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Unicredit e Commerzbank, tante domande e poche risposte. Parla De Mattia

L’operazione di per se è gigantesca e riguarda rispettivamente prima banca italiana e seconda tedesca. Unicredit e Commerzbank potrebbero sì convolare a nozze dopo lo sfumato matrimonio di quest’ultima con Deutsche Bank, ma potrebbero anche non farlo. C’è più di un motivo per pensarlo, a cominciare dalla potenza di fuoco dei sindacati tedeschi che nel sistema bancario teutonico siedono direttamente nel consiglio di sorveglianza dei principali istituti e che già hanno espresso una contrarietà di massima alla fusione di una banca tedesca con una italiana.

Ma se invece per un attimo ci convincessimo che l’operazione è in piedi (il ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier ha smentito di aver mandato a Jp Morgan e Lazard per studiare l’aggregazione, ma solo perché la Consob ha chiesto una posizione ufficiale per spegnere i rumors e comunque la smentita ma questo non vuol dire che Unicredit non sia egualmente interessata), allora l’impatto sul sistema bancario sarebbe enorme. Ne è convinto per esempio Angelo De Mattia, per decenni alto dirigenti di Bankitalia e oggi editorialista (qui una sua recente intervista a Formiche.net).

De Mattia, ammettiamo per un attimo che Unicredit e Commerzbank facciano sul serio. Quali le conseguenze?

Faccio una piccola premessa: è davvero molto ma molto prematuro farsi un’idea dell’impatto che una simile concentrazione potrebbe avere. L’operazione è stata ventilata, poi smentita, poi ancora di nuovo paventata. Mancano delle basi ufficiali, ma questo non ci impedisce di fare delle ipotesi. Una di queste potrebbe essere un rapporto paritario tra le due banche nel nuovo soggetto. Cioè l’assenza di un soggetto aggregatore e di uno aggregato. Un altro potrebbe invece essere un possibile allontanamento di Unicredit dallo scenario bancario italiano. L’istituto, che è sì italiano ma comunque pur sempre internazionale, potrebbe per così dire diventare un po’ più avulso dal nostro scacchiere, allontanandosene. Ma non bisogna mai dimenticare che vale un vecchio detto di Carlo Azeglio Ciampi

Sarebbe?

Che se vuoi essere forte all’estero allora devi essere ben radicato in patria. Prendiamo per un attimo Bnp-Paribas, la prima banca europea. Si tratta di un istituto molto forte in Francia ma non per questo non lo è altrove. E questo vale per molte altre banche. Dunque Unicredit potrebbe anche rimanere nella nostra orbita, aumentando al contempo la sua caratura internazionale.

C’è chi dice che al governo italiano siano preoccupati. Perché i tedeschi potrebbero trasformare Unicredit nella bad bank italiana…

Francamente è uno scenario che tenderei a escludere. Mi sembra qualcosa di campato per aria, senza fondamento. Non mi sembra che possa essere una condizione alla quale una banca di primaria importanza come Unicredit possa sottostare.

Torniamo alle possibili nozze con Commerzbank. Quanto è remota un’operazione di questo calibro?

Le voci sono insistenti, ma d’altro canto c’è anche tanta incertezza. Martedì la banca italiana ha smentito che sia stato dato mandato per possibili operazioni di mercato, alludendo, verosimilmente, a una nota di agenzia che riferiva di un incarico a Lazard e a Jp Morgan per valutare la predetta concentrazione. Unicredit ha smentito però il conferimento del mandato, ma non l’esistenza di un proprio esame in corso su tale progetto. E poi, se si hanno presenti le dichiarazioni dell’ad Mustier di alcuni giorni fa sull’orientamento dell’istituto per una crescita organica, bisognerebbe essere dubbiosi sull’esistenza di un progetto riguardante la banca tedesca. Eppure dell’ipotesi aggregativa si continua a parlare. Ci vorrebbe un po’ più di chiarezza, questo sì. Le domande sono tante d’altronde.

Ne faccia qualcuna.

Qual è lo specifico obiettivo dell’operazione Unicredit-Commerzbank? Siamo dinnanzi alla preparazione di una base per un’aggregazione, ma che valuta la gestione del risparmio meno importante della classica funzione di banca commerciale? E, nel caso si confermasse l’interesse per la fusione con Commerz, occorreranno integrazioni del capitale dell’istituto italiano? Le domande che si possono avanzare sono molte, senza considerare le difficoltà che sarebbero interposte in Germania nei riguardi dell’operazione.

In effetti l’Italia non è stata sempre molto simpatica ai tedeschi e questo basterebbe a fermare tutto…

Io guardo molto ai sindacati, che in Germania sono fortissimi. Se poi sentono odore di esuberi allora si mettono subito di traverso. D’altronde abbiamo già avuto un saggio con la fusione mancata tra Commerzbank e Deutsche Bank: loro erano contrari.

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