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Aspettando Standard&Poor’s, dallo spread segnali d’allerta

Il giorno atteso è arrivato. Questa sera, a Borse chiuse, Standard&Poor’s, la maggiore tra le agenzie di rating, dirà se il debito sovrano italiano è ancora sostenibile. In altre parole se siamo affidabili o meno agli occhi degli investitori esteri che ci comprano debito. Standard&Poor’s potrebbe potrebbe rivedere il rating dell’Italia, attualmente a BBB e due livelli sopra il livello ‘junk’, ossia spazzatura. Il gradino cioè in cui un Paese è tecnicamente fallito. I segnali che stanno arrivando dai mercati per la verità non sono molto buoni, anche se non pessimi.

Negli ultimi giorni sembra essere aumentato il nervosismo sui mercati, in particolare sul fronte dello spread Btp/Bund (qui un approfondimento della settimana scorsa sui costi effettivi dello spread). Tra martedì e oggi il differenziale, che nelle ultime settimane non è mai sceso sotto i 250 punti base, è salito di oltre venti punti base, attestandosi a quota 277 (ieri) per poi ripiegare a 272 e chiudere in serata a 262. Segno che per comprare il nostro debito gli investitori esteri chiedono un rendimento ancora più alto rispetto ai giorni scorsi, proprio perché aumenta la diffidenza verso la nostra capacità di sostenerlo. Anche la Borsa sembra essere piuttosto fiacca, mantenendosi su livelli negativi (-0,5%) per poi riportarsi in territorio positivo.

Se è vero che i mercati tendenzialmente sentono odore di tempesta, un segnale contrastato è arrivato dall’asta odierna per piazzare 6 miliardi di Bot a sei mesi.  Il Tesoro ha venduto tutti i sei miliardi di Bot semestrali offerti oggi in asta, a fronte di una domanda di oltre 11,3 miliardi di euro. Il rendimento medio del titolo, che ha scadenza il prossimo 31 ottobre, è salito al -0,028, in rialzo rispetto al -0,062 dell’asta di un mese fa. Che cosa significa tutto questo? Due cose essenzialmente. Che la domanda di debito non è venuta meno e dunque la nostra esposizione fa ancora gola all’estero. Ma anche, rovescio della medaglia, che la domanda è garantita dagli stessi alti rendimenti che spingono lo spread e che per il nostro bilancio significa una spesa in interessi estremamente elevata.

Secondo Bloomberg, che la scorsa settimana ha espresso timore per una nuova impennata dello spread, i mercati sono alla finestra. “I bond a 10 anni sono stati molto popolari quest’anno, ma i rendimenti sono aumentati nelle ultime settimane. L’Italia non è ancora in zona d’emergenza, ma gli investitori si stanno posizionando per quello che viene considerata un’inevitabile riedizione dello scontro fra Bruxelles a Roma, che spinse i rendimenti sulle obbligazioni a 10 anni sopra il 3,5%”. Insomma, teniamoci pronti a tutto.


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