La mossa di Giuseppe Conte. Nel giorno in cui il premier è volato a Bruxelles per aprire i giochi sulla procedura di infrazione, il governo italiano cala il suo asso: l’assestamento di bilancio da approvare mercoledì prossimo in Consiglio dei ministri. L’obiettivo dichiarato dallo stesso premier a margine dei lavori a Bruxelles è quello di portare il nostro deficit al 2,1%. Rapporto che potrebbe anche consentire all’Italia di rientrare nel Patto di Stabilità e dunque schivare in extremis la procedura.
MISSIONE ASSESTAMENTO
In queste ore si fa un gran parlare di assestamento. Di che si tratta? Del provvedimento che va approvato in Consiglio dei ministri di consuetudine entro il 30 giugno, che però è domenica, e dopo il giudizio di parificazione della Corte dei Conti in programma per mercoledì prossimo conterrà la stima dell’impatto sul deficit delle maggiori entrate tributarie e non. Praticamente, è lo strumento volto a consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell’esercizio scaduto al 31 dicembre dell’anno precedente. Per esempio, nella legge di assestamento vengono contabilizzate nuove entrate così come i dividendi che le società a controllo pubblico o partecipate girano al loro azionista, ovvero lo Stato. In questo modo il disavanzo alla luce delle nuove entrate di cassa, può scendere.
L’OTTIMISMO DI CONTE
Il jolly che il presidente del Consiglio mira a giocare ha naturalmente alimentato l’ottimismo dello stesso premier. “La lettera contiene un messaggio molto chiaro, le regole sono queste e finché non le cambiamo sono queste. C’è un binario tecnico che va avanti. L’abbiamo avviato. Sul fronte interno ieri abbiamo deliberato per rendere operativo il congelamento già previsto dei 2 miliardi, e faremo l’assestamento per certificare come i conti vadano meglio del previsto. Noi potremo certificare che siamo attorno al 2,1 e non al 2,5 come prevede la Commissione”.
UNA PARTITA DA 5 MILIARDI
La potenza di fuoco di cui l’Italia intende dotarsi per fermare la procedura, è quantificabile in 5 miliardi. Oltre ai due miliardi congelati nell’ultima manovra, ci sono infatti 3 o 4 miliardi frutto dei risparmi su reddito di cittadinanza e quota 100. In tutto quindi si tratta di un tesoretto di 5 miliardi. Un’arma utile per scongiurare la procedura. Per il momento dunque l’attenzione dell’esecutivo gialloverde è massima sui conti del 2019, per quelli del 2020 si penserà poi.
LA FREDDEZZA DI MOSCOVICI
Il commissario agli Affari economici uscente, Pierre Moscovici, non si è scaldato più di tanto sui propositi italiani. “Non sono mai stato a favore delle sanzioni, perché sono punizioni, ma sostengo il rispetto delle regole, regole che, oltretutto, sono state applicate con flessibilità all’Italia negli anni scorsi, per sostenerne la crescita. Il mio compito come commissario è fare in modo che le regole vengano rispettate e l’Italia è un Paese che ha usufruito molto della flessibilità negli anni, per miliardi di euro“.