Gli americani di BlackRock e il pool di fondi dietro di esso, che incassano il sì anche di Giovanni Tria, sono i benvenuti in Carige a patto che non facciano della banca genovese carne da macello. Il salvataggio Carige è ormai alle battute finali, con lo schema di base tra i soggetti pronti a entrare nel capitale, ben definito (qui l’approfondimento di qualche settimana fa con tutti i dettagli) ma le acque intorno all’istituto continuano ad essere agitate. Non è un mistero che nel giro di qualche mese (le offerte vincolanti per partecipare all’operazione vanno presentate entro il 17 maggio), la banca ligure finita in crisi di liquidità dopo lo sfumato aumento da 400 milioni, lo scorso dicembre, avrà dei nuovi proprietari. Ma è proprio questo il punto.
Se da una parte l’ingresso di un peso massimo del calibro di BlackRock (primo fondo al mondo con masse gestite lorde per 6 mila miliardi) è visto come una sorta di garanzia sulla riuscita dell’operazione, dall’altra i sindacati del credito, Fabi in primis, temono di dover pagare a caro prezzo il salvataggio. Tradotto, la banca si salverà, ma qualche testa tra i lavoratori dovrà cadere e questo perché lo prevede il piano per l’ingresso dei fondi che porta la firma di BlackRock. E pensare che nemmeno tre mesi fa la stessa Fabi aveva nella sostanza respinto l’ipotesi (qui l’articolo) di un ingresso dei fondi, BlackRock in primis, dentro Carige. Adesso però, vista l’imminenza delle scadenze, il vento è girato e i dipendenti di Carige sono pronti a trattare con i futuri azionisti della banca, a cominciare proprio dal fondo Usa. Mettendo tuttavia precisi paletti all’operazione che vale oltre 700 milioni ma che senza un accordo sindacale di base rischia di saltare.
Questa, in sostanza, l’ossatura del salvataggio. Da una parte c’è lo Schema volontario del Fondo interbancario, cioè le banche che hanno deciso di sottoscrivere l’aumento e che il prossimo 6 maggio dovrebbero approvare la conversione a capitale dei 320 milioni di bond subordinati sottoscritti per dare liquidità alla banca a novembre scorso. Dall’altra ci sono i fondi che si impegnerebbero a sottoscrivere il resto dell’aumento di capitale, coinvolgendo anche la famiglia Malacalza, che attualmente possiede il 27,8% della banca e che potrebbe impegnarsi per 70-80 milioni. A valle dell’operazione, i fondi di BlackRock e dei coinvestitori avrebbero il 45%, lo Schema Volontario il 35%, i Malacalza il 10% e il restante 10% sarebbe flottante.
Le carte sono dunque sul tavolo, adesso si apre la partita coi sindacati. I quali hanno fatto ben intendere, questa mattina proprio mentre un presidio davanti alla sede Carige manifestava le proprie preoccupazioni, di non essere disposti ad accettare esuberi a tutto campo. “Non assumiamo atteggiamenti pregiudizievoli rispetto alle possibilità oggi sul tavolo, tuttavia ribadiamo con forza la nostra contrarietà verso qualsiasi operazione di macelleria sociale e verso ogni decisione che determini impatti negativi sugli assetti occupazionali e sulle politiche di mobilità del quadro lavorativo”, ha attaccato Giuliano Calcagni, segretario generale Fisac Cgil (il sindacato dei bancari in seno alla Cgil). “Sulla vicenda Carige e sui contenuti circolati in merito al piano Blackrock intenzionato a investire nell’istituto ma con interventi di riduzione dei dipendenti che sarebbero superiori a quanto indicato nel piano industriale predisposto dai commissari crediamo che gli strumenti legislativi e contrattuali oggi disponibili possano portare a una positiva definizione della vicenda”.
Riccardo Colombani, della Cisl ha lanciato invece una proposta. Consentire ai lavoratori di Carige di entrare nel capitale della banca al fine di mettersi al riparo da eventuali azioni ostili da parte dei soci. “Se si vuole trattare alla pari con gli attuali o coi futuri detentori di quote del capitale della banca, senza pregiudiziali nei confronti di chicchessia, non c’è che una via: usare i 165 milioni del Fondo per l’occupazione del settore bancario ed entrare anche noi nel capitale di Carige per discutere del destino dei dipendenti prima che si scriva il nuovo piano industriale”. Su tutti però vale la sponda del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che ha fatto un vero e proprio endorsement a BlackRock. “L’interesse manifestato da un investitore istituzionale di standing internazionale come Blackrock, tra l’altro già presente nel capitale di altre banche italiane e supportato da un adeguato piano industriale è un buon segnale in questa direzione e una garanzia per il rilancio della banca”.