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Messaggio ai sovranisti, la tenuta dell’Europa conviene a tutti

L’Europa alla perenne ricerca di se stessa può ripartire dalla sostenibilità. Da un’economia cioè che accontenti un po’ tutti: imprenditori, lavoratori e perché no, persino gli Stati. Un vademecum sull’Europa che potrebbe essere e che non è, e che si può trovare nel volume (edizioni Eurolink) L’Italia in Europa, presentato ieri sera presso la sede dell’Enciclopedia Italiana.

L’opera racchiude alcuni dei saggi redatti nel corso dei seminari del Gruppo dei 20, il pool di economisti e accademici riuniti intorno alla Fondazione economia Tor Vergata, presieduta da Luigi Paganetto, oggi vicepresidente di Cassa depositi e Prestiti. Un compendio di buon governo economico che a sentire il presidente dell’Enciclopedia Treccani, Franco Gallo, farebbero bene a leggere anche a Palazzo Chigi, magari anche Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Al convegno sono intervenuti tra gli altri, il presidente di Assonime Innocenzo Cipolletta e il direttore del Centro studi di Confindustria, Andrea Montanino.

Il concetto da cui muove l’opera è il ritorno ai valori fondanti della stessa Unione. Il benessere sociale di tutti e la sostenibilità delle politiche messe in atto dai rispettivi governi. Insomma, vivere tutti dignitosamente e con la possibilità di garantire un futuro ai propri figli. Compito non facile in un momento in cui il progetto comunitario mostra evidenti segni di logoramento, per non dire disgregazione. Ed è proprio questo l’ostacolo, per rimettere le lancette indietro occorre ritrovare uno spirito di coesione oggi perduto.

“Il problema di oggi è che l’Europa è una somma di nazioni e non un Paese”, è la premessa di Cipolletta, economista con un passato ai vertici di Confindustria. “Oggi assistiamo allo sgomitare di 27 Paesi che dalla mattina alla sera non fanno altro che sgomitare tra di loro per cercare di esportare beni in un altro Paese. Questa logica di essere tutti competitivi l’uno contro l’altro produce una somma zero, per cui non conviene a nessuno e alla fine il risultato è che non cresce nessuno. L’Europa unita è un mito, certo, ma forse abbiamo ancora bisogno di credere nei miti”.

Da Beniamino Quintieri, presidente della Sace, è arrivata una lettura più legata al ruolo dell’euro sugli equilibri dell’Europa. “L’euro non ha inciso sulla nostra capacità di esportare, è stato un elemento positivo dal momento in cui abbiamo cominciato a vivere nella frammentazione produttiva, con Paesi che si scambiano prodotti tra loro”, ha spiegato. “Per fare fronte a questo abbiamo dovuto cominciare a contare è un cambio stabile, che la moneta unica ha garantito. Per non parlare della stabilità negli accordi commerciali che lo stesso euro ha prodotto”.

Le conclusioni sono state affidate al direttore del Centro studi di Confindustria, Montanino. Il quale si è posto una domanda. “Che cosa vogliono gli italiani dall’Europa? Innanzitutto ad oggi c’è una scarsa fiducia verso le istituzioni europee e anche verso il ruolo dell’Italia in Europa. Di qui è evidente come quello tra Italia e Ue non sia un grande amore. Il libro che presentiamo contiene le risposte a questo tipo di problema”, ha sottolineato l’economista ex Fmi. Salvini e Di Maio ne ordinino una copia.

 

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