Si è preferito concentrare piccoli interventi a beneficio di tante piccole istanze per smuovere maggiormente il sistema Paese. Spiega così la ratio del Decreto crescita il vice presidente della Commissione Finanze a Montecitorio, Alberto Gusmeroli (Lega), che sottolinea tra gli emendamenti proposti quello a tutela dei negozianti per far fronte alla concorrenza dei centri commerciali. E sulla possibile procedura di infrazione contro l’Italia assicura che i fondamentali italiani sono assolutamente solidi.
L’emendamento da lei firmato all’articolo 30 bis del Decreto Crescita contempla le agevolazioni per la promozione dell’economia locale mediante la riapertura e l’ampliamento di attività commerciali, artigianali e di servizi. Cosa cambia in concreto per gli esercenti?
Esattamente come gli altri ventisette, anche quell’emendamento deriva dal ddl semplificazioni firmato da Ruocco, Gusmeroli e tutti i componenti della Commissione Finanze che ha avuto il via libera dalla Camera. Per evitare l’iter al Senato e rendere più rapida l’approvazione tutto il progetto di legge è stato inserito nel Decreto crescita. Per gli esercenti ci siamo ispirati al regolamento comunale adottato cinque anni fa dalla mia città, Arona, che per contrastare la chiusura dei piccoli negozi ha previsto agevolazioni per la riapertura di quegli esercizi chiusi da oltre sei mesi. Ovvero esentandoli da imposte comunali per tre anni.
Una norma locale si tramuta in nazionale?
L’anno scorso appena eletto in Parlamento ho presentato questo progetto di legge prendendo proprio spunto da quel regolamento. Nel passaggio alla Camera è stato votato all’unanimità, fatto di cui sono molto orgoglioso. Per cui l’agevolazione fatta ad Arona potrebbe essere presto estesa a tutta Italia.
Sono escluse dalle agevolazioni le attività di compro oro e i sexy shop. Una mossa anche morale?
Diciamo che non sono attività che si vuole spingere.
Sullo scontrino elettronico i commercianti chiedono una proroga: è un’ipotesi al vaglio?
Dal primo luglio entra in vigore per quei commercianti che fatturano oltre 400mila euro. Invece quello su cui stiamo lavorando è un emendamento proposto dal sottosegretario Bitonci per superare le criticità derivanti dalle zone montane che non hanno il collegamento internet. E prevede la possibilità di inviare i dati del registratore di cassa non il giorno stesso ma con un congruo termine e con un azzeramento delle sanzioni.
La cosiddetta norma Salva Roma, contenuta nel Decreto crescita, in che modo potrà risolvere la situazione della capitale?
Pur non conoscendo in dettaglio la situazione della capitale, posso dire che Roma avrebbe bisogno per almeno cinque o dieci anni di un’azione forte per strade, marciapiedi, pulizia e trasporti. Quattro comparti che, se migliorati, farebbero rimanere nella storia il sindaco.
Più in generale quali i punti di forza del Decreto crescita?
Il super ammortamento per le imprese, la riduzione del premio Inail a regime, le semplificazioni inserite nei ventotto articoli: per la prima volta se ne parla e al contempo ciò si traduce in una legge, mentre prima non se ne faceva nulla. Penso al fatto che si offre ai negozi uno strumento per far fronte alla concorrenza dei centri commerciali. Ricordiamo che non solo siamo il Paese delle Pmi ma anche dei piccoli negozi, commerciali ed artigianali. Valorizzarli credo sia una prospettiva molto importante. E ancora, i contributi ai comuni per oltre cinquecento milioni di euro per opere pubbliche da spendere entro il 15 ottobre. A differenza di altri decreti fatti da altri governi, noi ci siamo concentrati su tanti piccoli interventi per tanti beneficiari con il risultato di smuovere molto di più tutto il Paese, rispetto a passate concentrazioni di risorse su un unico obiettivo.
Cosa risponde al deputato dem Luigi Marattin secondo cui “dopo 35 giorni il governo è incapace di presentare al Parlamento un testo chiaro e definitivo di questo decreto”, rinviando i lavori delle commissioni Bilancio e Finanze a lunedì?
Marattin in Commissione è stato il primo a dire che ben venga un rinvio, per cui mi stupiscono le sue parole. Sono sempre dell’idea che per fare le cose per bene, serve il tempo necessario. Il decreto deve essere approvato entro sessanta giorni e ci stiamo muovendo su questa direzione, anche grazie al contributo dei relatori.
Preoccupati dalla lettera Ue sul nostro debito?
Ovviamente con l’Ue bisogna dialogare. Ritengo che i fondamentali italiani siano assolutamente solidi e che bisogna lavorare, come stiamo facendo, per favorire la crescita del Pil: è l’unico modo per migliorare il rapporto debito/Pil. Inoltre oltre al dialogo occorre tradurre in pratica gli effetti della manovra 2018, approvare il Decreto crescita e lo Sblocca cantieri ma devo dire che i primi effetti di un miglioramento del bilancio si intravedono. E li indico in un aumento del gettito fiscale, perché nel primo trimestre il gettito Iva è cresciuto del 5%, e in un risparmio di spesa corrente su molti fronti. Per cui se all’Ue si spiegheranno bene tutte queste positività, credo che poi sarebbe ingiusta una procedura di infrazione contro l’Italia.
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