C’eravamo tanto odiati. Dal G20 di Osaka arrivano pochi risultati se non quello di uno stop ai nuovi dazi tra Stati Uniti e Cina con un Donald Trump più accomodante e il presidente Xi Jinping che si è eretto quasi a difensore del commercio globale. “Certamente una buona notizia, quasi inevitabile” spiega in quest’intervista a Formiche.net l’economista Giorgio Barba Navaretti, professore di Economia politica all’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico del Centro Studi Luca d’Agliano. “Nessuno dei due Paesi ha veramente un interesse a rompere le relazioni, sarebbe stato troppo grave per entrambi. La Cina è un mercato immenso per gli Usa, i cinesi investono il loro surplus della bilancia commerciale in buoni del tesoro americani e sono un partner importante e tecnologico e, quindi, era difficile pensare ad una escalation dei dazi, anche se effettivamente Pechino è un po’ fuori controllo con delle fughe in avanti che sono molto pericolose e destabilizzanti”.
Professore ma è un passo indietro o in avanti di Trump?
È una inevitabile presa d’atto, detto questo l’accordo è una buona notizia perché riduce l’intensità della guerra commerciale ma è anche vero che il modo in cui Trump sta impostando le relazioni commerciali sono sempre in un’ottica bilaterale e questo vuol dire che lo fa aggirando il sistema multilaterale e le regole del Wto, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio.
Ma il Wto è assente da anni oramai, il Doha Round è fermo al 2001, all’attacco delle Torri Gemelle…
Non è assente, il Wto è uno strumento fondamentale che regola il commercio e gli scambi mondiali, questo è il foro principe su come dirimere le diatribe commerciali tra Paesi. La verità è che Trump ne vuole fare a meno oppure chiede delle riforme molto vaste, non si capisce di che tipo, e allo stesso tempo non si impegna in questo programma di riforme che sarebbe la vera mission impossible per rilanciare il multilateralismo.
Quello che sembra chiaro è che il mondo va in un’altra direzione, si preferiscono accordi bilaterali…
Sì è vero anche quello che ha fatto adesso l’Unione europea con l’America Latina è una buonissima notizia ma sempre fatto nel rispetto delle del Wto. Questo vuol dire che si possono fare accordi bilaterali o regionali che sono compatibili con le norme dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio, però quello che sta facendo Trump con la Cina credo proprio che non vada in questa direzione.
C’è il pericolo che il radar di Trump adesso si sposti verso l’Europa magari per colpire il settore dell’automotive?
Non credo che se si è trovata un’intesa con la Cina adesso Trump debba fare la faccia feroce e diventare più aggressivo con l’Europa. Le sue posizioni sono francamente molto difficili da prevedere, molto anche ballerine e anche con l’Ue non è che possa spingersi troppo in là, non sarebbe una cosa molto sensata battersi su nuovi dazi nell’automotive. Il sistema del Wto si basa infatti su una reciprocità che è molto diversa da quella che ha in mente lui. Trump vorrebbe che si applicassero le stesse tariffe in modo bilaterale ed in modo uguale tra Paesi. Ma non è così.
Cosa prevede in questo caso il Wto?
Una reciprocità che si chiama marginale, che vuol dire che le variazioni sono simili nelle tariffe ma non necessariamente dello stesso livello. Questo avviene perché i Paesi sono diversi tra di loro e per questo si giustificano anche dei dazi diversi. Il problema quindi è se l’Europa abbassasse le misure daziali verso le automobili americane, lo stesso dovrebbe farlo poi fare verso tutti gli altri Paesi. Vale il principio della most favoured nation, ovvero della clausola della nazione più favorita, per cui si applicano a tutti i Paesi i dazi che vengono applicati alla nazione più avvantaggiata. A meno che non ci sia un accordo bilaterale, come sarebbe stato con il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership) il trattato sul partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, che però, come si sa, non è stato concluso.
Quello che emerge è che Trump sta giocando più in previsione della campagna elettorale…
Certamente questo è un dato di fatto, proprio per questo la mission impossible sarebbe quella di rilanciare il Wto. Questa sarebbe la strada migliore, ma non mi pare sia nelle corde e nelle onde di pensiero di Trump che ricordiamolo ha come fine ultimo l’America First, ovvero che l’America viene prima di ogni altro ragionamento.