Il decreto Crescita deve essere ancora approvato dal Consiglio dei ministri, ma i mercati hanno cominciato a dare segni di nervosismo. Lo spread da questa mattina viaggia abbondantemente sopra i 260 punti base, 266 per la precisione, quindici punti base in più rispetto alla settimana scorsa, vigilia di Pasqua (qui l’approfondimento di Formiche.net sui danni dello spread). E coi rendimenti sul Btp decennale che, dopo un avvio contrastato, è salito al 2,67%.
Un messaggio ben preciso quello arrivato dai mercati alla ripresa delle contrattazioni in Borsa, dopo la pausa per le festività pasquali, molto chiaro. Il decreto con cui il governo punta a incrementare il Pil dello 0,1% nel 2019, messo peraltro a rischio a causa delle polemiche sul salva-Roma (qui l’articolo odierno con tutti i dettagli), potrebbe non bastare. Perché da quando i due azionisti di governo hanno iniziato a litigare proprio sul provvedimento con cui mettere in sicurezza i conti capitolini, il differenziale Btp/Bund ha ricominciato a salire.
Quando peraltro mancano tre giorni all’atteso verdetto di Standard&Poor’s che venerdì prossimo si pronuncerà sul rating italiano. Lo scorso mese, l’agenzia americana ha ritoccato al ribasso le stime di crescita per l’Italia nel 2019 abbassando il Pil allo 0,1%. La previsione di dicembre era del +0,7% mentre per il 2020 si stima un aumento dello 0,6%, contro il precedente +0,9%. Attualmente il nostro rating è ‘BBB’, due tacche sopra il junk (spazzatura), ma l’outlook sull’economia è debole e un crescente deficit di bilancio sollevano preoccupazioni circa una possibile revisione in basso
A mettere una certa apprensione ai mercati, ha concorso un terzo fattore: le stime sui debiti sovrani dei Paesi membri dell’Unione, diffusi questa mattina da Eurostat. L’istituto di statistica europeo, ha infatti certificato l’aumento del già elevato debito italiano, che nel 2018 è salito al 132,2% del Pil, dal 131,4% del 2017. Il deficit è invece sceso al 2,1%, dal 2,4% del 2017. Dunque, il debito italiano resta il secondo più elevato della Ue dopo quello della Grecia (181,1%). Sono solo 3 su 28 i Paesi dell’Unione in cui il debito pubblico è aumentato lo scorso anno (Grecia, Italia e Cipro), mentre in Francia è rimasto invariato: in 24 Paesi Ue su 28 dunque il debito è sceso e non di poco, essendo calato di quasi 5 punti rispetto al 2015. Le ultime previsioni economiche Ue, pubblicate a novembre scorso, davano il debito italiano 2018 al 131,1%, e il deficit a 1,9%.