O si trovano 60-80 miliardi di euro o si fa tutto a deficit. E allora salta in aria tutto. Non c’è da augurarsi di essere nei panni del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in queste settimane. La trattativa con l’Europa per evitare la procedura di infrazione è appena iniziata eppure per Mario Baldassarri, economista a capo del Centro studi Economia Reale ed ex viceministro del Tesoro le cartucce da sparare per Roma non sono poi così tante. Al punto da mettere l’attuale governo gialloverde dinnanzi a un bivio: o si trovano soldi e anche tanti, oppure bisogna ricorrere al disavanzo, con tutte le conseguenze del caso.
NEL VICOLO CIECO
“Questa settimana il governo dovrebbe rispondere all’Europa, ma la verità è che non sanno dove mettere le mani in questo momento”, spiega Baldassarri. “Trovo francamente tutto molto ridicolo, sappiamo bene come si possono trovare i soldi necessari. Ma il ministro Tria non ha scelta, può decidere di imporre al governo una manovra da 60-80 miliardi oppure fare tutte le misure di rilancio a deficit. Ma questo sappiamo tutti che cosa comporta, e cioè che salti il banco e dunque l’Italia. Una situazione complicata. Consideriamo un altro aspetto. Se aumenta l’Iva come previsto a legislazione vigente dalle clausole di salvaguardia, la crescita del 2020 andrà ben sotto lo zero (tra il meno 1 e il meno 2 per cento); se non aumenta l’Iva nel 2020, una crescita allo 0,8 per cento potrebbe anche essere raggiungibile, ma contestualmente il deficit pubblico balzerebbe verso il 3,5 per cento e il debito pubblico andrebbe verso il 135 per cento del Pil”.
RISPARMIARE NON BASTA
Baldassarri tocca anche un altro argomento, quello dei risparmi. L’idea del ministro Tria come noto sarebbe quella di utilizzare circa 4-5 miliardi risparmiati dalle dotazioni di quota 100 e reddito di cittadinanza per portare il deficit italiano al 2,2%, dall’attuale 2,4%. Prospettiva però che per esempio non piace alla Lega, che invece quei denari vorrebbe usarli per finanziare la flat tax. In ogni caso, acqua fresca per l’economista. “Sì, probabilmente ci riusciranno ad abbassare il deficit dello 0,2%, ma per fare poi cosa? La vera manovra è un’altra: almeno 80 miliardi di euro ovvero il 4,5% del Pil ma varata senza causare un euro in più di deficit e debito grazie ad un drastico taglio di sprechi della spesa pubblica e ad una seria lotta all’evasione fiscale”.
IL REBUS FLAT TAX
E la flat tax? “Non sono d’accordo, molto meglio pensare a un Irpef su tre aliquote. Se la flat tax si applicasse soltanto al di sotto di un reddito di 50 mila euro il costo sarebbe comunque tra i 25 ed i 35 miliardi di euro. Più che alla flat tax dobbiamo pensare a investimenti, almeno 20 miliardi, e all’azzeramento dell’Irap. Così la crescita riparte. Se si fa invece come quest’anno, con una manovra complessiva che vale l’1% del totale della spesa pubblica, cioè lo 0,5% di Pil, non si va da nessuna parte. Con la manovra di quest’anno, irrisoria nelle quantità e pessima nella qualità, il risultato è quello che ci troviamo davanti: la crescita va a zero e i saldi di finanza pubblica saltano”.
LE MOSSE DEI MERCATI
Sui guai di Roma però c’è sempre l’occhio dei mercati che ci prestano denaro. Baldassarri però ribalta il punto di vista, quello cioè di chi vuole gli investitori sponsor della stabilità finanziaria. Non è così. “In realtà i mercati guadagnano con la volatilità e non con la stabilità. In questo sono in attesa di capire come muoversi. Ci aspettano”.