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Non è il marxismo la chiave per la trasparenza del prezzo dei farmaci

Di Pietro Paganini

Il governo italiano chiede all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) maggiore trasparenza per il prezzo dei farmaci. È un’iniziativa lodevole per rendere i farmaci più accessibili soprattutto nei Paesi meno sviluppati e ricchi, e per ridurre l’onere finanziario per i sistemi sanitari. Purtroppo i principi su cui la proposta si fonda sono deboli e gli esiti potrebbero essere molto pericolosi tanto da raggiungere il risultato contrario rispetto a quello sperato. Per il governo italiano le multinazionali del farmaco sfruttano i poveri malati manipolando segretamente il prezzo del farmaco e gravando sulle casse dello Stato, soprattutto nei Paesi con sistemi sanitari meno avanzati. La logica è sempre quella marxista, purtroppo.

Chissà quando avremmo la fortuna di leggere questo governo affermare che le imprese farmaceutiche migliorano la vita di milioni di cittadini producendo innovazioni importanti per il nostro benessere? Questo non significa negare il problema del costo dei farmaci e della loro disponibilità. Al contrario. I problemi si risolvono affrontandoli con il metodo sperimentale, rifiutando qualsiasi ideologia. Questa ci rassicura infondendoci di speranza, ma non ci aiuta a trovare la soluzione.

LA PROPOSTA DEL GOVERNO

Dopo mesi di imbarazzante e sconfortante silenzio su tutti i fronti fondamentali per il commercio, la sicurezza, la stabilità e la pace internazionale, l’Italia ritorna protagonista con un’iniziativa ideologica che vorrebbe mobilitare il mondo – la vecchia Internazionale – contro lo strapotere delle multinazionali del farmaco, molte delle quali operano in Italia, producendo posti di lavoro, ricerca, e molto sviluppo. Il protagonista di questa chiamata alle armi non è il rivoluzionario grillino Di Battista, non è ministro degli Esteri, quello dell’Economia, o dello Sviluppo Economico, ma è il ministro della Salute, Giulia Grillo.

La risoluzione che l’Italia ha avanzato, e che spera di discutere la settimana prossima durante l’assemblea generale, è quella di dare mandato all’Oms di “raccogliere e analizzare dati sui risultati delle sperimentazioni cliniche e sugli effetti avversi delle tecnologie sanitarie; fornire un forum in cui i governi possano condividere informazioni sui prezzi dei farmaci, i ricavi, i costi di ricerca e sviluppo, gli investimenti del settore pubblico e le sovvenzioni per la ricerca e lo sviluppo, i costi di marketing e altre informazioni correlate; nonché fornire informazioni cruciali sul panorama dei brevetti sulle tecnologie mediche, comprese informazioni sulle controversie sulla validità e/o rilevanza dei brevetti dichiarati”.

Il ministro Grillo centra il problema: c’è un bisogno urgente di favorire farmaci essenziali a prezzi accessibili in tutto il mondo. Sfrutta la popolarità del concetto di trasparenza, difficilmente discutibile. Segnala che le politiche fin qui adottate, come la discriminazione di prezzo attraverso sconti riservati dall’industria, hanno prodotto risultati importanti ma non hanno risolto il problema della disponibilità delle cure. Così come è innegabile che nelle negoziazioni sul prezzo dei farmaci esistono delle evidenti asimmetrie informative.

Tuttavia, c’è da chiedersi se la soluzione sia quella di obbligare le aziende farmaceutiche a divulgare i prezzi dei farmaci e la loro formazione. Per i promotori italiani la teoria economica suggerisce che la maggiore trasparenza dei prezzi supporta decisioni meglio informate e quindi migliora la posizione negoziale degli acquirenti. Ma la divulgazione dei prezzi implica anche una serie di questioni, per esempio legate alla protezione del know how e dei dati, che snaturano le dinamiche del libero mercato. Le aziende coinvolte sono soggetti privati, le modalità con cui formulano il prezzo di un prodotto non è un problema dello Stato finché non si manifestano cartelli o modalità contrarie ai principi del mercato stesso. Se passasse questa proposta ci troveremmo di fronte ad una posizione di controllo del prezzo da parte dello Stato con l’avvallo della burocrazia suprema dell’Oms. So che il concetto è difficile da comprendere per il Movimento 5 Stelle, ma lo Stato non può interferire nella vita dei privati cittadini come delle imprese.

MODALITÀ ERRATE DI AFFRONTARE LA QUESTIONE

Esiste una differenza fondamentale tra l’imposizione di misure di trasparenza a livello internazionale piuttosto che in un solo mercato: richiedere la divulgazione di sconti riservati su scala globale renderebbe più difficile addebitare ai Paesi più ricchi prezzi più elevati rispetto ai Paesi in via di sviluppo.

Secondo i termini della risoluzione, all’Oms verrebbe assegnato un nuovo importante ruolo nella compilazione/analisi delle informazioni sui prezzi, compiti economici per i quali l’Oms è estremamente inadeguata. L’Oms è molto influenzata dal peso politico dei Paesi in via di sviluppo. Ha una lunga storia di non comprensione del ruolo degli incentivi di mercato nel promuovere l’innovazione: non dovrebbe diventare una stanza di compensazione globale per complicate questioni di economia sanitaria. La bozza di risoluzione, se adottata così come è, distoglierebbe l’attenzione e le risorse dalla ricerca di soluzioni sostenibili per l’accesso ai farmaci e potrebbe avere conseguenze negative creando ulteriori barriere alla disponibilità e all’accesso alle cure farmaceutiche. Come ha riconosciuto lo stesso direttore generale dell’Oms, un migliore accesso alle cure “può essere raggiunto solo attraverso la collaborazione, gli investimenti nel rafforzamento dei sistemi sanitari, compresi i sistemi normativi, riducendo le difficoltà finanziarie e le spese tascabili per i pazienti, sostenendo al tempo stesso l’innovazione che creare terapie innovative che saranno i generici di domani”.

La volontà del governo di affrontare la questione è certamente positiva ma le modalità sono errate. La risoluzione è affrettata, ha evitato le normali consultazioni che avrebbero potuto migliorarne il testo, e ha innervosito molti partner europei che si sono visti esclusi.

Rischia di diventare l’ennesima occasione persa per elaborare soluzioni pratiche per ridurre le barriere all’accesso dei farmaci e rendere i medicinali più accessibili per i pazienti di tutto il mondo. Il governo ne fa la solita crociata ideologica anti mercato. Se questa risoluzione venisse adottata così come è potrebbe avere un effetto negativo sull’innovazione globale senza produrre benefici per i pazienti. Il paradosso è che il fiorente settore biotecnologico italiano sarebbe la prima vittima.


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