Non più solo difesa e corsa agli armamenti, ma cyber sicurezza e dossier energetico. Sono questi ultimi i nuovi strumenti operativi che caratterizzano la geopolitica nei cinque continenti, con il comparto oil&gas (in modo particolare per quanto concerne l’Eurasia) a rappresentare un vettore di influenze e alleanze.
OIL & GAS
Da gigantesca stazione di servizio a nuovo player mondiale: Mosca prosegue la sua strategia di espansione, come dimostra il mega accordo di tre anni fa con la Cina per una fornitura trentennale e il progetto con la Germania per il gasdotto Nord Stream II. La Russia ha 21 sue aziende nella classifica Forbes Global 2000 di quest’anno delle migliori aziende mondiali. E sette di loro sono compagnie petrolifere e del gas.
Nel mezzo ci sono i recenti numeri fatti registrare da Gazprom nel giacimento di Sarqala nel Kurdistan iracheno, che hanno toccato due milioni di tonnellate di petrolio dall’inizio della produzione commerciale (quattro anni fa). Il player russo aveva ottenuto il primo giacimento nel blocco di Garmian nel 2011 e ha iniziato le spedizioni commerciali quattro anni dopo, in seguito alla messa in servizio del primo pozzo nel giacimento di Sarqala. A questo si è aggiunto Sarqala-2, il secondo pozzo di produzione, entrato in produzione un mese fa. Ma Gazprom Neft non si è fermata e ha avviato un terzo pozzo, con il risultato di vedere incrementati i volumi di produzione giornaliera totale fino a 35.000 barili. Secondo il Ceo di Gazprom Neft Middle East Sergei Petrov la produzione record di Sarqala segna un punto significativo nello sviluppo di questo importante e promettente patrimonio.
GAZPROM E NOVATEK
Per il 2019 Gazprom annuncia una previsione prudente di produzione per il gas naturale (circa 495 miliardi di metri cubi), condizionata anche dal fattore concorrenza. In primis quella Usa, come rilevato dal numero uno del settore export, Elena Burmistrova, secondo cui le forniture dal Nord America preoccupano non poco. A ciò si aggiunga il competitor nazionale Novatek, soggetto indipendente che da due anni ha iniziato proficuamente a produrre nel suo impianto in Artico. Da quel momento si è ritagliato un ruolo di fornitore per l’Europa nordoccidentale.
Tra l’altro è il secondo più grande produttore russo di gas naturale, capace di intercettare la maggior parte del mercato del gas naturale liquefatto in Europa nel primo trimestre del 2019. Recentemente ha anche ceduto il 20% del progetto LNG di Arctic 2 (la cui costruzione è prevista entro l’anno) alla China National Offshore Oil Corporation (CNOOC) e alla China Exploration and Development Company (CNODC), entrambe controllate dal produttore statale cinese di petrolio e gas China National Petroleum Corporation (CNPC).
L’Artico è una nuova e strategica frontiera per il dossier energetico, dal momento che una volta completato nel 2023 permetterà di aumentare la capacità di esportazione di Novatek fino a un totale di 37 milioni di tonnellate all’anno.
E’la ragione per cui i conti di Gazprom potrebbero accusare un calo, così come detto a Bloomberg dal vice Ceo Vitaly Markelov. Nello specifico il volume annuale proiettato segnerebbe il primo calo della produzione di Gazprom in cinque anni, nonostante in deposito vi siano buone scorte a causa dell’inverno poco rigido.
QUI GLAUCO
La risposta atlantica si ritrova in tre elementi. In primis nella “scoperta dorata” di Exxon Mobile effettuata nei giacimenti di Cipro, dove già operano Eni e Total. Lo ha confermato un paper di Exxon-Qatar Petroleum su Glauco, il secondo più grande giacimento scoperto nel mondo negli ultimi dodici mesi, con in pancia 40 miliardi di dollari di gas: risultati che sono andati anche al di là delle aspettative e rivelano una grande potenzialità, per cui si inseriscono proprio in questa cornice le azioni provocatorie di perforazioni illegali avviate dalla Turchia in quel fazzoletto di acque, nonostante Ankara non abbia un appoggio giurisprudenziale e anzi abbia l’intera comunità internazionale contro.
In secondo luogo una nuova perforazione targata Eni-Total è all’orizzonte come annunciato dal ministero degli esteri cipriota pochi giorni fa. E’la ragione per cui un ruolo politico significativo verrà svolto dal Forum del gas orientale costituito all’inizio di quest’anno, di cui si attende al Cairo il prossimo meeting, che si occuperà verosimilmente anche delle reazioni scomposte di Erdogan in merito al gas cipriota.
Infine sta facendo capolino oltreoceano la notizia che il consigliere della Casa Bianca Jared Kushner, sarebbe pronto a presentare il progetto di un oleodotto da Israele alla Turchia, un passaggio che secondo alcuni analisti potrebbe compromettere la cooperazione trilaterale Cipro-Grecia-Israele.
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