Non so, però una riflessione la voglio fare. Al comizio della Lega Nord di sabato scorso a piazza Duomo a Milano il capo leghista ha provocato una dura contestazione della piazza urlante contro Papa Francesco e la Chiesa cattolica, addirittura con sonore bordate di fischi. La piazza abituata forse ad altre assemblee, scambiando la Chiesa cattolica per un partito politico e il Papa come suo leader, non ha esitato a rumoreggiare. Le polemiche non sono state poche né irrilevanti: le forze politiche e sociali, il mondo della cultura e semplici intellettuali hanno fatto sentire il proprio dissenso nei confronti delle esternazioni del leghista. Il mondo cattolico, ovviamente, ha reagito con veemenza attraverso le dichiarazioni di padre Spadaro, direttore di La Civiltà Cattolica, degli articoli di Famiglia Cristiana, del prof. Melloni e di tanti altri, che hanno contestato gli attacchi al cattolicesimo del rappresentante leghista e dei suoi seguaci durante lo sgangherato comizio lumbard. Ogni vero cattolico si è sentito offeso e mortificato da quella piazza blasfema.
È successo però un fatto molto strano: il vescovo di Imperia-San Remo, mons. Antonio Suetta, il quale, quasi a dissentire dalla catechesi di Papa Francesco, sbagliando tempo e modi, e forse luoghi (stava per iniziare l’assemblea dei vescovi a Roma) ha minimizzato, se non giustificato, gli inappropriati slogan religiosi lanciati dal capo padano a piazza Duomo a Milano. E dire che il vescovo Suetta qualche anno fa fu uno dei principali difensori dei richiedenti asilo, “alloggiati” alla meglio sugli scogli di Ventimiglia, quasi a dimostrare il palese disaccordo con la linea politica leghista contro gli ingressi di clandestini provenienti da Paesi dell’Africa e dell’Asia.
C’è stato qualcuno che si è scandalizzato, ascoltando le parole di don Suetta, fino a procurare un esteso clamore con dichiarazioni e controdichiarazioni. Non è la prima volta che il clero, anche se alto, dà segnali di insofferenza, se non di vera e propria intolleranza, nei confronti del Santo Padre e della gerarchia ecclesiastica: gli esempi più noti nella storia del cattolicesimo durante i secoli XIX e XX sono ben noti, a cominciare da Pio IX a Pio X, da Pio XI a Pio XII. È la storia della Chiesa romana, che mai ha vissuto momenti di convinta e serena unità, cosa del resto non prevista dall’ordinamento istituzionale ecclesiastico. E allora, neppure il dissenso di mons. Suetta sarà elemento distruttivo della unità e della forza della Chiesa cattolica romana.
Anche durante il Fascismo ci furono vescovi che simpatizzarono per Mussolini, come esempio si ricorda il cardinale Alessio Ascalesi di Napoli, ma durante il regime delle camicie nere nulla cambiò nella Chiesa. E come allora neppure il vescovo Suetta cambierà le politiche dell’accoglienza e della integrazione che Papa Francesco sta predicando e attuando. Niente di nuovo sotto il sole.