Skip to main content

Libia, la conferenza nazionale e il rischio di una linea filo-francese dell’Onu

Tripoli

Quale sia la posizione italiana sulla questione libica resta un mistero. Nel Paese nordafricano, con Haftar che continua ad avanzare e ad avvicinarsi sempre più alla Tripolitania, la situazione è continuamente in evoluzione. La conferenza nazionale di Ghadames, fissata per la metà di aprile, si avvicina e aumentano in maniera esponenziale anche i dubbi e le aspettative sul futuro di un Paese ancora nel caos. Il deputato libico di Bengasi, Ziyad Dugheim ha rivelato in una conversazione con l’emittente televisiva Libya al Ahrar, come “l’obiettivo della missione Onu nel Paese sia quello di uscire al termine della conferenza nazionale con un nuovo governo che durerà due anni e come l’obiettivo dell’inviato dell’Onu Ghassan Salamè sarebbe quello di spingere per la formazione di un governo che segua i progetti francesi in Libia”. Una linea filo-francese che pone un punto interrogativo anche sul ruolo privilegiato che l’Italia aveva acquisito negli ultimi mesi.

Proprio ieri, a questo proposito, il ministro dell’Interno del governo di accordo nazionale libico, Fathi Bashagha, aveva ricevuto ieri presso la sede del suo ministero a Tripoli l’ambasciatore d’Italia a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi. Un colloquio che secondo il quotidiano Ean Libya si è basato prevalentemente sulla situazione della sicurezza libica e del sostegno italiano al piano di addestramento degli agenti della polizia locale.

D’altra parte anche il presidente dell’Alto Consiglio di Stato libico, Khalid al Mishri si è lamentato sull’alone di “mistero intorno alla conferenza di Ghadames”. Proprio ieri, parlando davanti ai rappresentanti di diversi partiti politici e di diverse ambasciate straniere, al Mishri ha aggiunto che “c’è ancora mistero sugli inviati, sugli interventi e su quali saranno le garanzie di applicazione delle decisioni che verranno prese al termine di questo incontro”.

Sempre al Mishri ha poi confermato il rifiuto da parte del Consiglio di Stato di “qualsiasi tentativo di arrivare al potere tramite la forza” (facendo riferimento alle operazioni militari intraprese da Haftar nel sud del Paese).

Senza contare come il Consiglio di Stato libico abbia anche criticato duramente le parole di Salamè sulla “corruzione” e la “lotta per le risorse tra fazioni rivali” come ostacolo alla soluzione della crisi e ha sottolineato come “tali affermazioni non sono un modo valido per combattere la corruzione; piuttosto, si tratta di un insulto ai funzionari dello Stato con l’obiettivo di minare la fiducia dei cittadini nei loro confronti”.


×

Iscriviti alla newsletter