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La Francia manda una nave sullo stretto di Taiwan (e innervosisce la Cina)

Due funzionari statunitensi hanno raccontato alla Reuters che una fregata francese, la “Vendemiaire”, ha attraversato lo stretto di Taiwan, acque su cui la Cina rivendica una complicata sovranità e considera al limite dell’inviolabile all’interno della storica politica di riannessione dell’isola.

Pochi mesi fa, il presidente Xi Jinping ha dichiarato che prima o poi Taipei, “la provincia ribelle”, tornerà sotto il controllo della Repubblica popolare cinese, dovesse anche servire la forza. Un’affermazione molto forte — Pechino predica armonia e stabilità, narrazione con cui Xi sta mascherando la costruzione della sua potenza — che conferma l’interesse sulla questione. Che anche per questo è diventata negli ultimi due anni — da quando il neoeletto Donald Trump fece all’omologa taiwanese una delle prime telefonate internazionali — un dossier di confronto con gli Stati Uniti, un pezzo del puzzle dello scontro globale tra potenze, con Washington che rivendica i diritti di Taiwan tanto per l’idealismo della difesa del mondo libero, ma tanto più per affermare presenza, deterrenza e limitare Pechino. Il mese scorso gli Stati Uniti hanno inviato il cacciatorpediniere “Uss Curtis Wilbur” e il cutter della Guardia Costiera “Bertholf” attraverso lo Stretto. Qualche settimana fa hanno approvato la fornitura di assistenza tecnica per gli F16 in dotazione alla Rocaf, l’aviazione taiwanese, che potrebbe aprire a un accordo sulla vendita di altri velivoli.

Quello su Taiwan è uno degli schemi all’interno dei quali gli americani chiedono la collaborazione degli alleati. Il passaggio cinese sullo Stretto è coperto dalle attività di navigazione libera (Fonop, acronimo tecnico) del tutto simile a ciò che avviene nel Mar Cinese. A maggio scorso, non a caso, la francese “Dixmude” solcò le acque delle Spatrly, isolotti tra quelli che il Dragone ha militarizzato proprio sul Mar Cinese Meridionale. Ad agosto Parigi organizzò nel sud est asiatico un’esercitazione che aveva seguito la decisione di aumentare la presenza francese nella regione, mossa strategica annunciata ufficialmente dal ministro della Difesa durante lo Shangri-La Dialogue di Singapore, conferenza internazionale sulle policy per l’Asia-Pacifico organizzato dall’International institute for strategic studies. Parigi dichiarava che avrebbe preso parte insieme agli inglesi alle attività americane nel quadrante, appoggiando la posizione sostanzialmente anti-Cina su quelle zone contese. Qualche mese prima, era stato proprio il Regno Unito a solcare quelle stesse acque, quando la fregata anti-sottomarino “Hms Sutherland” prese quella rotta nel viaggio di ritorno dall’Australia. E gli australiani, con i giapponesi, due Paesi che soffrono relazioni complicate con la Cina e ne subiscono il peso nelle reciproche sfere di influenza, sono in predicato per essere i prossimi protagonisti dei passaggi liberi davanti a Taiwan. Taipei e il Mar Cinese sotto questo aspetto sono dossier che si sovrappongono.

La Cina non sta a guardare: considera provocatorie violazioni certe attività, e non perde occasione per organizzare nell’area esercitazioni e dimostrazioni di forza, come le manovre congiunte con la Russia. Ieri, a seguito della pubblicazione dello scoop Reuters, il governo di Pechino ha comunicato alla Francia di aver ritirato l’invito per la parata navale organizzata per celebrare i 70 anni dalla fondazione della Marina cinese.

”Questo è uno sviluppo importante sia per il transito stesso, ma anche perché riflette un approccio più geopolitico della Francia nei confronti della Cina e della più ampia regione dell’Asia-Pacifico”, ha detto alla Reuters Abraham Denmark, ex vice segretario alla Difesa statunitense con delega per l’Asia orientale.

Il passaggio francese dimostra che diversi Paesi affrontano Pechino con diversi approcci. A marzo, durante un incontro tra il presidente Emmanuel Macron e Xi, Francia e Cina hanno chiuso accordi economico-commerciali molto consistenti, ma Parigi sembra intenzionata a tenere distaccato il piano politico-geopolitico — con le questioni con cui i cinesi “sfidano l’ordine internazionale”, come dice Denmark — dal business.

Oggi, a Pechino, toccherà invece al premier italiano Giuseppe Conte incontrare il presidente Xi e parlare al vertice internazionale sulla Bri, la Belt&Road Initiative, progetto infrastrutturale dal valore geopolitico, a cui l’Italia ha aderito in strappo con le richieste statunitensi di non esporsi troppo politicamente alla Cina. Conte è l’unico leader di un paese G7 presente; la Francia non sarà presente con delegazioni di alto livello, così come gli Stati Uniti e il Regno Unito, l’Australia e il Giappone (e il Canada, che a novembre 2018 ha inviato la “Hmcs Calgary” in un Fonop nel Mar Cinese).

(Foto: US 7th Fleet, la “Vendemiaire” durante un’esercitazione con l’americana “USS Michael Murphy” nel Pacifico)

 

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