modo netto il legame con il passato.

Quanto alla nuova compagine governativa, destinata al periodo di transizione, rappresenta uno strano compromesso tra personaggi forti del vecchio sistema e nomi del tutto nuovi e, come intuibile, destinati a rivestire un ruolo marginale nelle prossime settimane. Il primo nome che cattura l’interesse è quello di Bouteflika, a cui resta l’incarico di ministro della Difesa nazionale. Non è nuovo neanche il nome del governatore della Banca centrale, Mohamed Loukel, che è stato nominato ministro delle Finanze, il direttore generale della società di distribuzione del gas e dell’elettricità, Mohamed Arkab, va invece a occupare la casella di ministro dell’Energia lasciata vuota da Mustafa Guitouni.

L’11 marzo, tra le proteste, Bouteflika ha ritirato la sua proposta di rielezione e ha rinviato il voto, inizialmente previsto per il 18 aprile. Per la fase transitoria, il neo premier Noureddine Bedoui aveva promesso un governo di tecnici, che si sarebbe avvalso “di tecnici, uomini e donne competenti”. La nuova squadra, invece, oltre ai nomi noti, conta solo cinque donne, di cui tre appartenenti al governo precedente. Tra i volti nuovi, spiccano, per la scarsità di note biografiche, quelli di Meriem Merdaci, editrice di 35 anni, da oggi ministro della Cultura, e quello di Djamila Tamazirt, destinata al Ministero delle Industrie. Di quest’ultima non si conosce nulla, scrive Le Monde.

×

Iscriviti alla newsletter