Khadeja Ramali, social media researcher libico all’Imperial College di Londra, ha condotto uno studio mappando i Paesi di provenienza delle persone che sui social network hanno twittato o condiviso post menzionando la Libia al di fuori del Paese nordafricano.
Il risultato è eloquente e offre uno spaccato di quali Stati abbiano interesse a soffiare alle spalle dell’azione militare posta in essere da Khalifa Haftar. I Paesi più attivi (foto) sono gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto e l’ Arabia Saudita. Fatalmente sono alcuni dei governi più vicini al Feldmaresciallo come confermato dalla recente visita del Generale libico a Riad.
Secondo il ricercatore londinese c’è stato un enorme traffico, quanto anomalo flusso dai Paesi sponsor di Haftar. Il segnale che la guerra libica di queste ore si combatte non solo sul campo, ma pure con le nuove armi cibernetiche e influenzando l’opinione pubblica attraverso i social. È l’analisi condivisa anche dalla ricercatrice americana, esperta di Libia, Mary Fitzgerald. Questo attivismo sul web fa certamente comprendere quali sono i reali interessi in campo e chi ci sia dietro l’offensiva di Haftar che continua ad avanzare verso Tripoli.