Donald Trump va allo scontro con Twitter. Poche ore fa, il presidente americano ha di fatto accusato la piattaforma social di censurare il mondo conservatore, twittando: “Twitter dovrebbe lasciare le voci conservatrici bandite di nuovo sulla piattaforma, senza restrizioni. Si chiama Libertà di parola, ricordati. Stai facendo un errore gigantesco!” Non si tratta di una polemica nuova. Non solo non è la prima volta che il presidente americano lamenti un trattamento di sfavore da parte delle piattaforme social. Ma, a ben vedere, è una questione che, da tempo, riguarda le galassie conservatrici americane nel complesso: secondo queste ultime, i colossi del web censurerebbero infatti le loro idee, portando avanti di contro una vera e propria propaganda politica a sostegno dell’universo liberal. Con la scusa di bloccare l’estremismo – questo è il ragionamento di molti – le piattaforme finirebbero col censurare deliberatamente intellettuali e opinionisti conservatori. Una convinzione, questa, che trova largo spazio all’interno del Partito Repubblicano. Anche tra le sue differenti correnti.
TANTI CASI
Basti pensare che, lo scorso novembre, il senatore del Nebraska Ben Sasse (repubblicano centrista, particolarmente avverso a Trump) abbia criticato proprio Twitter per aver bloccato il profilo del conduttore radiofonico di destra, Jesse Kelly. In particolare, Sasse ha accusato il provvedimento di violare il diritto alla libertà di espressione. Ma non è tutto. Critiche simili sono state infatti anche rivolte dal senatore ultraconservatore del Texas, Ted Cruz, a Mark Zuckerberg durante un’audizione al Senato la scorsa primavera. “Ci sono molti americani che definirei profondamente preoccupati per il fatto che Facebook e altre società tecnologiche siano coinvolte in un modello pervasivo di pregiudizi e censura politica”, dichiarò in quell’occasione il senatore, portando Zuckerberg ad ammettere che la Silicon Valley fosse “un posto estremamente incline alla sinistra”. Si tratta di una battaglia che, del resto, Cruz sta portando avanti anche su altri fronti, come Youtube. La piattaforma video è per esempio finita al centro di nuove polemiche, dopo aver recentemente vietato al commentatore di destra, Steven Crowder, di vendere annunci sul proprio canale. Una decisione che, negli Stati Uniti, ha scatenato un putiferio. Se i liberal hanno considerato la mossa tardiva e inadeguata, i conservatori hanno invece gridato nuovamente alla censura. E proprio Cruz è intervenuto pochi giorni fa sulla questione, twittando: “E’ una cosa ridicola. Youtube non è la camera stellata – la smetta di farsi interprete di Dio e di far tacere quelle voci con cui non è d’accordo. Non finirà bene”.
AMORE E ODIO
Al di là di queste polemiche, resta comunque il rapporto ambivalente che lega Trump ai social network. A partire proprio da Twitter. Nonostante i frequenti dissidi, non è un mistero che il magnate newyorchese abbia costruito buona parte della sua fortuna politica proprio attraverso questa piattaforma, che è gli si è rivelata non poco utile, soprattutto nel corso della campagna elettorale del 2016. Una piattaforma che il presidente continua di fatto a usare anche oggi, come parte essenziale della propria strategia politica e comunicativa: Twitter consente infatti al magnate di mantenere quel rapporto diretto con l’elettorato, grazie a cui il presidente può continuare ad alimentare la propria efficace leadership di natura bonapartista. Un fattore tanto più importante oggi con l’avvicinarsi della campagna elettorale per le presidenziali del 2020. Detto questo, la polemica con la piattaforma risulta solo apparentemente paradossale. Proprio in virtù delle suddette critiche del fronte conservatore verso i big del web, Trump sa bene che – imbracciare una simile battaglia – gli può consentire di tenere salda la presa sull’elettorato di destra. Un elettorato che – contrariamente a quanto spesso si crede – non è mai stato naturalmente portato a sostenere l’ascesa del magnate alla guida del Partito Repubblicano. In tal senso, la difesa del primo emendamento che Trump da tempo porta avanti è funzionale proprio a questo obiettivo. Non dimentichiamo che, per esempio, il presidente abbia siglato – lo scorso marzo – un ordine esecutivo a tutela della libertà di espressione all’interno dei college universitari. Una mossa con cui il magnate punta alla difesa dell’universo conservatore. Un efficace vessillo da usare contro i democratici.