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Caos Libia, l’Italia deve collaborare con gli alleati per tornare protagonista. Parla Quartapelle

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Haftar è alle porte di Tripoli. Per la precisione a 100 chilometri, nella città di Garian. Tra timori e attese si è espresso a riguardo anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che si è detto “profondamente preoccupato per le manovre militari che svolgono in Libia e per il rischio di scontri” ed è in attesa in incontrare il presidente Fayez al Serraj per discutere della situazione. A livello internazionale, inoltre, a ormai pochi giorni dalla conferenza nazionale di Ghadames che dovrebbe indirizzare il percorso di stabilizzazione del Paese, il pensiero corre al ruolo italiano. Oggi Matteo Salvini a margine della riunione del G7 a Parigi ha evidenziato le preoccupazioni dell’esecutivo: “Siamo preoccupati per quanto sta accadendo in Libia e approfitto per chiedere a tutti una soluzione. Abbiamo chiesto che il presidente del Consiglio venga a riferire a riguardo perché siamo molto preoccupati”, ha dichiarato a Formiche.net Lia Quartapelle, deputata del Partito Democratico e componente della commissione Affari Esteri. “Il primo ministro ci aveva detto, dopo la conferenza di Palermo, che tutto sarebbe andato bene e che il Paese si sarebbe incamminato verso un futuro di pace e stabilità. In realtà dopo la conferenza i misuratini hanno occupato per qualche ora l’aeroporto di Tripoli, ci sono state una serie di mediazioni, soprattutto negli Emirati arabi, che non hanno in nessun modo coinvolto l’Italia e oggi assistiamo a questo avanzamento militare sul terreno di Haftar – ha continuato la parlamentare. “Sembra che quello che ha raccontato il governo sia molto lontano dalla realtà e che questo sia molto reticente sull’argomento”.

Gli Stati Uniti, nel frattempo, poco prima che esplodessero gli scontri a Tripoli, avevano annunciato la nomina di Richard B. Norland come ambasciatore straordinario e plenipotenziario in Libia. Un segnale importante che rende l’idea dell’importanza del dossier e del momento delicato che il Paese si trova ad affrontare. Proprio ieri, allo stesso tempo, fonti interne a Tripoli avevano diffuso la notizia che negli stessi gangli delle Nazioni Unite, attraverso l’invito speciale per la Libia Ghassan Salamè, ci fosse l’intenzione di uscire dalla prossima conferenza nazionale con un governo filo-francese. Che segua, dunque, la linea di Parigi sulla stabilizzazione libica. “Dal punto di vista strettamente parlamentare noi non abbiamo informazioni sulla Libia da settembre, il che è ancora più preoccupante”, ha sottolineato Quartapelle, aggiungendo come “la cosa che ci ha danneggiato maggiormente a livello di rapporto di influenza nel Paese è l’assenza prolungata di un ambasciatore sul terreno”. E ancora: “Oggi abbiamo l’ambasciatore Buccino che è un grande conoscitore della Libia, straordinario professionista che sta recuperando terreno, ma i sei mesi di vuoto che hanno preceduto la sua nomina si pagano e non sono imputabili a nessuno se non a liti interne al governo. Non è colpa di Macron, né di Bruxelles né di Trump. Mentre prima avevamo un ruolo di leadership, oggi questo ruolo viene riconosciuto alla Francia”.

Inoltre l’esponente del Pd ha continuato sostenendo che “abbiamo fatto terra bruciata con tanti dei nostri alleati. Il contrasto con la Francia non ci ha aiutato, dovremmo trovare un modo per collaborare rispetto alla Libia. La contrapposizione fa sì che ognuno curi i propri interessi. E un’Italia isolata sul fronte europeo e in conflitto con la Francia, è un’Italia che può far valere molte meno carte sulla vicenda libica”. In conclusione, secondo la deputata “il problema è che tutto quello che succede in Libia si riverbera inevitabilmente sull’Italia”. Haftar, che negli ultimi mesi è molto cresciuto militarmente, secondo Quartapelle “sta cercando di avanzare per arrivare alla conferenza nazionale con più forza. Detto questo per un Paese come l’Italia che ha sempre sostenuto la mediazione e la negoziazione dei conflitti, non può che essere una preoccupazione che al tavolo della conferenza si siedano degli attori che vogliono far valere le proprie ragioni con le armi”.


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