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I piani (e gli armamenti) dell’esercito Usa per la nuova guerra contro Russia e Cina

Meno velivoli multi-ruolo ed elicotteri da trasporto. Più velivoli da attacco e artiglieria a lungo raggio. È questo, in estrema sintesi, il piano dell’Esercito americano sui sistemi d’arma necessari alla grande sfida del terzo millennio: il ritorno alla competizione tra grandi potenze con Cina e Russia. Le indicazioni arrivano direttamente dal segretario dello Us Army Mark Esper, intervenuto al Pentagono per un briefing con gli alti vertici miliari per presentare i risultati dei primi colloqui avuti con i vari comandi americani in giro per il mondo. L’obiettivo è convogliare le risorse disponibili sugli armamenti necessari ad affrontare con eventuale “conflitto ad alta intensità” con Pechino e Mosca, tenendo altresì conto delle più recenti evoluzioni degli scenari operativi.

LA LISTA DEI DESIDERI

Che gli obiettivi strategici delle nuove indicazioni siano l’Orso russo e il Dragone cinese lo ha detto senza giri di parole Esper. Occorrono gli assetti “necessari a penetrare le difese aeree cinesi e russe”, anche a costo di spostare i fondi attualmente previsti per veicoli e aerei. In cima a quella che il sito specializzato Defense One definisce “la lista dei desideri delle nuove armi e tecnologie” ci sono l’artiglieria a lungo raggio, i velivoli da attacco e riconoscimento, i sistemi di difesa missilistica e le reti innovative di comando e controllo. In particolare, ha notato Esper, gli assetti di artiglieria Long-range precision fires serviranno “a tenere a distanza le navi cinesi”.

LA COMPETIZIONE NEL PACIFICO

Indicazioni a riguardo sono arrivate dall’ammiraglio Philip Davidson, a capo dello Us Indo-Pacific Command, il comando americano che ha responsabilità su tutti i militari impegnati nella regione dell’Asia e Pacifico. Su tale porzione del mondo, dove Washington è tradizionalmente impegnata soprattutto con Marina e Aeronautica, anche l’Esercito punta a incrementare la sua presenza. Per il momento si parla di un piano per il dispiegamento a rotazione di corpi di spedizioni pari a diverse migliaia di militari.

I PROGRAMMI RIDOTTI

D’altra parte, ricorda Defense One, già lo scorso anno lo Us Army ha tagliato circa 200 progetti d’arma, riuscendo a recuperare circa 25 miliardi di dollari da reinvestire in programmi considerati di maggiore priorità. Tra le vittime della differente allocazione di risorse figurano il programma di aggiornamento per gli elicotteri pesanti da trasporto CH-47 Chinook di Boeing e l’acquisto nell’ambito del Joint Light Tactical Vehicle (Jltv) che sarà chiamato a sostituire il veicolo multifunzione ad alta mobilità Humvee. Per il mezzo realizzato da Oshkosh i tagli potrebbero riguardare addirittura 1.900 esemplari, almeno stando a passate dichiarazioni del sottosegretario per l’Esercito Ryan McCarthy.

UN CAMBIO DI STRATEGIA

Esper non ha confermato tali cifre, pur ricordando che le decisioni sui Chinook e sul Jltv furono prese prima del gennaio 2018, cioè prima che l’amministrazione Trump rivelasse la nuova National Defense Strategy degli Stati Uniti. In quel documento (così come negli altri riferimenti strategici) gli Usa hanno individuato nella “competizione tra grandi potenze con Russia e Cina” la priorità della propria difesa nazionale, abbassando invece il grado di priorità per le operazioni di contrasto al terrorismo e contro-insorgenza, in linea con un generale ridimensionamento della presenza nei teatri afghani e mediorientali. Da qui, il cambio anche per i sistemi d’arma.

VERSO UNA NUOVA STRATEGIA

Tra quelli che hanno beneficiato dell’iniezione di maggiori investimenti c’è pure il programma Future Vertical Lift, destinato a dotare l’Esercito americano dell’elicottero del futuro, più veloce che mai. Difatti, ha notato Esper, “ciò che mi manca al momento è un velivolo da attacco e riconoscimento necessario a penetrare gli avanzati sistemi cinesi e russi; non posso farlo con un CH-47”. Al momento, restano le proposte di Bell e del team targato Sikorsky e Boeing, il quale propone l’SB>1 Defiant (in foto) che ha compiuto il suo primo volo a metà marzo. Tutto questo confluirà nella nuova dottrina dell’Esercito americano, al momento in via di definizione per un processo che potrebbe durare anche un paio di anni. Al momento, ha spiegato Esper, “la mia attenzione è ricostruire le difese, dotare la Forza armata di veicoli da combattimento e dotarla di un aeromobile che possa penetrare le difese aeree e abbattere i droni, i velivoli ad ala fissa e rotante di Cina e Russia”.

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