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Così i conti dell’Eni di Descalzi volano (Trump aiuta)

Che succede ai conti Eni anche dopo la decisione americana sulle sanzioni all’Iran? “Trimestre eccellente” ha decretato l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi riguardo alla prima parte del 2019. Il pollice è in su per l’Eni protagonista di una “eccellente performance industriale e finanziaria”. E in borsa il titolo sale.

QUI ROMA

L’Eni non solo non è presente in Iran ma non ha effettuato importazioni di greggio nel periodo in questione. Lo stop sarà effettivo del prossimo 2 maggio dunque e non tocca il cane a sei zampe, anche perché degli otto paesi interessati Italia, Grecia e Taiwan avevano già bloccato le proprie importazioni di petrolio contrariamente a quanto fatto da Cina, India, Turchia, Giappone e Sud Corea. Per cui le conseguenze praticamente non ci saranno per Italia e per Eni che intanto sta consolidando la propria posizione in Emirati Arabi, Oman e Bahrein.

Ecco anche il conforto dei numeri a dimostrare questa tesi: mentre nel 2018 stando ai dati del rapporto 2018 prodotto dall’Unione petrolifera, le importazioni italiane dall’Iran si sono attestate a 9,3 milioni di tonnellate, allo scorso gennaio i numeri nazionali erano pari a zero.

Tra l’altro Eni già nel 2017 aveva decretato lo stop al canale iraniano in virtù di crediti per il recupero di investimenti pregressi (quasi 270 milioni). Intanto Piazza Affari risponde bene alla notizia dello stop alle sanzioni Usa con le azioni Eni che salgono, al pari di quelle Tenaris e Saipem.

CONTI ENI

Nel frattempo a tenere banco sono i conti in grande spolvero di Eni. Fiore all’occhiello il business di esplorazione e produzione che “in presenza di uno scenario di mercato sostanzialmente invariato, migliora i propri risultati economici del 25% rispetto al primo trimestre 2018, a conferma di una generazione di cassa ad anno intero in crescita”, come decretato dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi riguardo alla prima parte del 2019

Positivo anche il settore gas ed elettricità grazie all’utile operativo aumentato del 16% a 372 milioni di euro che secondo l’ad offre al management “ulteriore conforto sul conseguimento dell’obiettivo di 500milioni di risultato ad anno intero”. Passando ai numeri ecco che Eni può vantare il +2,5% di crescita su base annua della produzione di idrocarburi allo scenario di budget di 62 dollari al barile e al netto delle operazioni di portafoglio.

I numeri sono contenuti nell’outlook sul 2019 che conferma anche la guidance di 8 miliardi di capex per il 2019 e i target di cash neutrality indicati nel Piano. Buona la performance anche per il Refining & Marketing e Chimica dove il margine di raffinazione di breakeven è stimato a circa 3,5 $/barile a fine 2019. Solo la chimica accusa una perdita di 46 milioni dovuta al fermo straordinario dell’hub di Priolo, che al momento si trova in fase di riavvio.

BRENT

Inoltre De Scalzi ha confermato “la qualità e la robustezza del proprio portafogli, capace di coprire nel 2019 costi, investimenti e dividendi ad un prezzo del Brent di 55 dollari al barile”. Aggiungendo che il colosso italiano “è in grado di generare cassa in eccesso in caso di prezzi superiori come nel momento attuale” e “complessivamente, la gestione del primo trimestre ha generato un flusso di cassa da risultato di 3,42 miliardi di euro, in crescita dell’8% e superiore di 1,5 miliardi agli investimenti di periodo, che sono stati pari a circa 1,9 miliardi, in linea con le aspettative di un valore di 8 miliardi ad anno intero”.

twitter@FDepalo

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